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Le banche centrali non temono la recessione ma l’incertezza agita i mercati

Il Bond Bulletin del team Global Fixed Income, Currency and Commodities Group di J.P. Morgan AM segnala che la meta finale della normalizzazione monetaria non è chiara e che l’incertezza destabilizza i mercati

di Stefano Caratelli 30 Marzo 2022 19:00

financialounge -  banche centrali bond JP Morgan AM politica monetaria
La Fed ha iniziato il ciclo di rialzi e il percorso che verso una politica monetaria di maggior rigore. Ma la meta finale continua a non essere chiara e l'incertezza sta destabilizzando i mercati. Per il momento, i principali indicatori anticipatori suggeriscono che le banche centrali possono continuare a innalzare i tassi senza temere una recessione. Ma l'orientamento interventista, farà probabilmente aumentare la volatilità in tutte le piazze finanziarie. E mentre i mercati intraprendono il viaggio che riorienterà la politica monetaria, gli investitori dovrebbero prediligere una duration breve ed essere selettivi nei mercati del credito, scommettendo dove è stato creato valore.

NON SI CONOSCE IL PUNTO DI ARRIVO


Sono le conclusioni del Bond Bulletin settimanale a cura dal team Global Fixed Income, Currency and Commodities Group di J.P. Morgan Asset Management, secondo cui un ciclo di rialzi “è come un viaggio di cui si conosce il punto di partenza, ma nessuno sa quale sia la meta e quanto tempo potrebbe essere necessario per arrivarci”. Sono interrogativi che possono provocare un costante riprezzamento dei mercati e un andamento volatile, in quanto le autorità continueranno a modificare le loro indicazioni prospettiche in base a come evolverà il contesto economico.

ALTA INFLAZIONE E RISCHIO RECESSIONE


L'ultimo schema della Fed indica che i membri votanti del Fomc si aspettano sette rialzi nel 2022 e tre e mezzo nel 2023, ma se l'inflazione resta ostinatamente sopra l'obiettivo del 2% le aspettative potrebbero ulteriormente aumentare. La Fed non è sola, anche la Banca d'Inghilterra ha innalzato i tassi di 25 punti base. Il nuovo percorso delle Banche Centrali è irto di ostacoli: l'alta inflazione richiede di intervenire, ma una politica monetaria eccessivamente restrittiva indebolisce la crescita e conduce alla recessione.

PER ORA LE CONDIZIONI RESTANO TRANQUILLE


Per questo gli investitori seguiranno con attenzione le condizioni dei mercati. In genere, osserva il Bond Bulletin, condizioni finanziarie più restrittive frenano la crescita e costringono le banche centrali a sospendere i cicli di inasprimento. Per ora, le condizioni dei mercati restano relativamente accomodanti, segno che si può continuare a intervenire senza temere un'imminente recessione. La ripresa della crescita, inflazione più alta e politiche monetarie più restrittive hanno comunque fatto salire la temperatura dei mercati obbligazionari mondiali nel 2022.

CROLLATO LO STOCK DI DEBITO A TASSI NEGATIVI


Il team di J.P. Morgan Asset Management rileva che gli ultimi sviluppi hanno fatto sparire quasi completamente lo stock globale di debito a rendimento negativo, portandolo da 10.700 miliardi di dollari a inizio anno a soli 2.900 miliardi al 22 marzo, il valore più basso da metà 2015. I mercati statunitensi hanno fortemente risentito dell'ondata di vendite, con i Treasury che hanno subito le peggiori perdite della storia, spingendo il rendimento decennale ai massimi da maggio 2019. I rendimenti salgono, ma gli investitori focalizzeranno probabilmente l'attenzione sull'andamento della curva dei rendimenti.

CURVA PIATTA MA NON INVERTITA


Storicamente, un’inversione rappresenta un indicatore anticipatore che segnala l'approssimarsi di una fase recessiva. Al momento la curva dei rendimenti a 2 e 10 anni si è solo appiattita. Un altro indicatore, lo spread tra il Treasury a tre mesi e il tasso forward a 18 mesi, tradizionalmente diventa negativo prima di una recessione, ma ora è ancora ampiamente in territorio positivo, per cui sono pochi i segnali che preannunciano difficoltà nel prossimo futuro. Il recente aumento dei rendimenti obbligazionari ha offerto così punti d'ingresso interessanti per specifiche opportunità, soprattutto nei segmenti di migliore qualità dei mercati del credito.

LA LIQUIDITÀ RESTA ABBONDANTE


Gli interventi delle banche centrali hanno anche fatto rallentare sensibilmente la domanda di titoli a reddito fisso, con i mercati del credito che hanno registrato i maggiori deflussi dalla crisi finanziaria del 2008-2009. Gli investitori detengono però un alto livello di liquidità che può aiutare ad attutire gli effetti dei rialzi dei tassi sugli attivi a duration lunga. Il quadro è ulteriormente complicato dal fatto che le Fed e Bce hanno segnalato l'intenzione di ridimensionare i programmi di acquisto.

VERSO IL QUANTITATIVE TIGHTENING


La Fed potrebbe iniziare già a maggio il cosiddetto quantitative tightening mentre la Banca centrale europea dovrebbe terminare il suo programma di allentamento quantitativo verso metà del 2022, il che potrebbe innescare particolari tensioni sui mercati regionali delle obbligazioni societarie. In tale contesto, secondo il team di J.P. Morgan Asset Management, i dati relativi al posizionamento di portafoglio segnalano che gli investitori continuano a prediligere una duration breve in attesa che si chiariscano meglio le prospettive sul fronte della politica monetaria.

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