Le sfide dei prossimi mesi

Generali Investments: la recessione fa paura e condizionerà la Fed

Una Banca centrale statunitense più aggressiva dovrà fare i conti con l'aumento dell'inflazione e il rallentamento della crescita economica. Crescono i timori per l'economia Usa e gli indici di fiducia sono in deterioramento

di Annalisa Lospinuso 21 Aprile 2022 19:00

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Gli occhi rimangono puntati sull’inflazione, in salita al 7,5% nell’area dell’euro e all’8,6% negli Usa. Il mercato prezza un aumento dei tassi d’interesse della Fed di 50 punti base a maggio per poi crescere ancora nelle sedute successive. La Bce è più aggressiva ma aspetta di vedere le evoluzioni della guerra. Questo è il contesto economico delineato da Paolo Zanghieri, Senior Economist di Generali Investments nel consueto "Market Spinner".

LA CURVA DEI TASSI


Le curve dei rendimenti sono aumentate, il divario tra i tassi d’interesse degli Usa e dell’area euro si sono inaspriti per le previsioni più basse sull’inflazione statunitense. I timori della repressione monetaria della Fed hanno spinto l’euro a toccare un minimo di due anni contro il dollaro americano. “La reazione aggressiva della Fed all'inflazione elevata – dice Zanghieri - sta rafforzando le preoccupazioni circa le prospettive dell'economia statunitense. Il mercato del lavoro è in buonissime condizioni, con il tasso di disoccupazione (3,6%) quasi tornato ai minimi pre-Covid e gli utili delle imprese sono solidi. Tuttavia, il deterioramento degli indicatori di fiducia segnalano crescenti timori di una recessione. Questi timori sono inoltre rafforzati dall’appiattimento e inversione parziale della curva dei rendimenti, che però si è leggermente irripidita la settimana scorsa”.

EQUILIBRIO TRA INFLAZIONE E CRESCITA


L’esperienza passata mostra infatti che un rialzo rapido e sostenuto dei tassi potrebbe limitare le possibilità di un “atterraggio morbido”, secondo Generali Investments. Uno stimolo fiscale più contenuto unito al rialzo dei prezzi dell’energia, che intacca il potere d’acquisto, potrebbe portare un rallentamento della crescita. “L’offerta di credito si è indebolita – aggiunge Zanghieri - poiché le banche hanno iniziato ad inasprire i propri standard sui prestiti. I bilanci del settore privato sono diventati meno vulnerabili all’aumento dei tassi di interesse, grazie all’aumento delle riserve di liquidità, ma l’elevato debito delle imprese può diventare un problema”.

LE MOSSE DELLA FED


Sarà importante vedere come la Fed troverà l’equilibrio tra il contenimento dell’inflazione e il rallentamento della crescita economica. “Prevediamo quindi una stretta più anticipata – conclude il Senior Economist di Generali Investments - con un aumento di 50 punti base in ciascuno dei prossimi due incontri della banca centrale. Ma a questo potrebbe seguire una posizione meno aggressiva, con il tasso dei Fed fund che raggiungerà un picco leggermente superiore al 2,5% entro la primavera del prossimo anno, inferiore alle attuali aspettative del mercato del 3%”.

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