Cosa aspettarsi

Schroders: Omicron e stretta della Fed possono aprire rischio stagflazione

Keith Wade, Chief Economist & Strategist di Schroders, spiega che l’economia Usa potrebbe subire il doppio effetto frenante da variante e aumento dei tassi ma vede all’orizzonte il rientro dell’inflazione

di Stefano Caratelli 26 Gennaio 2022 17:28

financialounge -  Keith Wade Schroders
L’inflazione USA ai massimi dal 1982 ha fatto aumentare le pressioni per un inasprimento monetario della Fed, ma il compito sembra reso più complesso dalla diffusione di Omicron, che sta sconvolgendo le catene di approvvigionamento. L’inflazione Usa è stata spinta dalle materie prime ma anche il tasso core che esclude alimentari e energia ha toccato i massimi dal 1991. Inoltre, i cambiamenti delle preferenze indotti dalla pandemia hanno giocato un ruolo importante in quanto i consumatori hanno comprato molto di più online ed è anche aumentato il prezzo delle auto usate e nuove con le persone che cercano di evitare i trasporti pubblici.

RISCHI GLOBALI


Secondo Keith Wade, Chief Economist & Strategist di Schroders, le disruption legate a Omicron minacciano le catene di approvvigionamento, con l’aumento dei lavoratori in isolamento. La situazione in Cina è particolarmente preoccupante perché la politica ‘zero Covid’ può portare intere città al lockdown e diverse aziende, come Samsung, Micron o Volkswagen hanno dovuto modificare la produzione. Omicron rischia quindi di spingere USA e economia mondiale verso uno scenario di stagflazione, mentre la variante sta spingendo ulteriormente la domanda verso i beni a discapito dei servizi, esacerbando gli squilibri e prolungando l'aumento dell'inflazione.

LA FED ANDREBBE COMUNQUE AVANTI


I costi degli alloggi, che rappresentano quasi un terzo dell’indice USA dei prezzi al consumo, sono aumentati del 4,1% nel 2021, il ritmo più veloce dal 2007, con l’immobiliare residenziale sostenuto dai bassi tassi dei mutui. L’inflazione sembra destinata a salire a livello core nel primo trimestre, ma dopo con l’affievolirsi di Omicron le problematiche legate alle catene di approvvigionamento e al mercato del lavoro dovrebbero dare sollievo. Ma sarebbe troppo tardi per la Fed, che vedrà l’inflazione ancora al picco nel meeting del 15-16 marzo, e con la fine del programma di acquisto di asset lo stesso mese, si sentirà libera di aggiustare il costo del credito.

TASSI FED ALL’1,5% A GIUGNO 2023


Guardando oltre marzo, l’esperto di Schroders si aspetta ulteriori rialzi nel 2022 e 2023, per portare i tassi all’1,5% entro giugno 2023, e anche che la Fed inizi a ridurre il bilancio da 8.700 miliardi di dollari a partire da ottobre. Insomma, Omicron sta portando la Fed ad agire più velocemente, con il rischio di un rialzo dei tassi più rapido e più sostanzioso. Nello scenario di un radicamento dell’inflazione o di una spirale al rialzo dei salari, la Fed dovrà agire in modo più aggressivo, con il rischio che i tassi sui Fed Fund possano salire fino a un picco quasi del 3%.

DOMANDA USA IN RALLENTAMENTO


Wade non crede che arriveranno a tali livelli e che il picco sarà più basso, il che riflette preoccupazioni di medio termine sulla solidità della domanda negli USA. C’è ancora una parte di domanda inespressa legata ai risparmi accumulati nei lockdown ma sarà comunque temporanea, dopodiché i consumi tenderanno a diminuire. Intanto anche lo stimolo fiscale si affievolirà, almeno fino a il piano Build Back Better di Biden resterà bloccato al Congresso.

RISCHIO DI INCORRERE NELLA STAGFLAZIONE


Di conseguenza, Schroders si aspetta che offerta e domanda torneranno verso una situazione di maggior equilibrio con conseguente riduzione dell’inflazione. Ma oggi, avverte Wade, la questione più imminente riguarda il crescente rischio di incorrere in una fase di stagflazione, con l’effetto disruptive di Omicron e la Fed che cerca di tenere l’inflazione sotto controllo.

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