Strategie di investimento

BlueBay: non è il momento di abbandonare il debito dei mercati emergenti

Polina Kurdyavko, Head of Emerging Markets, Senior Portfolio Manager, di BlueBay AM, vede volatilità ancora alta ma anche opportunità da cogliere, dal debito in valuta forte fino all’immobiliare cinese

di Stefano Caratelli 17 Febbraio 2022 18:00

financialounge -  BlueBay Asset Management Polina Kurdyavko
Anche se la volatilità rimarrà probabilmente alta, restano molti elementi a favore per investire nel debito dei Mercati Emergenti. Per chi riesce a essere paziente e guardare oltre la volatilità ci sono da cogliere opportunità interessanti. Guardando al solo universo del debito in valuta forte, Paesi come Tunisia e El Salvador offrono un potenziale per rendimenti del 30-40% annuo, per non parlare dell’immobiliare cinese, dove si può potenzialmente raddoppiare sempre in un solo anno. Ci sono sfide, ma è probabile che si perdano opportunità nel debito emergente premendo il pulsante antipanico e restando seduti in disparte finché il polverone viene meno.

IL PANICO NON È UNA SOLUZIONE


Sono le conclusioni dell’analisi di Polina Kurdyavko, Head of Emerging Markets, Senior Portfolio Manager, di BlueBay Asset Management, secondo cui il 2022 presenterà ancora sfide per i mercati emergenti, ma il ‘panico’ non rappresenta una soluzione. Con ulteriori pressioni inflazionistiche che incombono e la Fed che si muove verso un ciclo di rialzi, anche chi investe nei mercati emergenti è andato in modalità panico negli ultimi dodici mesi, come mostrano i rendimenti negativi di molti indici. Dati i venti contrari in tutti i mercati emergenti, si può essere indotti a pensare che tale paura sia giustificata. In America Latina sono saliti al potere diversi leader di sinistra, in particolare in Perù e Cile e il calendario elettorale dell’anno propone le presidenziali in Colombia e Brasile, che potrebbero portare una maggiore inclinazione verso sinistra nella regione, il che potrebbe turbare i mercati.

I PROBLEMI NON MANCANO IN MOLTE REGIONI


In Asia, le politiche zero-Covid continuano a colpire le catene di approvvigionamento, la risposta politica cinese ai problemi del settore immobiliare resta poco chiara, in Europa orientale, il conflitto tra Russia e Ucraina crea incertezza, date anche le implicazioni per la fornitura di gas. Intanto in Turchia un approccio politico poco ortodosso sta portando sull’orlo di una crisi, mentre un certo numero di Paesi, come il Sudafrica, continuerà ad affrontare sfide sul fronte della crescita, per non parlare di alcuni mercati emergenti high yield, come Sri Lanka ed Etiopia, che potrebbero dover affrontare una ristrutturazione del debito.

IL MOMENTO DI UN APPROCCIO ATTIVO


Tuttavia, sottolinea l’esperta di BlueBay, non significa che gli investitori debbano evitare i mercati emergenti, anzi questo è proprio il momento per adottare un approccio attivo. Le convenzioni consolidate sono che il debito locale emergente sottoperforma in un contesto di tassi in aumento, ma una serie di indicazioni suggeriscono che gran parte dell’impatto si è già sentito e che flussi e fondamentali potrebbero essere di supporto. Gran parte dei mercati emergenti ha già alzato i tassi l’anno scorso, e oggi la maggior parte registra tassi reali positivi su un orizzonte di un anno, il che rappresenta il più alto differenziale storico con i mercati sviluppati. Allo stesso tempo, le dinamiche delle partite correnti restano di supporto.

IN GRADO DI SOSTENERE TASSI USA PIÙ ALTI


In base all’analisi di BlueBay, oltre il 90% degli emittenti emergenti è in grado di far fronte a tassi USA più elevati e di fornire un carry più elevato rispetto ai mercati sviluppati senza problemi di sostenibilità del debito. Inoltre, i Paesi che hanno problemi di sostenibilità del debito sono già scambiati a 50-70 centesimi di dollaro, vicino ai tassi di recupero storici. Il segmento high yield dell’indice sovrano offre un rendimento vicino all'8,5%, o uno spread di 650 punti. Questo, sottolinea Kurdyavko, implica un tasso di default a una sola cifra per il debito sovrano emergente ad alto rendimento.

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