Verso il Net Zero
Amundi: luci e ombre sul rischio ''green''
Non esiste una verità univoca per parlare dell'impatto degli investimenti Esg sui portafogli e dei rendimenti di asset più o meno sostenibili. L'approfondimento, a cura di Thierry Roncalli ed Elodie Laugel, fa luce su questi aspetti
di Annalisa Lospinuso 1 Aprile 2022 19:00
Ci si chiede spesso qual è l’impatto degli investimenti Esg sui rendimenti dei portafogli. Il dubbio è che ci possa essere una bolla nel mercato degli investimenti green. Possiamo parlare di un premio per il rischio Esg? Esg può essere un nuovo fattore di rischio? A far chiarezza, Thierry Roncalli, Head of Quantitative Research Amundi Institute, ed Elodie Laugel, Global Head of Institutional Marketing, Chief Responsible Investment Officer and Member of Amundi Executive Committee, ne parlano nel report “Premio per il rischio green e performance degli investimenti Esg”.
Il premio per il rischio è l’extra-rendimento atteso realizzato da un investitore in quanto esposto a un rischio sistematico. “Pertanto - scrivono gli esperti di Amundi - dobbiamo distinguere tra rendimenti attesi (o richiesti) e rendimenti storici (o realizzati). Da un punto di vista teorico, vi è un consenso scientifico sul fatto che il premio per il rischio delle attività brown sia positivo, il che implica che il premio per il rischio delle attività green sia negativo (Bolton e Kacperczyk, 2021; Pastor et al., 2021, Pedersen et al., 2021). Questo perché vi è un rischio di mercato sistemico quando si investe in attività brown a causa di diversi fattori, tra cui i rischi legati al prezzo del carbonio, alla regolamentazione, alla reputazione, ai cosiddetti asset incagliati e ai rischi climatici. L’extra-rendimento atteso positivo delle attività brown non implica necessariamente che la performance delle attività green sia inferiore”.
La parola chiave in questa citazione è l’equilibrio, che significa che le attività green hanno bassi rendimenti attesi nel lungo periodo. In questo caso, gli investitori avranno bisogno di un ulteriore rendimento per compensare il rischio che assumono quando investono in attività brown. Nel breve termine, tuttavia, quando il mercato non è in equilibrio, le attività green possono sovraperformare gli asset brown, in particolare quando osserviamo uno squilibrio domanda/offerta.
Per capire cosa possiamo aspettarci dalle performance degli asset brown nel contesto dell’evoluzione Net Zero, Thierry Roncalli ed Elodie Laugel scrivono che “gli investitori vorrebbero sapere quando il mercato potrebbe remunerare le attività brown, ma la risposta non è ovvia poiché dipende dai flussi futuri degli investitori”. Probabilmente, gli asset brown continueranno ad essere penalizzati perché questo è solo l’inizio degli investimenti per il clima.
Per quanto riguarda, invece, il rischio bolla nel mercato degli investimenti Esg, i due analisti di Amundi non negano che l’elevata domanda di asset climate-friendly possa indurre un rischio di concentrazione. “Tuttavia, sarebbe falso affermare che esiste una bolla Esg - scrivono nel report -. Una bolla finanziaria ha le sue origini nel comportamento di imitazione degli investitori che vogliono partecipare al momentum del mercato, anche se non è supportato dai fondamentali. Come tale, una bolla finanziaria implica una pressione ad acquistare seguita da una pressione a vendere, e questi squilibri sono entrambi motivati da comportamenti che seguono il momentum di mercato. Il caso degli investimenti Esg è diverso. Gli investitori Esg investono in determinate attività per motivazioni extra-finanziarie e non esclusivamente per motivazioni finanziarie. Gli investitori Esg non acquistano attività compatibili con i principi Esg con la motivazione di vendere tali attività in futuro se non producono risultati positivi. Pertanto, è vero che esiste un trend Esg, ma l’esistenza di una bolla è molto sovrastimata.
Per lungo tempo le strategie di esclusione, value e di selezione hanno dominato il mercato degli investimenti Esg. Secondo Gsia (2015, 2021), queste strategie rappresentavano circa il 56% nel 2014, ma ora rappresentano solo il 35%. Inoltre, se ci concentriamo sugli ultimi due anni, notiamo che la crescita annuale è positiva per le strategie tematiche, di integrazione e di engagement e negativa per le strategie di selezione, esclusione, impact investing e value. Pertanto, i modelli accademici teorici che considerano solo la selezione dei best-in-class e l’esclusione dei worst-in-class non sono rappresentativi del mercato globale degli investimenti Esg.
I fattori ESG contribuiscono a diversificare un portafoglio factor investing, e hanno un posto accanto agli stili quality e momentum. “Ci sono periodi in cui possiamo spiegare il fattore di rischio Esg - concludono Thierry Roncalli ed Elodie Laugel - e ci sono altri periodi in cui possiamo spiegare il fattore di rischio Esg usando il fattore di rischio quality ma è vero anche il contrario. Dal punto di vista degli investimenti, è meglio adottare un framework eterogeneo piuttosto che un approccio rigido. In effetti, la relazione variabile nel tempo tra i rischi Esg e gli altri fattori di rischio, e il suo potere esplicativo addizionale sono sufficienti per considerare l’Esg come un nuovo fattore di rischio”.
