Mercati azionari
Sicuri che l'aumento dei tassi Fed significhi crollo dei titoli tech?
Fabio Cappa di Raiffeisen Capital Management analizza i due grandi cicli di aumento dei tassi della Federal Reserve per studiare il legame tra questi e l'andamento dei titoli tecnologici
di Antonio Cardarelli 7 Gennaio 2022 15:20
L'aumento dei rendimenti dei T-Bond, accelerato dalla pubblicazione delle minute dell'ultimo meeting che hanno svelato una Fed più restrittiva del previsto, ha portato a un repentino sell-off sui mercati azionari. In particolare, come accaduto altre volte, i titoli tecnologici hanno pagato il prezzo maggiore. Ma siamo sicuri che il legame tra aumento dei tassi della Federal Reserve e crollo dei titoli tecnologici sia così indissolubile?
Secondo Fabio Cappa di Raifffeisen Capital Management, questo connubio non è così scontato. A dimostrarlo sono i dati relativi agli ultimi due grandi cicli di aumento dei tassi da parte della banca centrale americana. L'esperto di Raiffeisen ha esaminato il periodo che va da metà 2004 a settembre 2006, quando la Fed portò i tassi dall'1% al 5,25% e il periodo tra dicembre 2015 e aprile 2019, quando la Fed aumentò i tassi da 0 al 2,5%.
"Teoricamente in queste due fasi il Nasdaq Composite avrebbe dovuto perdere terreno. Invece nel primo periodo ha guadagnato l'11% e nel secondo ha messo a segno una performance di ben il 57%", spiega Cappa.
Inoltre, l'esperto di Raiffeisen CM sottolinea come, a differenza di oggi, nelle due fasi prese in considerazione i rendimenti dei T-Bond fossero molto più elevati rispetto a oggi, con il decennale che viaggia sopra l'1,7%: "Allora gli investitori avevano un'alternativa valida nei T-Bond, oggi invece non c'è alternativa alle azioni, ovviamente a patto di investire con la giusta diversificazione", conclude Cappa.
LEGAME DA VALUTARE
Secondo Fabio Cappa di Raifffeisen Capital Management, questo connubio non è così scontato. A dimostrarlo sono i dati relativi agli ultimi due grandi cicli di aumento dei tassi da parte della banca centrale americana. L'esperto di Raiffeisen ha esaminato il periodo che va da metà 2004 a settembre 2006, quando la Fed portò i tassi dall'1% al 5,25% e il periodo tra dicembre 2015 e aprile 2019, quando la Fed aumentò i tassi da 0 al 2,5%.
NASDAQ IN CRESCITA
"Teoricamente in queste due fasi il Nasdaq Composite avrebbe dovuto perdere terreno. Invece nel primo periodo ha guadagnato l'11% e nel secondo ha messo a segno una performance di ben il 57%", spiega Cappa.
NON C'È ALTERNATIVA ALLE AZIONI
Inoltre, l'esperto di Raiffeisen CM sottolinea come, a differenza di oggi, nelle due fasi prese in considerazione i rendimenti dei T-Bond fossero molto più elevati rispetto a oggi, con il decennale che viaggia sopra l'1,7%: "Allora gli investitori avevano un'alternativa valida nei T-Bond, oggi invece non c'è alternativa alle azioni, ovviamente a patto di investire con la giusta diversificazione", conclude Cappa.