Difendersi dal carovita
Investire in materie prime per proteggersi dall'inflazione, ecco quali scegliere
Lisa Thompson, Equity Portfolio Manager di Capital Group, prevede che i prezzi resteranno alti a lungo, i titoli minerari e dei metalli sono ancora sottovalutati mentre i prezzi di energia e alimentari sono saliti di più
di Stefano Caratelli 7 Aprile 2022 07:55
I prezzi delle materie prime sono saliti bruscamente dopo l'invasione russa dell’Ucraina, soprattutto grano, petrolio e gas naturale, come altri metalli chiave come alluminio, palladio e rame. I prezzi stavano salendo anche prima spingendo l’inflazione ai massimi dai primi anni '80. Ora gli investitori si chiedono se i picchi di prezzo siano sostenibili. Per Lisa Thompson, Equity Portfolio Manager di Capital Group, nel breve termine, la risposta è no, ma quella iniziata un anno fa rappresenta una tendenza duratura.
Nel lungo periodo, secondo Thompson, è probabile che i prezzi rimarranno elevati per l'aumento della domanda, la scarsità dell'offerta e le forze di deglobalizzazione, per cui ci si deve aspettare un aumento dei prezzi in un contesto di libero commercio in contrazione. Da una prospettiva d'investimento, sottolinea l’esperta di Capital Group, questa situazione ha implicazioni per il -settore metallurgico e minerario, un'area trascurata del mercato per più di un decennio.
Il settore è sottovalutato anche oggi, nonostante un recente rally dei titoli minerari, e molti prezzi delle materie prime rimarranno alti per anni per il sotto-investimento cronico a partire dal 2015, aggravato dal fatto che ci vuole più tempo che in passato per lanciare nuovi progetti minerari. Thompson prevede il protrarsi di forti scostamenti fino a quando i nuovi investimenti inizieranno a produrre risultati.
Secondo l’analisi di Capital Group tutte le grandi compagnie minerarie sono sottovalutate, il mercato non guarda al tema del sotto-investimento, le valutazioni e il consenso sugli utili presuppongono che i prezzi delle materie prime diminuiranno nei prossimi anni, il che non è corretto. Thompson cita la capitalizzazione delle sette maggiori compagnie minerarie al mondo, che insieme non si avvicinano a quella di Tesla, che pure ha bisogno di specifici metalli, come il nichel, per produrre batterie a ioni di litio.
Oltre al sotto-investimento, un altro fattore che secondo Capital Group potrebbe portare ad un aumento dei prezzi a lungo termine è la spinta mondiale per le energie sostenibili. L'elettricità è diventata una risorsa privilegiata e l'espansione della rete insieme alla rapida crescita di veicoli elettrici richiederà un sacco di rame, nichel e altri metalli chiave.
Il rallentamento dell'economia cinese potrebbe fare da contrappeso per tenere sotto controllo i prezzi delle materie prime, visto che la Cina consuma più della metà delle forniture mondiali di minerale di ferro, carbone e rame e sta affrontando una recrudescenza del COVID-19 mentre il governo rinnova le restrizioni sui viaggi e l'intrattenimento. È probabile che le cose peggiorino prima di migliorare, e una recessione potrebbe far crollare i prezzi delle materie prime, ma la banca centrale cinese probabilmente taglierà presto i tassi mentre la maggior parte delle altre banche centrali vanno nella direzione opposta.
In ogni caso, rileva l’esperta di Capital Group, ancora una volta le materie prime si confermano come copertura efficace contro l'inflazione. Storicamente, l’energia e specialmente il petrolio si sono mossi in linea con l'inflazione, con una correlazione a lungo termine elevata. Per questo è importante tener conto le grandi differenze tra le principali categorie di materie prime.
Petrolio e gas, metalli, alimentari e prodotti agricoli seguono spesso i loro propri cicli. Gli investitori che cercano una copertura dell'inflazione dovrebbero tenerlo a mente. Il settore energetico tenda a fare bene quando l'inflazione è in aumento perché gli aumenti dei prezzi possono essere rapidamente trasmessi ai consumatori. Ma questo non vale per altre materie prime, sottolinea in conclusione Thompson, dove gli aumenti di prezzo possono essere assorbiti mentre ci si sposta lungo la catena di produzione.
