Innovazione e sostenibilità

Perché un portafoglio a basse emissioni (da solo) non salva il pianeta

Secondo abrdn, investire in aziende e attività a bassa impronta di carbonio non basta, servono anche soluzioni attive e lungimiranti basate anche sulle nuove tecnologie e innovazioni

di Stefano Caratelli 24 Novembre 2021 14:46

financialounge -  abrdn Blair Couper daily news green innovazione portafoglio sostenibilità
A sei anni dall'Accordo di Parigi oggi il focus è sulla sua implementazione dell'accordo del 2015 e sulle ambizioni a lungo termine per affrontare l'emergenza climatica. La pandemia ha ridimensionato tutte le altre sfide ma i lockdown hanno avuto anche un risvolto positivo facendo scendere del 6% rispetto al 2019 le emissioni globali di gas serra. Ma per limitare il riscaldamento globale entro 1,5 °C bisogna che le emissioni siano dimezzate entro il 2030, con una riduzione annuale del 7,7%, vale a dire ancora di più di quanto fatto nell’anno del Covid, altrimenti le conseguenze potrebbero essere catastrofiche, superando la perdita di vite umane causata dalla pandemia.

SI ALZA LA POSTA IN GIOCO


Per questo Blair Couper, investment manager e Tony Hood, investment director di abrdn, sottolineano che “si alza la posta in gioco” e che identificare le aziende in grado di fornire le soluzioni richieda un approccio agli investimenti basato sui fondamentali, attivo e lungimirante. Le etichette possono trarre in inganno. Creare un portafoglio a basso impatto di carbonio non sembra così difficile in pratica, si possono evitare settori ad alto consumo energetico come le utility, i materiali e l'energia e prediligere allocazioni dove l’impronta di carbonio è relativamente ridotta, come la finanza, le comunicazioni e i prodotti di consumo. Ma questo approccio rischia di lasciarsi sfuggire i settori dove può realizzarsi il maggior cambiamento positivo e dove si trovano alcune delle migliori opportunità.

PUNTARE SU AZIENDE INNOVATIVE


Secondo i due esperti di abrdn gli investitori dovrebbero considerare aziende che puntano sull'innovazione, che nel lungo periodo dovrebbe rendere i modelli di business più redditizi, riducendo il costo del capitale, e che possono anche limitare alcuni rischi fisici e di transizione che il cambiamento climatico comporta. Nel tempo, inoltre, la qualità dei dati dovrebbe migliorare, consentendo una misurazione più accurata dell'impatto climatico. Per identificare le opportunità bisogna guardare ai settori che ora stanno contribuendo maggiormente alle emissioni, e che possono essere suddivisi in quattro pilastri: Generazione di energia, Trasporti, Costruzioni e Produzione e impiego.

SOLUZIONI IN EVOLUZIONE


Un altro parametro è la percentuale di ricavi green, anche se fare affidamento solo a questo dato, come fanno molti portafogli passivi, può presentare insidie, perché è un approccio retrospettivo e non prende in considerazione un mix di prodotti mutevole. Molte delle soluzioni necessarie per raggiungere zero emissioni entro il 2050 sono in fase di sviluppo o devono ancora essere inventate, quindi potrebbero rappresentare una porzione molto piccola dei ricavi attuali pur essendo un fattore chiave per la crescita futura. Secondo Couper e Hood è meglio valutarne la significatività nell'ambito del tema in questione, come la riduzione delle emissioni.

IL CASO DI DSM E LA NUTRIZIONE DEL BESTIAME


L’analisi di abrdn fa l’esempio del metano, che secondo l'UN Economic Commission for Europe causa da 28 a 34 volte il riscaldamento per particella causato dall'anidride carbonica con le emissioni causate dalla fermentazione enterica del bestiame che corrispondano a circa il 4% delle emissioni globali, contro il 2% del trasporto aereo. Ma Koninklijke DSM, attiva nel settore della nutrizione, ha realizzato un nuovo mangime chiamato Bovaer che può ridurre il metano prodotto dai bovini del 30%, e se venisse usato a livello mondiale potrebbe abbattere le emissioni per l’equivalente di 600 milioni di tonnellate di CO2 l'anno. Oggi il prodotto costituisce solo una piccola parte dei ricavi di DSM, ma i due esperti di abrdn credono che abbia il potenziale per un ruolo importante nella lotta al cambiamento climatico.

RAPPORTO INTERESSANTE RISCHIO-RENDIMENTO


L'esempio di DSM mette in luce quanto sia complesso investire in un'economia a basse emissioni basandosi su parametri specifici, utili ma da affiancare a un'analisi dei fondamentali e a dati previsionali. Questo approccio, secondo Couper e Hood, offre migliori probabilità di identificare aziende con le soluzioni vincenti. Per questo abrdn predilige le soluzioni mirate a settori dell'economia che rappresentano le più grandi fonti di emissioni, e interagendo con loro cerca di capire le prospettive finanziarie future, con l’obiettivo di creare un portafoglio con un'impronta di carbonio netta negativa, e un potenziale rapporto rischio-rendimento interessante.

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