Politica monetaria

Banche centrali: cosa aspettarsi dai meeting di Fed e Bce? Quali conseguenze sui mercati?

Gli esperti di Euromobiliare Sgr fanno il punto sulle prossime riunioni delle banche centrali e analizzano i risvolti per gli investitori

di Redazione 15 Dicembre 2021 16:02

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A meno di due anni dall’inizio della pandemia, gli imponenti stimoli monetari messi in atto da Fed e BCE hanno fatto raddoppiare le dimensioni dei rispettivi bilanci. Oggi ci troviamo ad un punto di svolta con Powell e Lagarde ormai pronti a dare il via alla exit strategy da politiche ultra espansive. Riflettori puntati quindi sui prossimi meeting.

AUMENTO DEI PREZZI PRIMA PREOCCUPAZIONE PER GLI AMERICANI


A fine novembre abbiamo assistito alla svolta hawkish di Powell che ha definitivamente archiviato la narrativa della “transitorietà” sotto una considerevole pressione politica e mediatica. La salita dei prezzi al consumo ad un ritmo che non si vedeva dall’inizio degli anni ’80 è infatti rapidamente balzata al primo posto fra i fattori di preoccupazione degli americani ed ha inoltre contribuito in modo sostanziale al crollo nel gradimento del Presidente Biden. "La buona notizia è che il dato di novembre di inflazione al 6.8%, pur segnando un altro significativo rialzo, è risultato in linea con le aspettative dei previsori, lasciando intravedere un picco nella dinamica dei prezzi coerente con una graduale rimozione degli stimoli monetari", spiegano gli esperti di Euromobiliare Sgr.

LA FEDERAL RESERVE BANK SI DOVREBBE ALLINEARE ALLE ASPETTATIVE DI MERCATO


La riunione odierna (15 dicembre) dovrebbe quindi sancire ufficialmente l’apertura del capitolo “normalizzazione della politica monetaria” attuata mediante la conferma del termine del programma di acquisti al primo trimestre 2022 e successivo avvio del ciclo di rialzi. Come sottolineato dagli esperti di Euromobiliare Sgr, gli investitori hanno da tempo incorporato un profilo di aggiustamento dei tassi ufficiali ben più aggressivo di quello della banca centrale, lasciando intendere che quest’ultima sia decisamente “dietro la curva” a fronte non solo dell’impennata dei prezzi ma anche di una disoccupazione ormai scesa 4,2% in un contesto di crescita che resta robusto. "Questo cambio di passo a nostro avviso non ci porterà, almeno nel corso dei prossimi dodici mesi, in un regime restrittivo tale da far deragliare la ripresa globale", commentano da Euromobiliare Sgr. La Federal Reserve finirebbe così per allinearsi alle aspettative del mercato, ovvero almeno due rialzi l’anno prossimo e tre nel 2023, il che paradossalmente potrebbe tradursi in una discesa della volatilità dell’obbligazionario.

COMPLICATA EQUAZIONE PER LA BCE


Alla riunione del 16 dicembre la Banca Centrale Europea dovrebbe comunicare formalmente che il termine del PEPP (Pandemic Emergency Purchase Programme) sarà, come previsto, a marzo 2022 e allo stesso tempo confermare che la probabilità di un rialzo dei tassi ufficiali l’anno prossimo sia trascurabile, tanto che allo stato attuale gli operatori prezzano un solo rialzo al 2023. Il PEPP con la sua media di circa 80 miliardi di euro mensili di acquisto di titoli pubblici e privati, la possibilità di deviare dall’allocazione prevista dai capital key dell’Eurosistema e l’inclusione dei titoli greci, ha avuto un ruolo fondamentale nel mantenere espansive le condizioni finanziarie nell’Eurozona durante la fase più acuta della crisi pandemica. "Si prospetta quindi decisamente più complicata l’equazione della BCE - spiegano gli esperti di Euromobiliare Sgr - chiamata ad attenuare l’effetto restrittivo della fine del programma emergenziale. Per i valori di equilibrio degli spread nella periferia dell’Eurozona diventeranno quindi cruciali le parole della Lagarde in merito ad ammontare, tempi e flessibilità di una strategia di transizione. La complessità del contesto ci induce a mettere in conto un po’ di volatilità nelle prossime settimane, ma non appare in discussione la determinazione dei policy maker a sostenere la ripresa globale".

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