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Ucraina, Goldman Sachs rivede al ribasso le stime per l'indice azionario europeo Stoxx 600

L’evoluzione della crisi Ucraina potrebbe comportare il rischio di un ulteriore aumento del gas e, a cascata, dell’inflazione. Goldman Sachs vede lo Stoxx 600 a 490 punti in 12 mesi

di Leo Campagna 26 Febbraio 2022 09:30

financialounge -  Euro Stoxx 600
L'escalation drammatica degli eventi in Ucraina ha avuto un forte impatto anche sui mercati finanziari, penalizzando le asset class rischiose. Secondo Goldman Sachs le future implicazioni possono essere delineate analizzando tre aspetti: un aumento del premio per il rischio azionario (ERP), un incremento dei costi dell'energia e, di conseguenza, nuove tensioni inflattive, e condizioni finanziarie più restrittive. Inoltre, in un report dedicato, Goldman Sachs ha rivisto al ribasso il target dell'indice azionario europeo Stoxx 600, portato a 490 punti da 530, comunque in rialzo rispetto ai 450 punti odierni.

ESAMINATI I PRECEDENTI EVENTI GEOPOLITICI


“Abbiamo esaminato i precedenti eventi geopolitici per avere un'idea dell’impatto sui mercati azionari attraverso un rialzo dell'ERP. La maggior parte degli eventi ha avuto un impatto relativamente modesto e di breve durata sull'ERP” riferiscono gli esperti di Goldman Sachs. Per quanto riguarda i prezzi dell'energia, un loro incremento potrebbe avere un impatto significativo in considerazione del già forte aumento delle quotazioni di gas naturale e di petrolio e dei tassi di interesse reali visti da inizio anno. “Secondo i nostri economisti, un aumento di 10 dollari al barile del prezzo del petrolio rafforza l’inflazione core statunitense ma riduce soltanto dei 0,1 punti percentuali la crescita del PIL” tengono a precisare i manager di Goldman Sachs.

CONDIZIONI FINANZIARIE


Infine, relativamente alle condizioni finanziarie, gli economisti di Goldman Sachs hanno dimostrato che gli eventi di rischio geopolitico del passato solo raramente sono stati seguiti da un significativo inasprimento delle condizioni finanziarie statunitensi, che è l’aspetto cruciale per le attività di rischio globali. Più in generale, i professionisti di Goldman Sachs pensano che sia necessario un calo della crescita più marcato di quanto ci si aspetti da questa crisi per far deragliare completamente il mercato rialzista.

L’INDICATORE PROPRIETARIO DI PROPENSIONE AL RISCHIO


Un utile framework utilizzato dagli esperti di Goldman Sachs, è l’indicatore proprietario di propensione al rischio, che esamina in profondità i movimenti del mercato in tutti gli asset e che è scivolato al di sotto di quota 1,5. “Livelli inferiori a questa soglia storicamente hanno indicato un'asimmetria positiva per gli investitori. Per la precisione, da questi livelli il rialzo medio atteso dei listini è di circa l'11% nei 12 mesi, con una percentuale di successo del 74%” specificano da Goldman Sachs, aggiungendo che si tratta di un apprezzamento molto vicino ai propri rendimenti attuali previsti nel prossimo anno.

UTILI AZIENDALI EUROPEI SU DELL’8% MEL 2022 E DEL 6% NEL 2023


“Pensiamo che il mercato stia valutando la crescita economica europea in modo relativamente conservativo” sostengono i manager di Goldman Sachs “alla luce del fatto che il rapporto prezzo / utili (p/e) è ora stimato a 14 in base ai profitti attesi nei prossimi 12 mesi che dovrebbero attestarsi ad un livello superiore a quello pre-pandemia”. Le loro previsioni indicano una crescita degli utili aziendali (eps) europei dell'8% nel 2022 e del 6% nel 2023.

COSA SUCCEDE SE L’EUROPA CRESCE MENO


Ogni punto percentuale in meno di PIL in Europa sottrae circa 10 punti percentuali agli eps: cosa succede se ci fosse una contrazione delle crescita in Europa? “Sebbene non si possa escludere che l’aumento dei profitti aziendali attesi possa essere azzerato, esistono forti compensazioni. Oltre il 55% delle vendite delle compagnie europee è al di fuori del Vecchio Continente dove le implicazioni sul PIL di questa crisi sono probabilmente minime. Il settore energia, che pesa il 10% circa negli indici di mercato, risulterebbe ancora più solido, mentre le esportazioni dell'area dell'euro in Russia e Ucraina non vanno oltre l'1% del PIL” concludono i professionisti di Goldman Sachs.

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