Criptovalute in rally
Il Bitcoin diventa rifugio degli oligarchi russi
Dopo l’introduzione di pesanti sanzioni contro la Russia da parte degli Stati Uniti e Unione Europea, le criptovalute sono in deciso rialzo. E c’è già chi le considera il nuovo bene rifugio in tempo di guerra
di Fabrizio Arnhold 1 Marzo 2022 15:57
Da quando la Russia ha invaso l’Ucraina il 24 febbraio, il Bitcoin è salito del 13%. Al momento la criptovaluta più conosciuta viene scambiata a 43.400 dollari, mentre l’Ethereum vale 2.900 dollari. In tempo di guerra, quindi, non cresce solo la domanda di beni rifugio come oro e bond, ma anche le cripto fanno un balzo, dopo settimane di ribassi. Difficile stabilire a cosa siano dovuti i movimenti rialzisti, ma dopo il blocco selettivo dello Swift e il crollo del rublo, per gli oligarchi russi il Bitcoin potrebbe diventare un modo per aggirare le sanzioni.
La guerra in Ucraina costa circa 40 miliardi di dollari al giorno ai 20 più ricchi oligarchi russi. Il blocco dello Swift, il circuito globale di comunicazione dei pagamenti bancari, creerà altri disagi, nonostante il ripiego verso il sistema di pagamento cinese. In questo scenario, con la Borsa di Mosca che è rimasta chiusa per il secondo giorno consecutivo e con la banca centrale russa che ieri ha aumentato del 20% i tassi di interesse, le criptomonete potrebbero offrire una via d’uscita ai ricchi di Mosca.
L’Ucraina ha visto le criptovalute come un’opportunità da sfruttare in questi giorni di guerra, grazie anche all’anonimato delle transazioni. Il vice primo ministro ucraino Mykhailo Fedorov ha twittato gli indirizzi del portafoglio di Bitcoin ed Ethereum dopo l’invasione russa, con un appello: “Stai con il popolo ucraino. Ora accetta donazioni di criptovaluta”. Secondo le stime di Elliptic, compagnia inglese di analisi blockchain, il governo ucraino e le organizzazioni non governative ucraine sono riuscite a raccogliere oltre 22 milioni di dollari in criptovalute.
L’idea che le criptovalute possano diventare un modo per aggirare le sanzioni e un rifugio per gli oligarchi russi, tuttavia, potrebbe anche finire per essere un’arma a doppio taglio. Se da un lato potrebbe accelerare l’intento di regolamentare gli scambi tra i Paesi occidentali e della Nato, dall’altro il fatto che diventi una valuta di scelta nelle aree a rischio geopolitico potrebbe inevitabilmente aumentare la difficoltà di tracciamento delle transazioni. Torna d’attualità il Bitcoin come “bene rifugio” in tempo di guerra. In attesa di risposte, il valore supera i 39.700 euro, solo ieri non superava la soglia dei 34mila euro.
GLI OLIGARCHI PERDONO SOLDI
La guerra in Ucraina costa circa 40 miliardi di dollari al giorno ai 20 più ricchi oligarchi russi. Il blocco dello Swift, il circuito globale di comunicazione dei pagamenti bancari, creerà altri disagi, nonostante il ripiego verso il sistema di pagamento cinese. In questo scenario, con la Borsa di Mosca che è rimasta chiusa per il secondo giorno consecutivo e con la banca centrale russa che ieri ha aumentato del 20% i tassi di interesse, le criptomonete potrebbero offrire una via d’uscita ai ricchi di Mosca.
LE CRIPTO USATE ANCHE IN UCRAINA
L’Ucraina ha visto le criptovalute come un’opportunità da sfruttare in questi giorni di guerra, grazie anche all’anonimato delle transazioni. Il vice primo ministro ucraino Mykhailo Fedorov ha twittato gli indirizzi del portafoglio di Bitcoin ed Ethereum dopo l’invasione russa, con un appello: “Stai con il popolo ucraino. Ora accetta donazioni di criptovaluta”. Secondo le stime di Elliptic, compagnia inglese di analisi blockchain, il governo ucraino e le organizzazioni non governative ucraine sono riuscite a raccogliere oltre 22 milioni di dollari in criptovalute.
ARMA A DOPPIO TAGLIO?
L’idea che le criptovalute possano diventare un modo per aggirare le sanzioni e un rifugio per gli oligarchi russi, tuttavia, potrebbe anche finire per essere un’arma a doppio taglio. Se da un lato potrebbe accelerare l’intento di regolamentare gli scambi tra i Paesi occidentali e della Nato, dall’altro il fatto che diventi una valuta di scelta nelle aree a rischio geopolitico potrebbe inevitabilmente aumentare la difficoltà di tracciamento delle transazioni. Torna d’attualità il Bitcoin come “bene rifugio” in tempo di guerra. In attesa di risposte, il valore supera i 39.700 euro, solo ieri non superava la soglia dei 34mila euro.
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