Politica monetaria
Pictet: ''Ecco perché i mercati non sono spaventati da una Fed falco''
Andrea Delitala e Marco Piersimoni (Pictet Asset Management) spiegano che quanto emerso al meeting di dicembre della banca centrale statunitense è in linea con le aspettative degli operatori
di Leo Campagna 24 Dicembre 2021 14:30
Dopo alcuni trimestri in cui il presidente della Fed Jerome Powell ha predicato la teoria della pazienza in nome del nuovo paradigma del Flexible Average Inflation Targeting (FAIT), la banca centrale statunitense ha ribaltato la propria retorica. Nella riunione di dicembre è stato posto un limite virtuale alla crescita dei prezzi, arrivando anche ad affermare che un’inflazione eccessiva nuove al raggiungimento della piena occupazione.
“L’annuncio di un incremento del ritmo della riduzione degli acquisti sul mercati non ha spaventato i mercati” fanno sapere Andrea Delitala, Head of Euro Multi Asset e Marco Piersimoni, Senior Investment Manager di Pictet Asset Management. La normalizzazione più rapida della politica monetaria era infatti stata ampiamente anticipata. Pertanto la contrazione di 30 miliardi di dollari di acquisti al mese dal prossimo gennaio, il doppio rispetto agli attuali 15 (decisi a novembre), fino ad arrivare ad azzerarsi a marzo, non ha provocato scossoni sui listini.
Da marzo in poi, la politica monetaria tornerà ad agire sui tassi di interesse (Lift-off) e solo successivamente (in un futuro non precisato) sul riassorbimento della liquidità (Quantitative Tightening). In linea con questo scenario delineato dal mercato le ultime proiezioni della Fed in merito al sentiero dei tassi, con tre rialzi nel 2022 (fino a tre mesi fa era uno solo), e tre ulteriori gradini da scalare nell’anno successivo. “Anche questo aggiornamento ha registrato una reazione degli operatori di mercato estremamente disciplinata, dal momento che le proprie aspettative risultano legittimate”, spiegano i due esperti di Pictet AM.
Da qui in avanti, il focus della Fed sarà sull’inflazione salariale, in particolare la dinamica delle retribuzioni reali (ossia al netto dell’inflazione), la cui crescita non dovrà superare i guadagni in termini di produttività se si vuole scongiurare il rischio di una spirale inflattiva. “Oggi appare una possibilità alquanto remota, alla luce della variazione annua dei salari reali attualmente in territorio negativo a causa del recente picco di inflazione” riferiscono Delitala e Piersimoni che poi aggiungono: “Tuttavia, nel momento in cui il carovita si normalizzerà (per effetto del riallineamento tra domanda e offerta dopo i temporanei colli di bottiglia legati alla pandemia), i salari reali torneranno a crescere”. Se la produttività non riuscirà a tenere il passo, l’intervento della Fed sarà risoluto per non perdere il controllo dell’inflazione.
Resta il fatto che la reazione composta del mercato al cambio di orientamento da parte della Fed si può spiegare con l’apprezzamento di una svolta che, a fronte di dati di inflazione persistente, sembra essere il modo giusto per ristabilire la credibilità dell’istituto sulla capacità (e sulla volontà) di adempiere al mandato di stabilità dei prezzi. “Non si può comunque escludere che la linea morbida della tolleranza apparentemente accantonata, possa essere riadottata qualora la ripresa economica fosse meno solida delle aspettative o l’inflazione rientrasse più rapidamente del previsto” commentano Delitala e Piersimoni.
D’altra parte, le indicazioni dei Policy Makers hanno un valore limitato nel tempo. “Questo ciclo economico eccezionale, scandito dallo shock pandemico intermittente, risulta difficile da interpretare in tutte le sue implicazioni macroeconomiche. Dovremo pertanto abituarci a questa minore affidabilità delle promesse delle banche centrali e alla volatilità che da essa potrebbe scaturire” concludono i due manager di Pictet Asset Management.
NORMALIZZAZIONE PIÙ RAPIDA DELLE POLITICA MONETARIA
“L’annuncio di un incremento del ritmo della riduzione degli acquisti sul mercati non ha spaventato i mercati” fanno sapere Andrea Delitala, Head of Euro Multi Asset e Marco Piersimoni, Senior Investment Manager di Pictet Asset Management. La normalizzazione più rapida della politica monetaria era infatti stata ampiamente anticipata. Pertanto la contrazione di 30 miliardi di dollari di acquisti al mese dal prossimo gennaio, il doppio rispetto agli attuali 15 (decisi a novembre), fino ad arrivare ad azzerarsi a marzo, non ha provocato scossoni sui listini.
TRE RIALZI DEI TASSI USA NEL 2022
Da marzo in poi, la politica monetaria tornerà ad agire sui tassi di interesse (Lift-off) e solo successivamente (in un futuro non precisato) sul riassorbimento della liquidità (Quantitative Tightening). In linea con questo scenario delineato dal mercato le ultime proiezioni della Fed in merito al sentiero dei tassi, con tre rialzi nel 2022 (fino a tre mesi fa era uno solo), e tre ulteriori gradini da scalare nell’anno successivo. “Anche questo aggiornamento ha registrato una reazione degli operatori di mercato estremamente disciplinata, dal momento che le proprie aspettative risultano legittimate”, spiegano i due esperti di Pictet AM.
IL FOCUS DELLA FED SARÀ SULL’INFLAZIONE SALARIALE
Da qui in avanti, il focus della Fed sarà sull’inflazione salariale, in particolare la dinamica delle retribuzioni reali (ossia al netto dell’inflazione), la cui crescita non dovrà superare i guadagni in termini di produttività se si vuole scongiurare il rischio di una spirale inflattiva. “Oggi appare una possibilità alquanto remota, alla luce della variazione annua dei salari reali attualmente in territorio negativo a causa del recente picco di inflazione” riferiscono Delitala e Piersimoni che poi aggiungono: “Tuttavia, nel momento in cui il carovita si normalizzerà (per effetto del riallineamento tra domanda e offerta dopo i temporanei colli di bottiglia legati alla pandemia), i salari reali torneranno a crescere”. Se la produttività non riuscirà a tenere il passo, l’intervento della Fed sarà risoluto per non perdere il controllo dell’inflazione.
CAMBIO DI ORIENTAMENTO DA PARTE DELLA FED
Resta il fatto che la reazione composta del mercato al cambio di orientamento da parte della Fed si può spiegare con l’apprezzamento di una svolta che, a fronte di dati di inflazione persistente, sembra essere il modo giusto per ristabilire la credibilità dell’istituto sulla capacità (e sulla volontà) di adempiere al mandato di stabilità dei prezzi. “Non si può comunque escludere che la linea morbida della tolleranza apparentemente accantonata, possa essere riadottata qualora la ripresa economica fosse meno solida delle aspettative o l’inflazione rientrasse più rapidamente del previsto” commentano Delitala e Piersimoni.
CICLO ECONOMICO ECCEZIONALE
D’altra parte, le indicazioni dei Policy Makers hanno un valore limitato nel tempo. “Questo ciclo economico eccezionale, scandito dallo shock pandemico intermittente, risulta difficile da interpretare in tutte le sue implicazioni macroeconomiche. Dovremo pertanto abituarci a questa minore affidabilità delle promesse delle banche centrali e alla volatilità che da essa potrebbe scaturire” concludono i due manager di Pictet Asset Management.