PREMIO PER IL RISCHIO ESG
Il premio per il rischio è l’extra-rendimento atteso realizzato da un investitore in quanto esposto a un rischio sistematico. “Pertanto - scrivono gli esperti di Amundi - dobbiamo distinguere tra rendimenti attesi (o richiesti) e rendimenti storici (o realizzati). Da un punto di vista teorico, vi è un consenso scientifico sul fatto che il premio per il rischio delle attività brown sia positivo, il che implica che il premio per il rischio delle attività green sia negativo (Bolton e Kacperczyk, 2021; Pastor et al., 2021, Pedersen et al., 2021). Questo perché vi è un rischio di mercato sistemico quando si investe in attività brown a causa di diversi fattori, tra cui i rischi legati al prezzo del carbonio, alla regolamentazione, alla reputazione, ai cosiddetti asset incagliati e ai rischi climatici. L’extra-rendimento atteso positivo delle attività brown non implica necessariamente che la performance delle attività green sia inferiore”.
LA PAROLA CHIAVE E' EQUILIBRIO
La parola chiave in questa citazione è l’equilibrio, che significa che le attività green hanno bassi rendimenti attesi nel lungo periodo. In questo caso, gli investitori avranno bisogno di un ulteriore rendimento per compensare il rischio che assumono quando investono in attività brown. Nel breve termine, tuttavia, quando il mercato non è in equilibrio, le attività green possono sovraperformare gli asset brown, in particolare quando osserviamo uno squilibrio domanda/offerta.
SIAMO SOLO ALL'INIZIO
Per capire cosa possiamo aspettarci dalle performance degli asset brown nel contesto dell’evoluzione Net Zero, Thierry Roncalli ed Elodie Laugel scrivono che “gli investitori vorrebbero sapere quando il mercato potrebbe remunerare le attività brown, ma la risposta non è ovvia poiché dipende dai flussi futuri degli investitori”. Probabilmente, gli asset brown continueranno ad essere penalizzati perché questo è solo l’inizio degli investimenti per il clima.
RISCHIO BOLLA ESG
Per quanto riguarda, invece, il rischio bolla nel mercato degli investimenti Esg, i due analisti di Amundi non negano che l’elevata domanda di asset climate-friendly possa indurre un rischio di concentrazione. “Tuttavia, sarebbe falso affermare che esiste una bolla Esg - scrivono nel report -. Una bolla finanziaria ha le sue origini nel comportamento di imitazione degli investitori che vogliono partecipare al momentum del mercato, anche se non è supportato dai fondamentali. Come tale, una bolla finanziaria implica una pressione ad acquistare seguita da una pressione a vendere, e questi squilibri sono entrambi motivati da comportamenti che seguono il momentum di mercato. Il caso degli investimenti Esg è diverso. Gli investitori Esg investono in determinate attività per motivazioni extra-finanziarie e non esclusivamente per motivazioni finanziarie. Gli investitori Esg non acquistano attività compatibili con i principi Esg con la motivazione di vendere tali attività in futuro se non producono risultati positivi. Pertanto, è vero che esiste un trend Esg, ma l’esistenza di una bolla è molto sovrastimata.
STRATEGIE TEMATICHE E SOSTENIBILI
Per lungo tempo le strategie di esclusione, value e di selezione hanno dominato il mercato degli investimenti Esg. Secondo Gsia (2015, 2021), queste strategie rappresentavano circa il 56% nel 2014, ma ora rappresentano solo il 35%. Inoltre, se ci concentriamo sugli ultimi due anni, notiamo che la crescita annuale è positiva per le strategie tematiche, di integrazione e di engagement e negativa per le strategie di selezione, esclusione, impact investing e value. Pertanto, i modelli accademici teorici che considerano solo la selezione dei best-in-class e l’esclusione dei worst-in-class non sono rappresentativi del mercato globale degli investimenti Esg.
DIVERSIFICAZIONE DI PORTAFOGLIO
I fattori ESG contribuiscono a diversificare un portafoglio factor investing, e hanno un posto accanto agli stili quality e momentum. “Ci sono periodi in cui possiamo spiegare il fattore di rischio Esg - concludono Thierry Roncalli ed Elodie Laugel - e ci sono altri periodi in cui possiamo spiegare il fattore di rischio Esg usando il fattore di rischio quality ma è vero anche il contrario. Dal punto di vista degli investimenti, è meglio adottare un framework eterogeneo piuttosto che un approccio rigido. In effetti, la relazione variabile nel tempo tra i rischi Esg e gli altri fattori di rischio, e il suo potere esplicativo addizionale sono sufficienti per considerare l’Esg come un nuovo fattore di rischio”.