PREZZI ELEVATI NEL LUNGO PERIODO
Nel lungo periodo, secondo Thompson, è probabile che i prezzi rimarranno elevati per l'aumento della domanda, la scarsità dell'offerta e le forze di deglobalizzazione, per cui ci si deve aspettare un aumento dei prezzi in un contesto di libero commercio in contrazione. Da una prospettiva d'investimento, sottolinea l’esperta di Capital Group, questa situazione ha implicazioni per il -settore metallurgico e minerario, un'area trascurata del mercato per più di un decennio.
SOTTO-INVESTIMENTO CRONICO
Il settore è sottovalutato anche oggi, nonostante un recente rally dei titoli minerari, e molti prezzi delle materie prime rimarranno alti per anni per il sotto-investimento cronico a partire dal 2015, aggravato dal fatto che ci vuole più tempo che in passato per lanciare nuovi progetti minerari. Thompson prevede il protrarsi di forti scostamenti fino a quando i nuovi investimenti inizieranno a produrre risultati.
I GRANDI TITOLI MINERARI SONO SOTTOVALUTATI
Secondo l’analisi di Capital Group tutte le grandi compagnie minerarie sono sottovalutate, il mercato non guarda al tema del sotto-investimento, le valutazioni e il consenso sugli utili presuppongono che i prezzi delle materie prime diminuiranno nei prossimi anni, il che non è corretto. Thompson cita la capitalizzazione delle sette maggiori compagnie minerarie al mondo, che insieme non si avvicinano a quella di Tesla, che pure ha bisogno di specifici metalli, come il nichel, per produrre batterie a ioni di litio.
LA SPINTA VERSO LE RINNOVABILI
Oltre al sotto-investimento, un altro fattore che secondo Capital Group potrebbe portare ad un aumento dei prezzi a lungo termine è la spinta mondiale per le energie sostenibili. L'elettricità è diventata una risorsa privilegiata e l'espansione della rete insieme alla rapida crescita di veicoli elettrici richiederà un sacco di rame, nichel e altri metalli chiave.
IL CONTRAPPESO DEL RALLENTAMENTO CINESE
Il rallentamento dell'economia cinese potrebbe fare da contrappeso per tenere sotto controllo i prezzi delle materie prime, visto che la Cina consuma più della metà delle forniture mondiali di minerale di ferro, carbone e rame e sta affrontando una recrudescenza del COVID-19 mentre il governo rinnova le restrizioni sui viaggi e l'intrattenimento. È probabile che le cose peggiorino prima di migliorare, e una recessione potrebbe far crollare i prezzi delle materie prime, ma la banca centrale cinese probabilmente taglierà presto i tassi mentre la maggior parte delle altre banche centrali vanno nella direzione opposta.
COPERTURA EFFICACE CONTRO L’INFLAZIONE
In ogni caso, rileva l’esperta di Capital Group, ancora una volta le materie prime si confermano come copertura efficace contro l'inflazione. Storicamente, l’energia e specialmente il petrolio si sono mossi in linea con l'inflazione, con una correlazione a lungo termine elevata. Per questo è importante tener conto le grandi differenze tra le principali categorie di materie prime.
OGNI COMMODITY HA IL PROPRIO CICLO
Petrolio e gas, metalli, alimentari e prodotti agricoli seguono spesso i loro propri cicli. Gli investitori che cercano una copertura dell'inflazione dovrebbero tenerlo a mente. Il settore energetico tenda a fare bene quando l'inflazione è in aumento perché gli aumenti dei prezzi possono essere rapidamente trasmessi ai consumatori. Ma questo non vale per altre materie prime, sottolinea in conclusione Thompson, dove gli aumenti di prezzo possono essere assorbiti mentre ci si sposta lungo la catena di produzione.