Cosa aspettarsi
Neuberger Berman vede un 2022 con volatilità e mercati obbligazionari più complessi
Sui mercati creditizi e valutari si sono registrati nelle ultime settimane degli scossoni che potrebbero rappresentare un segnale premonitore della volatilità che ci aspetta nei prossimi mesi
di Leo Campagna 4 Dicembre 2021 10:00
In queste settimane ha preso forma un’anteprima di ciò che secondo Ashok Bhatia, CFA, Deputy Chief Investment Officer—Fixed Income di Neuberger Berman, gli investitori dovrebbero aspettarsi nel 2022: sui mercati creditizi e valutari si sono infatti registrati degli scossoni che potrebbero rappresentare un segnale premonitore della volatilità che ci aspetta nei prossimi mesi. “Il nostro outlook per il 2022 comportare uno scenario con una maggiore volatilità e mercati obbligazionari più complessi”, sottolinea il manager.
Bhatia, pur ammettendo che a novembre gli spread dell’investment grade, dell'high yield e dei titoli dei mercati emergenti di maggiore qualità sono sostanzialmente rimasti piuttosto bassi e stabili a livello globale, nota come i mercati stiano iniziando a scontare un ciclo leggermente più lungo e un tasso finale più elevato. Un riconoscimento del fatto che una crescita economica e un’inflazione entrambe al di sopra dei trend di crescita di lungo periodo sono destinati a restare.
“Il mix nelle economie occidentali tra un prosieguo della spesa fiscale, un aumento della spesa per i servizi e un differimento della domanda di beni, è la ricetta per far sì che la crescita rimanga superiore a quella del trend di lungo periodo. Le componenti dell’inflazione, invece, suggeriscono che i prezzi al consumo sono destinati a rimanere arti anche qualora all’inizio del prossimo anno tali componenti dovessero in una qualche misura tornare ad allentarsi rispetto ai livelli attuali”, spiega Bhatia.
Proprio questi sviluppi macroeconomici sono, almeno in parte secondo il manager di Neuberger Berman, le cause dell’ incremento della volatilità degli spread creditizi sia nei mercati high yield che in quelli investment grade. “Le aspettative di rialzo dei tassi USA in prospettiva ha in parte alimentato un più significativo rafforzamento del dollaro, specialmente nei confronti delle valute dei mercati emergenti. Tale rivalutazione rende più vulnerabili i titoli obbligazionari maggiormente rischiosi alla luce della debolezza dell’euro, che sta già registrando i propri minimi dall’inizio dell’anno nei confronti del dollaro, e di una più marcata debolezza delle valute dei mercati emergenti caratterizzate da un beta più elevato” aggiunge Bhatia.
A proposito di rischi, un possibile aumento della volatilità riguarda la Cina. “Finora, quest’anno, la debolezza dei mercati obbligazionari cinesi ha riguardato esclusivamente gli emittenti del settore immobiliare, ma nel corso del prossimo anno è probabile una maggiore e più estesa volatilità", puntualizza il manager di Neuberger Berman. Secondo il quale le politiche monetarie della Cina più accomodanti dovrebbero favorire sia la crescita che i mercati finanziari del Paese mentre il ribilanciamento della crescita di Pechino produrrà ulteriori effetti diretti e secondari su altri mercati obbligazionari per tutto il prossimo anno.
Per quanto riguarda invece le valutazioni e le nuove emissioni sembrano esserci meno preoccupazioni all’orizzonte. “Le valutazioni degli asset del credito, di molti mercati emergenti, e di quelli cartolarizzati, hanno raggiunto i propri massimi mentre gli spread sono ancora vicini ai propri minimi storici. Tuttavia i loro fondamentali giustificano i livelli elevati delle valutazioni” riferisce Bhatia.
Il manager ne è convinto sulla base della crescita e degli utili che dovrebbero rendere decisamente contenuto il rischio di default, con più revisioni dei rating al rialzo che al ribasso nei mercati high yield. “Dopo l’accelerazione dei volumi di emissioni di novembre, riteniamo che nel corso del 2022 possa verificarsi una riduzione netta dell’offerta di titoli corporate. E’ pertanto probabile che un’eventuale pressione sui mercati creditizi possa scaturire più dagli sviluppi macroeconomici che dai fondamentali puri” conclude il Deputy CIO Fixed Income di Neuberger Berman.
