L'alleanza giapponese
Toyota avanti con l’idrogeno
Nella transizione energetica da parte dell’industria automobilistica, Toyota decide di puntare sempre più sull’idrogeno, coinvolgendo altre case giapponesi
di Mauro Speranza 17 Novembre 2021 16:22
La giapponese Toyota sceglie di viaggiare contromano rispetto alla riconversione all’elettrico, attualmente in corso nell’industria automobilistica mondiale. Mentre i delegati della conferenza sul clima dell’ONU si riunivano a Glasgow per cercare soluzioni necessarie alla conversione ecologica, l’amministratore delegato della casa giapponese, Akio Toyoda, era a Okayama, gareggiando con una Yaris Corolla alimentata a idrogeno, distinguendosi così idealmente da quanto avveniva nel resto del mondo.
Al raduno di Glasgow, sei grandi produttori di automobili, tra cui General Motors, Ford Motor, la svedese Volvo e Mercedes-Benz di Daimler AG hanno firmato una dichiarazione per eliminare gradualmente le auto a combustibile fossile entro il 2040. Toyota, però, si è rifiutata di unirsi a questo gruppo, sostenendo che gran parte del mondo non è pronto per un passaggio ai veicoli elettrici, nonostante il suo piano di vendere quindici modelli EV entro il 2025. La vera alternativa ai fossili, secondo Toyota, non è l’elettrico: “Non vogliamo essere visti come un produttore di EV, ma come un'azienda a zero emissioni”, spiegava alla Reuters il vicepresidente Shigeru Hayakawa. “Il nemico è il carbonio, non i motori a combustione interna e la neutralità non consiste nell’avere un’unica scelta, ma nel mantenere aperte tutte le opzioni”, dichiarava Toyoda, pertanto l’industria non dovrebbe “riconvertirsi ad una nuova tecnologia, ma utilizzare quelle che già si possiedono”.
Lo stesso Toyoda annunciava l’unione di cinque grandi case nipponiche finalizzata al raggiungimento della neutralità del carbonio conservando proprio i motori a combustione interna. Oltre alla stessa Toyota, partecipano la Kawasaki Heavy Industries, la Sibaru Corporation, la Mazda Motor Corporation e la Yamaha Motor Co. L’obiettivo è quello di alienarsi dal carbonio “con nuove opzioni di alimentazione più ecologiche per la combustione interna, anche se le altre società continuano a puntare sui veicoli elettrici a batteria”. Il progetto partirà con la sperimentazione svolta nell’ambito delle competizioni automobilistiche partecipando con carburanti a emissioni zero, mentre Mazda e Toyota forniranno un motore turbodiesel Skyactiv-D da 1,5 litri alimentato da biogasolio di prossima generazione. Nella nota congiunta diffusa dalle società, si sottolinea come “per raggiungere la neutralità del carbonio sia importante fornire ai clienti una varietà di opzioni come verrà fatto a breve espandendo l’offerta di propulsori con ibridi plug-in (Phev), ibridi convenzionali (Hev), elettrici a batteria (Bev) e diesel”.
Un motore a idrogeno non è completamente privo di carbonio, quindi non può essere classificato come a ‘emissioni zero’ in quanto la combustione interna produce circa il 2% delle emissioni di un normale motore a benzina. Se la costruzione delle batterie per le auto elettriche consuma carbonio, i veicoli EV non inquinano mentre sono in funzione, spostando così la preferenza verso quest’ultimi rispetto all’idrogeno.
Inoltre, le auto a idrogeno hanno bisogno di ingombranti serbatoi pressurizzati per il loro carburante, spesso occupando gran parte del sedile posteriore e del bagagliaio dell’auto, così come avviene per alcuni modelli Toyota. Tutti questi elementi hanno rallentato la costruzione di stazioni di rifornimento di idrogeno in Giappone, dove il governo giapponese aveva investito quale componente chiave nel suo piano futuro che prevedeva un mix energetico a zero emissioni. Alla fine di agosto, infatti, erano state create 154 stazioni di idrogeno, meno di quanto previsto dal governo alla fine del marzo scorso.
L'ALTERNATIVA DELL'IDROGENO
Al raduno di Glasgow, sei grandi produttori di automobili, tra cui General Motors, Ford Motor, la svedese Volvo e Mercedes-Benz di Daimler AG hanno firmato una dichiarazione per eliminare gradualmente le auto a combustibile fossile entro il 2040. Toyota, però, si è rifiutata di unirsi a questo gruppo, sostenendo che gran parte del mondo non è pronto per un passaggio ai veicoli elettrici, nonostante il suo piano di vendere quindici modelli EV entro il 2025. La vera alternativa ai fossili, secondo Toyota, non è l’elettrico: “Non vogliamo essere visti come un produttore di EV, ma come un'azienda a zero emissioni”, spiegava alla Reuters il vicepresidente Shigeru Hayakawa. “Il nemico è il carbonio, non i motori a combustione interna e la neutralità non consiste nell’avere un’unica scelta, ma nel mantenere aperte tutte le opzioni”, dichiarava Toyoda, pertanto l’industria non dovrebbe “riconvertirsi ad una nuova tecnologia, ma utilizzare quelle che già si possiedono”.
L'ALLEANZA GIAPPONESE
Lo stesso Toyoda annunciava l’unione di cinque grandi case nipponiche finalizzata al raggiungimento della neutralità del carbonio conservando proprio i motori a combustione interna. Oltre alla stessa Toyota, partecipano la Kawasaki Heavy Industries, la Sibaru Corporation, la Mazda Motor Corporation e la Yamaha Motor Co. L’obiettivo è quello di alienarsi dal carbonio “con nuove opzioni di alimentazione più ecologiche per la combustione interna, anche se le altre società continuano a puntare sui veicoli elettrici a batteria”. Il progetto partirà con la sperimentazione svolta nell’ambito delle competizioni automobilistiche partecipando con carburanti a emissioni zero, mentre Mazda e Toyota forniranno un motore turbodiesel Skyactiv-D da 1,5 litri alimentato da biogasolio di prossima generazione. Nella nota congiunta diffusa dalle società, si sottolinea come “per raggiungere la neutralità del carbonio sia importante fornire ai clienti una varietà di opzioni come verrà fatto a breve espandendo l’offerta di propulsori con ibridi plug-in (Phev), ibridi convenzionali (Hev), elettrici a batteria (Bev) e diesel”.
UNA TECNOLOGIA DIFFICILE
Un motore a idrogeno non è completamente privo di carbonio, quindi non può essere classificato come a ‘emissioni zero’ in quanto la combustione interna produce circa il 2% delle emissioni di un normale motore a benzina. Se la costruzione delle batterie per le auto elettriche consuma carbonio, i veicoli EV non inquinano mentre sono in funzione, spostando così la preferenza verso quest’ultimi rispetto all’idrogeno.
LE STAZIONI DI RIFORNIMENTO
Inoltre, le auto a idrogeno hanno bisogno di ingombranti serbatoi pressurizzati per il loro carburante, spesso occupando gran parte del sedile posteriore e del bagagliaio dell’auto, così come avviene per alcuni modelli Toyota. Tutti questi elementi hanno rallentato la costruzione di stazioni di rifornimento di idrogeno in Giappone, dove il governo giapponese aveva investito quale componente chiave nel suo piano futuro che prevedeva un mix energetico a zero emissioni. Alla fine di agosto, infatti, erano state create 154 stazioni di idrogeno, meno di quanto previsto dal governo alla fine del marzo scorso.
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