Finanza sostenibile

AllianceBernstein: 4 miti ESG negativi da sfatare sui bond emergenti

AllianceBernstein sottolinea che quello emergente è uno dei mercati obbligazionari a più rapida crescita, ma bisogna superare i falsi miti legati ad ambiente, governance e applicazione dei criteri ESG

di Stefano Caratelli 17 Dicembre 2021 14:33

financialounge -  AllianceBernstein Christian DiClementi daily news ESG Patrick O’Connell
Il debito corporate dei mercati emergenti è uno dei mercati obbligazionari a più rapida crescita, con 2.700 miliardi di dollari in circolazione tra più di 600 società, dimensioni superano quelle del debito sovrano dell’area emergente e sono pari a quelle dell’High Yield sia in dollari che in euro. È quindi molto interessante per gli investitori che faticano a scovare fonti soddisfacenti di reddito, ma molti esitano ad investire rifacendosi a idee superate in merito a questi emittenti, soprattutto per quanto concerne i rischi ambientali, sociali e di governance (ESG).

PROFILO INTERESSANTE DI RISCHIO/RENDIMENTO


Lo sottolinea AllianceBernstein in un’analisi firmata da Patrick O’Connell, Director Fixed Income Responsible Investing Research, e Christian DiClementi, Lead Portfolio Manager Emerging Market Debt, secondo cui gli investitori devono ridurre la confusione che regna intorno ai presunti rischi per accedere a un settore che presenta un interessante profilo di rischio/rendimento. Per questo i due esperti di AllianceBernstein analizzato e sfatano i quattro miti ESG più comuni sulle società dei Mercati Emergenti, dall’inquinamento selvaggio all’irreparabile complessità. Il primo mito è il cattivo comportamento nei confronti dell’ambiente. Sebbene in passato abbiano pesantemente contribuito all’inquinamento, ora non è più così e negli ultimi cinque anni l’universo del debito corporate emergente è sempre meno composto da settori tradizionalmente più inquinanti, come petrolio e gas, a favore di industrie più rispondenti ai criteri ESG, tra cui pubblica utilità, dove molti stanno passando a fonti rinnovabili, e beni di consumo, compresi sanità e parte dell’e-commerce.

GOVERNANCE MIGLIORATA


Il secondo mito negativo riguarda il presunto pessimo track record di governance, ritenuta decisamente inferiore a quella dei mercati sviluppati. AllianceBernstein sottolinea che nel complesso le società emergenti evidenziano una governance solo leggermente inferiore a quelle sviluppate, ma in entrambi i gruppi si ravvisa un’ampia dispersione. I due esperti citano gli sforzi profusi da aziende coscienziose come ContourGlobal, società energetica britannica con attività in Brasile, Bulgaria e Africa. Le questioni di governance non pesano eccessivamente sulle società dei Mercati Emergenti rispetto alle controparti sviluppate, ma distinguere una buona governance da una cattiva è estremamente complesso, il che porta al terzo mito negativo, secondo cui applicare i criteri ESG alle obbligazioni corporate emergenti è troppo complicato.

L’IMPORTANZA DELLA DUE DILIGENCE


O’Connell e DiClementi spiegano che molti investitori non effettuano una due diligence tanto approfondita da permettere di differenziare, mentre con una metodologia di ricerca e un processo d’investimento sufficientemente solidi è possibile individuare e gestire i rischi ESG associati alle società emergenti. Un approccio a 360 gradi con economisti, analisti, gestori di portafoglio e specialisti in investimenti responsabili garantisce la raccolta e la valutazione di informazioni rilevanti e tempestive, individuando sia opportunità che rischi, e rendendo le obbligazioni corporate emergenti una proposta razionale e interessante, anche per gli investitori che desiderano principalmente ottenere rendimenti competitivi.

INVESTIRE PER UN MONDO SOSTENIBILE


Infine il pregiudizio secondo cui il concetto ESG è troppo nuovo e di nicchia per essere efficace in questo campo. I rischi ESG rappresentano dei veri e propri rischi di credito, e la ricerca di AllianceBernstein ha dimostrato che circa due terzi delle obbligazioni corporate emergenti che hanno sottoperformato negli ultimi 10 anni presentavano questioni ESG, da eventi ambientali catastrofici a frodi contabili, mentre le condizioni di finanziamento possono risultare migliori per le società con solide prassi ESG. Il tutto, sottolineano in conclusione O’Connell e DiClementi, dimostra quanto sia importante incorporare i fattori ESG nell’investire in società dei mercati emergenti, contribuendo a finanziare la transizione del mondo verso una maggior emancipazione sociale e sostenibilità ambientale.

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