Ecco perché
La misura del traffico degli editori online si perde un pezzo degli utenti Apple
Con l’aggiornamento a iOS 15, l’ultimo sistema operativo di iPhone, gli automatismi per la tutela della privacy crescono, ma questo può portare a problemi nel tracciamento del traffico e nella erogazione pubblicitaria per gli editori
di Fabrizio Arnhold 26 Novembre 2021 11:21
Più privacy e meno profilazione. Con iOS 15, l’ultima versione del sistema operativo di iPhone, Apple ha ulteriormente rafforzato la sicurezza e la privacy di chi usa un prodotto di Cupertino per navigare in rete con Safari. La sfida ora è trovare un nuovo equilibrio tra la protezione dei dati personali e le esigenze di marketing. Eh sì perché bloccando di fatto il tracciamento per molti dei tracker attualmente in uso, diventa più difficile per gli operatori rilevare correttamente tutto il traffico online e targettizzare il pubblico degli utenti Apple per le campagne pubblicitarie profilate. Con tutte le conseguenze del caso per l’industria dei media e dell’editoria.
Dalle parti di Cupertino la privacy è sempre stata una faccenda da prendere molto seriamente. Ultimamente è diventata anche un elemento distintivo. Con iOS 15 è stata introdotta la funzione “Rapporto sulla privacy”, uno strumento che consente a tutti gli utenti iPhone e in generale Apple di avere una panoramica molto dettagliata su quali app installate sul proprio telefonino o Mac sono state bloccate. Safari lo mostra chiaramente appena si apre una pagina del browser.
Basta un click per aprire il proprio resoconto sulla privacy che mostra tutte le statistiche più importanti degli ultimi 30 giorni: i tracker a cui è stata impedita la profilazione e i siti web che hanno utilizzato questi tracker. Una raccolta di statistiche molto dettagliata che mostra il numero di tracker con tanto di indirizzo web. Sempre per proseguire sulla strada della trasparenza, Cupertino ha dotato l’ultimo sistema operativo dell’iPhone di un report analogo per le applicazioni, consultabile dalla sezione Privacy delle impostazioni del melafonino.
L’intento di Apple pare quello di sfidare Facebook e Google che hanno fatto diventare il tracciamento dell’attività degli utenti online una vera e propria miniera d’oro. Lasciando da parte le questioni etiche e tecniche, dal punto di vista commerciale è chiaro che questa svolta di Cupertino implica delle conseguenze per le aziende che su internet vendono prodotti oppure ci lavorano in mille altre maniere. Se non vengono più condivise alcune informazioni, non sarà più possibile impostare le campagne di marketing utilizzando i soliti strumenti per contare e misurare. Semplicemente perché gli utenti Apple non sono più tracciabili.
Al di là dei big come Facebook, Google e Amazon, si aprono possibili rilevanti problemi per gli editori online. Se questi usano infatti sistemi di misurazione del traffico i cui tracker vengono bloccati sui dispositivi Apple con l’ultimo iOS installato, la misurazione del relativo traffico generato risulterà sottostimata, inferiore al dato reale, in quanto di fatto mancheranno all’appello diversi utenti Apple. Che, tanto per essere chiari, leggono il sito dell’editore, ma non vengono rilevati e quindi contati. Tra i tracker che devono fare i conti con questo problema anche Google Analytics, strumento molto diffuso. Con tutte le implicazioni rilevanti per la questione dell’erogazione profilata della pubblicità online, che anche in questo caso rischia di perdersi pezzi. Ovviamente tutta questa problematica riguarda solamente gli editori che utilizzano appunto sistemi di tracciamento che vengono impattati da questa novità del mondo Apple, non tutti i tracker vengono "colpiti". E anche gli editori che avessero problemi sui sistemi possono risolvere. Come? Prendendo coscienza del problema. Non tutti sembrano averlo ancora fatto, essendo una novità. E utilizzando sistemi di tracciamento che consentono di non essere bloccati. Insomma il problema c'è, ma non è assolutamente insormontabile e chi lo sa si adegua.
