Politica monetaria
Fed e Bce non più nella stessa barca, ma gli investitori sono preparati
Franck Dixmier, Global CIO Fixed Income di AllianzGI, prevede una Fed più falco e qualche volatilità sui tassi in arrivo mentre dalla Bce non sono attese novità sui tassi. Il mercato è preparato e dovrebbe restare calmo
di Stefano Caratelli 15 Dicembre 2021 16:28
Dal meeting del Fomc di oggi e domani e della riunione Bce di giovedì 16 dicembre ci si può aspettare una de-sincronizzazione delle politiche monetarie nel 2022, perché in termini di inflazione, crescita e crisi sanitaria, gli Stati Uniti e la Zona Euro non sono più sulla stessa barca. La Fed accelererà probabilmente la normalizzazione alla luce di un'inflazione non più considerata transitoria, mentre il processo dovrebbe essere molto più graduale per la Bce e per questo le differenze nei tassi di interesse fissati dalle due banche centrali probabilmente aumenteranno.
Franck Dixmier, Global CIO Fixed Income di Allianz Global Investors, fa il punto sulle attese per le due riunioni aspettandosi che la Fed annunci un'accelerazione del tapering, vale a dire la riduzione degli acquisti, che potrebbe essere completato già a marzo aggiungendo che per la Fed sarà anche l’occasione di comunicare le sue nuove previsioni di crescita e inflazione, indicando implicitamente tassi più alti, ma in linea con quelli previsti dai mercati, cioè tre rialzi nel 2022 e tre ulteriori nel 2023. Secondo Dixmier, gli investitori sono pronti per una Fed più falco, come evidenziato dal calo significativo delle aspettative di inflazione e maggiori aspettative di rialzo dei tassi a breve, ma dovrebbero aspettarsi più volatilità.
Dalla Bce l’esperto di AllianzGI si aspetta invece la conferma della fine del Pandemic Emergency Purchase Programme con tapering entro fine di marzo e una calibrazione al rialzo degli acquisti mensili nell'ambito del programma di acquisto di asset APP. A differenza degli USA, Dixmier non si aspetta novità sui tassi per cui gli investitori, le cui aspettative sono ben ancorate, dovrebbero rimanere calmi, ma la volatilità degli spread probabilmente aumenterà. La Fed ha preparato per mesi il mercato a una stretta graduale ma ora la forza dell’inflazione costringe a una svolta più radicale della politica monetaria, peraltro in parte anticipata dal presidente Jerome Powell al Senato americano.
Secondo Dixmier, l’inflazione USA non ha ancora toccato il picco ma dovrebbe farlo nel primo trimestre, per cui ritiene ‘sano’ che la Fed si lascia qualche margine di manovra e non indichi un percorso troppo definito. Il Fomc dovrà stare attento a non confondere gli investitori che in ogni caso devono aspettarsi un po’ più volatilità, che tuttavia nelle ultime settimane è rimasta in range. Nel medio termine, lo scenario di AllianzGI assume un rialzo moderato dei rendimenti americani sulle scadenze lunghe ma, dato il contesto, potrebbe richiedere tempo per materializzarsi.
Per quanto riguarda la Bce, l’esperto di AllianzGI osserva che sarà interessante vedere le nuove previsioni economiche che si spingeranno fino al 2024, mentre non si aspetta novità sul versante dei tassi che potrebbero registrare un lieve ritocco al rialzo solo a fine 2023. Anche per questo gli investitori dovrebbero restare calmi, qualche volatilità sugli spread periferici dell’Eurozona può arrivare ma non sono attesi strappi perché comunque la Bce sarà vigile. Un effetto della de-sincronizzazione USA-Eurozona è l’aumento della pressione al rialzo sul dollaro, cosa che alla Bce non dovrebbe dispiacere.
FED VERSO CICLO DI RIALZO DEI TASSI
Franck Dixmier, Global CIO Fixed Income di Allianz Global Investors, fa il punto sulle attese per le due riunioni aspettandosi che la Fed annunci un'accelerazione del tapering, vale a dire la riduzione degli acquisti, che potrebbe essere completato già a marzo aggiungendo che per la Fed sarà anche l’occasione di comunicare le sue nuove previsioni di crescita e inflazione, indicando implicitamente tassi più alti, ma in linea con quelli previsti dai mercati, cioè tre rialzi nel 2022 e tre ulteriori nel 2023. Secondo Dixmier, gli investitori sono pronti per una Fed più falco, come evidenziato dal calo significativo delle aspettative di inflazione e maggiori aspettative di rialzo dei tassi a breve, ma dovrebbero aspettarsi più volatilità.
DALLA BCE ATTESE SOLO CONFERME
Dalla Bce l’esperto di AllianzGI si aspetta invece la conferma della fine del Pandemic Emergency Purchase Programme con tapering entro fine di marzo e una calibrazione al rialzo degli acquisti mensili nell'ambito del programma di acquisto di asset APP. A differenza degli USA, Dixmier non si aspetta novità sui tassi per cui gli investitori, le cui aspettative sono ben ancorate, dovrebbero rimanere calmi, ma la volatilità degli spread probabilmente aumenterà. La Fed ha preparato per mesi il mercato a una stretta graduale ma ora la forza dell’inflazione costringe a una svolta più radicale della politica monetaria, peraltro in parte anticipata dal presidente Jerome Powell al Senato americano.
INFLAZIONE USA NON ANCORA AL PICCO
Secondo Dixmier, l’inflazione USA non ha ancora toccato il picco ma dovrebbe farlo nel primo trimestre, per cui ritiene ‘sano’ che la Fed si lascia qualche margine di manovra e non indichi un percorso troppo definito. Il Fomc dovrà stare attento a non confondere gli investitori che in ogni caso devono aspettarsi un po’ più volatilità, che tuttavia nelle ultime settimane è rimasta in range. Nel medio termine, lo scenario di AllianzGI assume un rialzo moderato dei rendimenti americani sulle scadenze lunghe ma, dato il contesto, potrebbe richiedere tempo per materializzarsi.
PRESSIONE AL RIALZO SUL DOLLARO
Per quanto riguarda la Bce, l’esperto di AllianzGI osserva che sarà interessante vedere le nuove previsioni economiche che si spingeranno fino al 2024, mentre non si aspetta novità sul versante dei tassi che potrebbero registrare un lieve ritocco al rialzo solo a fine 2023. Anche per questo gli investitori dovrebbero restare calmi, qualche volatilità sugli spread periferici dell’Eurozona può arrivare ma non sono attesi strappi perché comunque la Bce sarà vigile. Un effetto della de-sincronizzazione USA-Eurozona è l’aumento della pressione al rialzo sul dollaro, cosa che alla Bce non dovrebbe dispiacere.