Trend rialzista
GAM: valutazioni azionarie USA interessanti, stime sugli utili positive
Paolo Mauri Brusa, gestore del team Multi Asset Italia di GAM SGR, sottolinea che le stime sugli utili restano positive e vede la possibile base per un trend rialzista una volta metabolizzata la stretta della Fed
di Stefano Caratelli 8 Aprile 2022 14:00
Dopo un inizio d’anno favorevole ai titoli value, da inizio marzo è scattata l’ennesima rotazione verso il growth, malgrado la tendenza al rialzo dei rendimenti obbligazionari. Ma negli ultimi giorni l’ulteriore accelerazione restrittiva della Fed su aumento tassi e riduzione del bilancio, ha smorzato l’entusiasmo degli investitori, che si chiedono se si sia trattato solo di un ‘bear market rally’. Le vendite sui mercati obbligazionari, con conseguente rialzo dei rendimenti, si sono intensificate settimana causando una correzione anche sui listini azionari, con gli investitori che hanno iniziato a riposizionarsi dopo che l’esponente della Fed Lael Brainard, nota come ‘colomba’ ha dichiarato che la banca centrale inizierà a tagliare rapidamente il bilancio già da maggio.
Paolo Mauri Brusa, gestore del team Multi Asset Italia di GAM SGR, fa il punto sulla situazione dopo che i verbali dell’ultima riunione del FOMC pubblicati mercoledì hanno confermato il piano di riduzione da 1.000 miliardi di dollari l’anno, ovvero circa 90 miliardi al mese, e la possibilità che ci siano almeno due ritocchi da 50 punti base. Gli operatori ora prevedono che i tassi dei Fed Fund raggiungano il 2,5% entro fine 2022, il che rappresenterebbe la più grande stretta monetaria dal 1994, anno nero dei bond. Il rendimento del Treasury decennale ha velocemente superato il 2,6%, tornando ai livelli toccati nel 2018 e 2019. I mercati azionari, che da metà marzo avevano iniziato una interessante fase di recupero, immuni anche al trend di aumento dei rendimenti, hanno subito il colpo.
Mauri Brusa ricorda che nelle ultime settimane avevamo assistito all’ennesima rotazione settoriale dai titoli value verso i growth, in particolare le mega cap americane tecnologiche, segno che il mercato cominciava prezzare un possibile rallentamento economico che avrebbe favorito nuovamente i titoli ad alta crescita e penalizzato i ciclici. Ma ora si inizia a temere che la Fed prosegua sulla strada della normalizzazione dei tassi senza badare troppo alle conseguenze sui listini. Con un mercato del lavoro tornato quasi ai livelli pre-pandemia e bilanci societari in buona salute, la priorità è cercare di arginare la crescita dell’inflazione arrivata ai massimi da 40 anni.
Se si aggiunge la riduzione dei buyback dovuta all’aumento dei costi di finanziamento, è possibile secondo l’esperto di GAM SGR che nei prossimi mesi la volatilità sui mercati resti elevata. Malgrado le stime per la crescita economica globale nel 2022 siano state recentemente riviste al ribasso, l’Ocse è passata dal +4,5% di fine 2021 al +3,5% attuale, ma per il momento una fase recessiva non è nelle carte. Con la nuova stagione delle trimestrali alle porte il quadro sarà più chiaro, in particolare sulla guidance per i prossimi trimestri.
La conclusione tratta da Mauri Brusa è che le valutazioni al momento sono interessanti, anche perché le stime degli analisti sulla crescita degli utili restano positive, e l’attuale fase di consolidamento dei listini potrebbe fare da base per la ripresa del trend rialzista una volta metabolizzato il nuovo contesto monetario.
AZIONI IMPATTATE DALLE PAROLE DELLA FED
Paolo Mauri Brusa, gestore del team Multi Asset Italia di GAM SGR, fa il punto sulla situazione dopo che i verbali dell’ultima riunione del FOMC pubblicati mercoledì hanno confermato il piano di riduzione da 1.000 miliardi di dollari l’anno, ovvero circa 90 miliardi al mese, e la possibilità che ci siano almeno due ritocchi da 50 punti base. Gli operatori ora prevedono che i tassi dei Fed Fund raggiungano il 2,5% entro fine 2022, il che rappresenterebbe la più grande stretta monetaria dal 1994, anno nero dei bond. Il rendimento del Treasury decennale ha velocemente superato il 2,6%, tornando ai livelli toccati nel 2018 e 2019. I mercati azionari, che da metà marzo avevano iniziato una interessante fase di recupero, immuni anche al trend di aumento dei rendimenti, hanno subito il colpo.
ENNESIMA ROTAZIONE DAL VALUE AL GROWTH
Mauri Brusa ricorda che nelle ultime settimane avevamo assistito all’ennesima rotazione settoriale dai titoli value verso i growth, in particolare le mega cap americane tecnologiche, segno che il mercato cominciava prezzare un possibile rallentamento economico che avrebbe favorito nuovamente i titoli ad alta crescita e penalizzato i ciclici. Ma ora si inizia a temere che la Fed prosegua sulla strada della normalizzazione dei tassi senza badare troppo alle conseguenze sui listini. Con un mercato del lavoro tornato quasi ai livelli pre-pandemia e bilanci societari in buona salute, la priorità è cercare di arginare la crescita dell’inflazione arrivata ai massimi da 40 anni.
VOLATILITÀ ANCORA ELEVATA
Se si aggiunge la riduzione dei buyback dovuta all’aumento dei costi di finanziamento, è possibile secondo l’esperto di GAM SGR che nei prossimi mesi la volatilità sui mercati resti elevata. Malgrado le stime per la crescita economica globale nel 2022 siano state recentemente riviste al ribasso, l’Ocse è passata dal +4,5% di fine 2021 al +3,5% attuale, ma per il momento una fase recessiva non è nelle carte. Con la nuova stagione delle trimestrali alle porte il quadro sarà più chiaro, in particolare sulla guidance per i prossimi trimestri.
PREZZI INTERESSANTI, BASE PER RIPRESA AL RIALZO
La conclusione tratta da Mauri Brusa è che le valutazioni al momento sono interessanti, anche perché le stime degli analisti sulla crescita degli utili restano positive, e l’attuale fase di consolidamento dei listini potrebbe fare da base per la ripresa del trend rialzista una volta metabolizzato il nuovo contesto monetario.