UN CICLO LEGGERMENTE PIÙ LUNGO E UN TASSO FINALE PIÙ ELEVATO
Bhatia, pur ammettendo che a novembre gli spread dell’investment grade, dell'high yield e dei titoli dei mercati emergenti di maggiore qualità sono sostanzialmente rimasti piuttosto bassi e stabili a livello globale, nota come i mercati stiano iniziando a scontare un ciclo leggermente più lungo e un tasso finale più elevato. Un riconoscimento del fatto che una crescita economica e un’inflazione entrambe al di sopra dei trend di crescita di lungo periodo sono destinati a restare.
I PREZZI AL CONSUMO DONO DESTINATI A RIMANERE ALTI
“Il mix nelle economie occidentali tra un prosieguo della spesa fiscale, un aumento della spesa per i servizi e un differimento della domanda di beni, è la ricetta per far sì che la crescita rimanga superiore a quella del trend di lungo periodo. Le componenti dell’inflazione, invece, suggeriscono che i prezzi al consumo sono destinati a rimanere arti anche qualora all’inizio del prossimo anno tali componenti dovessero in una qualche misura tornare ad allentarsi rispetto ai livelli attuali”, spiega Bhatia.
UN PIÙ SIGNIFICATIVO RAFFORZAMENTO DEL DOLLARO
Proprio questi sviluppi macroeconomici sono, almeno in parte secondo il manager di Neuberger Berman, le cause dell’ incremento della volatilità degli spread creditizi sia nei mercati high yield che in quelli investment grade. “Le aspettative di rialzo dei tassi USA in prospettiva ha in parte alimentato un più significativo rafforzamento del dollaro, specialmente nei confronti delle valute dei mercati emergenti. Tale rivalutazione rende più vulnerabili i titoli obbligazionari maggiormente rischiosi alla luce della debolezza dell’euro, che sta già registrando i propri minimi dall’inizio dell’anno nei confronti del dollaro, e di una più marcata debolezza delle valute dei mercati emergenti caratterizzate da un beta più elevato” aggiunge Bhatia.
IL RISCHIO CINA
A proposito di rischi, un possibile aumento della volatilità riguarda la Cina. “Finora, quest’anno, la debolezza dei mercati obbligazionari cinesi ha riguardato esclusivamente gli emittenti del settore immobiliare, ma nel corso del prossimo anno è probabile una maggiore e più estesa volatilità", puntualizza il manager di Neuberger Berman. Secondo il quale le politiche monetarie della Cina più accomodanti dovrebbero favorire sia la crescita che i mercati finanziari del Paese mentre il ribilanciamento della crescita di Pechino produrrà ulteriori effetti diretti e secondari su altri mercati obbligazionari per tutto il prossimo anno.
I FONDAMENTALI GIUSTIFICANO I LIVELLI ELEVATI DELLE VALUTAZIONI
Per quanto riguarda invece le valutazioni e le nuove emissioni sembrano esserci meno preoccupazioni all’orizzonte. “Le valutazioni degli asset del credito, di molti mercati emergenti, e di quelli cartolarizzati, hanno raggiunto i propri massimi mentre gli spread sono ancora vicini ai propri minimi storici. Tuttavia i loro fondamentali giustificano i livelli elevati delle valutazioni” riferisce Bhatia.
FOCUS SUGLI SVILUPPI MACROECONOMICI
Il manager ne è convinto sulla base della crescita e degli utili che dovrebbero rendere decisamente contenuto il rischio di default, con più revisioni dei rating al rialzo che al ribasso nei mercati high yield. “Dopo l’accelerazione dei volumi di emissioni di novembre, riteniamo che nel corso del 2022 possa verificarsi una riduzione netta dell’offerta di titoli corporate. E’ pertanto probabile che un’eventuale pressione sui mercati creditizi possa scaturire più dagli sviluppi macroeconomici che dai fondamentali puri” conclude il Deputy CIO Fixed Income di Neuberger Berman.