Non solo browser. Per preservare le mail dalla profilazione selvaggia, l’app di Posta aggiornata all’ultima versione permette di generare una mail fittizia che rimanda al proprio indirizzo principale. Questo può verificarsi con iOS 15 su iPhone e con iPadOS 15 ma anche con macOS Monterey: alcune funzioni sono disponibili sono per gli utenti che pagano un abbonamento iCloud+. Una mossa che rende di fatto inaccessibile il proprio indirizzo mail, intervenendo sui pixel di tracciamento e creando più di un problema al mercato del marketing diretto e a quello delle newsletter.
IL CONTROLLO DEI DATI
Dalle parti di Cupertino la privacy è sempre stata una faccenda da prendere molto seriamente. Ultimamente è diventata anche un elemento distintivo. Con iOS 15 è stata introdotta la funzione “Rapporto sulla privacy”, uno strumento che consente a tutti gli utenti iPhone e in generale Apple di avere una panoramica molto dettagliata su quali app installate sul proprio telefonino o Mac sono state bloccate. Safari lo mostra chiaramente appena si apre una pagina del browser.
IL RESOCONTO SULLA PRIVACY
Basta un click per aprire il proprio resoconto sulla privacy che mostra tutte le statistiche più importanti degli ultimi 30 giorni: i tracker a cui è stata impedita la profilazione e i siti web che hanno utilizzato questi tracker. Una raccolta di statistiche molto dettagliata che mostra il numero di tracker con tanto di indirizzo web. Sempre per proseguire sulla strada della trasparenza, Cupertino ha dotato l’ultimo sistema operativo dell’iPhone di un report analogo per le applicazioni, consultabile dalla sezione Privacy delle impostazioni del melafonino.
LA SFIDA A FACEBOOK
L’intento di Apple pare quello di sfidare Facebook e Google che hanno fatto diventare il tracciamento dell’attività degli utenti online una vera e propria miniera d’oro. Lasciando da parte le questioni etiche e tecniche, dal punto di vista commerciale è chiaro che questa svolta di Cupertino implica delle conseguenze per le aziende che su internet vendono prodotti oppure ci lavorano in mille altre maniere. Se non vengono più condivise alcune informazioni, non sarà più possibile impostare le campagne di marketing utilizzando i soliti strumenti per contare e misurare. Semplicemente perché gli utenti Apple non sono più tracciabili.
I PROBLEMI PER GLI EDITORI ONLINE
Al di là dei big come Facebook, Google e Amazon, si aprono possibili rilevanti problemi per gli editori online. Se questi usano infatti sistemi di misurazione del traffico i cui tracker vengono bloccati sui dispositivi Apple con l’ultimo iOS installato, la misurazione del relativo traffico generato risulterà sottostimata, inferiore al dato reale, in quanto di fatto mancheranno all’appello diversi utenti Apple. Che, tanto per essere chiari, leggono il sito dell’editore, ma non vengono rilevati e quindi contati. Tra i tracker che devono fare i conti con questo problema anche Google Analytics, strumento molto diffuso. Con tutte le implicazioni rilevanti per la questione dell’erogazione profilata della pubblicità online, che anche in questo caso rischia di perdersi pezzi. Ovviamente tutta questa problematica riguarda solamente gli editori che utilizzano appunto sistemi di tracciamento che vengono impattati da questa novità del mondo Apple, non tutti i tracker vengono "colpiti". E anche gli editori che avessero problemi sui sistemi possono risolvere. Come? Prendendo coscienza del problema. Non tutti sembrano averlo ancora fatto, essendo una novità. E utilizzando sistemi di tracciamento che consentono di non essere bloccati. Insomma il problema c'è, ma non è assolutamente insormontabile e chi lo sa si adegua.
E C’È ANCHE LA QUESTIONE MAIL
Non solo browser. Per preservare le mail dalla profilazione selvaggia, l’app di Posta aggiornata all’ultima versione permette di generare una mail fittizia che rimanda al proprio indirizzo principale. Questo può verificarsi con iOS 15 su iPhone e con iPadOS 15 ma anche con macOS Monterey: alcune funzioni sono disponibili sono per gli utenti che pagano un abbonamento iCloud+. Una mossa che rende di fatto inaccessibile il proprio indirizzo mail, intervenendo sui pixel di tracciamento e creando più di un problema al mercato del marketing diretto e a quello delle newsletter.
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