Effetto sanzioni
Shell smette di comprare petrolio da Mosca e chiude tutte le stazioni di servizio in Russia
Il colosso petrolifero britannico dice addio alla Russia e torna a scusarsi per la partita di greggio acquistata la scorsa settimana: "I profitti serviranno ad aiutare i profughi ucraini"
di Antonio Cardarelli 8 Marzo 2022 14:57
La fuga delle aziende occidentali dalla Russia prosegue. Attraverso una nota, la compagnia petrolifera Shell ha annunciato lo stop all'acquisto di petrolio e gas russi. Inoltre, la stessa azienda chiuderà tutte le stazioni di servizio presenti nel Paese, oltre a fermare i rifornimenti per aerei e lubrificanti.
La compagnia britannica pochi giorni fa era stata aspramente criticata per aver acquistato, a prezzi ribassati, un milione di barili di greggio provenienti dalla Russia. Subito dopo la stessa Shell aveva annunciato che i profitti generati dall'acquisto - circa 24 milioni di dollari - sarebbero stati devoluti a un fondo che sostiene i profughi ucraini.
Oggi la compagnia è tornata sull'argomento: "Siamo profondamente consapevoli che la nostra decisione della scorsa settimana di acquistare un carico di greggio russo da raffinare in prodotti come benzina e diesel - nonostante sia stata presa pensando prima di tutto alla sicurezza degli approvvigionamenti - non è stata quella giusta e ce ne scusiamo - ha affermato l'amministratore delegato di Shell, Ben van Beurden - Come abbiamo già detto, devolveremo i profitti dalle limitate quantità rimanenti di petrolio russo che raffineremo a un fondo apposito".
"Le nostre azioni fino ad oggi sono state guidate da continue discussioni con i governi sulla necessità del disimpegno dai flussi di energia provenienti dalla Russia, pur mantenendo le forniture di energia - ha precisato Ben van Beurden - Le minacce di fermare i flussi di gasdotti verso l'Europa spiegano ancor di più le scelte difficili e le potenziali conseguenze che dobbiamo affrontare mentre cerchiamo di fare questo".
"Queste sfide sociali - ha concluso il numero uno di Shell - evidenziano il dilemma tra fare pressione sul governo russo per le sue atrocità in Ucraina e garantire forniture energetiche stabili e sicure in tutta Europa. Ma alla fine spetta ai governi decidere sui compromessi incredibilmente difficili che devono essere fatti durante la guerra in Ucraina. Continueremo a lavorare con loro per aiutare a gestire i potenziali impatti sulla sicurezza delle forniture energetiche, in particolare in Europa".
ACQUISTO CONTESTATO
La compagnia britannica pochi giorni fa era stata aspramente criticata per aver acquistato, a prezzi ribassati, un milione di barili di greggio provenienti dalla Russia. Subito dopo la stessa Shell aveva annunciato che i profitti generati dall'acquisto - circa 24 milioni di dollari - sarebbero stati devoluti a un fondo che sostiene i profughi ucraini.
PROFITTI IN BENEFICENZA
Oggi la compagnia è tornata sull'argomento: "Siamo profondamente consapevoli che la nostra decisione della scorsa settimana di acquistare un carico di greggio russo da raffinare in prodotti come benzina e diesel - nonostante sia stata presa pensando prima di tutto alla sicurezza degli approvvigionamenti - non è stata quella giusta e ce ne scusiamo - ha affermato l'amministratore delegato di Shell, Ben van Beurden - Come abbiamo già detto, devolveremo i profitti dalle limitate quantità rimanenti di petrolio russo che raffineremo a un fondo apposito".
DECISIONI CONCORDATE
"Le nostre azioni fino ad oggi sono state guidate da continue discussioni con i governi sulla necessità del disimpegno dai flussi di energia provenienti dalla Russia, pur mantenendo le forniture di energia - ha precisato Ben van Beurden - Le minacce di fermare i flussi di gasdotti verso l'Europa spiegano ancor di più le scelte difficili e le potenziali conseguenze che dobbiamo affrontare mentre cerchiamo di fare questo".
TROVARE UN EQUILIBRIO
"Queste sfide sociali - ha concluso il numero uno di Shell - evidenziano il dilemma tra fare pressione sul governo russo per le sue atrocità in Ucraina e garantire forniture energetiche stabili e sicure in tutta Europa. Ma alla fine spetta ai governi decidere sui compromessi incredibilmente difficili che devono essere fatti durante la guerra in Ucraina. Continueremo a lavorare con loro per aiutare a gestire i potenziali impatti sulla sicurezza delle forniture energetiche, in particolare in Europa".
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