Gli effetti del conflitto sui prezzi

Fineco Asset Management: la guerra impone un approccio selettivo agli investimenti

Il contesto è peggiorato in Europa più che negli Stati Uniti, soprattutto a causa della dipendenza del Vecchio Continente dalle materie prime energetiche della Russia e all’aumento dei costi anche nel settore agricolo

di Annalisa Lospinuso 13 Marzo 2022 15:00

financialounge -  Fineco Asset Management gas naturale investimenti materie prime Russia ucraina
La guerra tra Russia e Ucraina ha riportato instabilità e volatilità sui mercati finanziari e ha ristabilito le priorità delle istituzioni politiche, ora concentrare sui temi che riguardano l’energia e la sicurezza militare. Dipendere dalla Russia per il 40% del nostro fabbisogno energetico non è sostenibile e ci si aspetta un impatto sui bilanci dei governi e sull’inflazione. Il team di Investimenti di Fineco Asset Management sottolinea come negli Stati Uniti, l’indice Cpi dei prezzi al consumo è tornato ai livelli visti all'inizio degli anni Ottanta, durante la guerra Iran-Iraq, e dell’invasione russa dell’Afghanistan. In Europa, l'inflazione è ora al suo massimo dalla nascita dell'euro, trainata principalmente dall'energia.

PROSPETTIVE DI MEDIO TERMINE


Per quanto riguarda le valutazioni sugli investimenti nei prossimi mesi, Fineco Asset Management sottolinea che nel mercato statunitense un’esposizione a una combinazione di titoli Value e Quality sia l'opzione migliore per gli investitori, dato che l’aumento graduale dei tassi d'interesse costituisce un ostacolo per le performance dei titoli Growth.

FOCUS SULL’EUROPA


Per quanto riguarda l’Europa, invece la situazione è più complessa. “Nonostante le valutazioni in Europa sembrino attraenti – scrive il team Investimenti - i bilanci siano solidi e le società a maggiore capitalizzazione abbiano un'esposizione diretta limitata alla Russia, il contesto è chiaramente peggiorato. La combinazione di una crescita più lenta e di un'inflazione più elevata richiede, a nostro avviso, un approccio altamente selettivo, con un focus su società e settori con bilanci solidi, generazione di cassa e potere di determinazione dei prezzi. In questa categoria rientrano quelle società che possono più facilmente ribaltare sulla clientela l’aumento dei propri costi di produzione, rialzando il prezzo di vendita dei propri beni senza correre il rischio che il consumatore faccia un’altra scelta: è il caso, per esempio, delle aziende forti di un brand consolidato o percepito come di alta qualità sul mercato”.

AUMENTO DELLE MATERIE PRIME ENERGETICHE


Sulle materie prime, sembra razionale ipotizzare che aumento del 10% dei prezzi del petrolio possa avere un impatto di circa 15-20 punti base sull'inflazione e di conseguenza sul Pil, con alcune differenze tra regioni. Per l'Europa il gas è più importante del petrolio: il gas russo che soddisfa circa il 40% del fabbisogno europeo è fondamentale per la produzione industriale sia in Europa orientale (la Polonia importa il 55% del suo gas dalla Russia) sia in Europa occidentale, con rispettivamente il 66% e il 43% del fabbisogno di Germania e Italia. “Finora, l'invasione dell'Ucraina non ha portato a interruzioni della fornitura all'Europa – fa notare Fineco Asset Management - nonostante l'Ucraina rappresenti il 20% della fornitura globale di gas da parte della Russia, ma sicuramente questo costituisce un rischio chiaro. L’Europa, infatti, ha a disposizione opzioni limitate per sostituire nel breve e nel medio termine il gas russo: altre possibili fonti come la Norvegia, gli Stati Uniti o l'Algeria sono già ingaggiate su altri fronti”.

LA DIPENDENZA DAL GAS RUSSO


L’alternativa è rivolgersi agli asiatici per il gas spot nei mercati globali del GNL da paesi come gli Stati Uniti o il Qatar, ma le strutture disponibili per gestire un aumento imponente del gas liquefatto da oltreoceano semplicemente non sono adeguate. Attualmente, il prezzo del gas in Europa è di 30 dollari al mmbtu (milioni di British termal unit), che si confronta con una media di 18 dollari nel 2021 e un livello storico di 5-6 dollari al mmbtu. I prezzi del gas negli Stati Uniti sono di 4,5 $/mmbtu, il che dimostra la sfida sul fronte della competitività che sta affrontando l’industria europea, dove i costi dell'energia costituiscono in genere circa il 5-20% della base di costo, a seconda del settore. “Sebbene la situazione dovrebbe temporaneamente migliorare con l'arrivo della primavera, i livelli di stoccaggio del gas in Europa sono sfortunatamente ben al di sotto del normale e quindi probabilmente continueranno a esercitare una pressione sui prezzi in un confronto anno su anno”, aggiungono gli analisti.

LIEVITANO I COSTI DEI FERTILIZZANTI


L’impatto si fa sentire anche sulla produzione di cibo che passa per quella di fertilizzanti, in quanto per l’ammoniaca/urea impiegata per produrre il grano serve il gas naturale. La combinazione delle sanzioni e di prezzi del gas più elevati ha fatto sì che i prezzi dei fertilizzanti siano saliti bruscamente, così come quelli del grano a causa della spinta dei costi e del rischio di interruzione delle esportazioni da Russia e Ucraina. La pressione derivata dall’aumento dei costi delle materie prime alimentari continuerà ad impattare sui dati di inflazione.

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