L'analisi

Generali Investments: meglio mercati più difensivi rispetto alle azioni europee

Secondo Michele Morganti (Generali Investments), nonostante alcuni elementi positivi, meglio un leggero sottopeso nell’azionario, preferendo Regno Unito e USA. A livello settoriale sovrappeso nell’healthcare, nell’energia, nei materiali e nei servizi pubblici

di Leo Campagna 12 Maggio 2022 08:00

financialounge -  Generali Investments Michele Morganti
I mercati cercano faticosamente un punto di equilibrio mentre l'economia globale è in rallentamento e le politiche monetarie diventano sempre più aggressive. La Federal Reserve statunitense, nel suo ultimo meeting, ha aumentato di 50 punti base (+0,50%) i tassi mentre il QT, cioè la riduzione delle attività finanziarie che la Fed detiene nel proprio bilancio, inizierà a giugno, raggiungendo la massima velocità nei tre mesi successivi.

ULTERIORI PRESSIONI SUI RAPPORTI PREZZO / UTILE (P/E)


La reazione del mercato a questi provvedimenti della banca centrale USA è stata inizialmente positiva ma si è rapidamente invertita. Anche perché la pressione sui prezzi al consumo prosegue e non è chiaro dove l'inflazione potrà posizionarsi nei prossimi trimestri. “E’ probabile che le preoccupazioni riguardanti il rallentamento della crescita e quelle relative alle politiche più aggressive delle banche centrali possano proseguire a breve termine. Un trend che potrebbe innescare revisioni negative degli utili aziendali ed esercitare ulteriori pressioni sui rapporti prezzo / utile (p/e)” fa sapere Michele Morganti, Senior Equity Strategist di Generali Investments.

L’AUMENTO DEI RENDIMENTI REALI


A tutto questo, secondo il manager, occorre poi aggiungere l'aumento dei rendimenti reali (al netto cioè dell’inflazione) e la più elevata incertezza geopolitica, che pesano sul risk premium azionario. “In quest’ottica, gli effetti positivi derivanti dalla buona stagione degli utili del primo trimestre e dalle riaperture delle attività potrebbero rivelarsi di breve durata” specifica Morganti.

IL RALLENTAMENTO DELL’AREA EURO


Il manager di Generali Investments imputa alla guerra in Ucraina, ai venti contrari per le sanzioni e al minor dell'utilizzo della capacità produttive il rallentamento nell’area euro. “Negli Stati Uniti, invece, i profitti aziendali potrebbero risentire della pressione di un dollaro più forte, dell'indebolimento nei principali indicatori di fiducia (ISM) e di un rapporto CPI/ULC in diminuzione (dove ULC sono i costi unitari del lavoro), un indicatore quest’ultimo di momentum dei margini aziendali” spiega Morganti.

DIFENDERE I RENDIMENTI DI PORTAFOGLIO DALL’INFLAZIONE


Dal punto di vista delle valutazioni, la correzione del settore tecnologico USA da inizio anno ha provocato solo una parziale riduzione delle bolla di valutazione relativa (simile al 2000) rispetto all'indice S&P500 e resta pertanto ancora a rischio di ulteriori cali. “Vediamo per l’equity il potenziale rendimento totale positivo atteso in 6-12 mesi pari a circa il 6%, i flussi di cassa netti elevati delle imprese e buona capacità come, in generale per gli asset reali, di difendere i rendimenti di portafoglio dall’inflazione. Tuttavia, nonostante gli elementi positivi, l’insieme dei rischi sullo sfondo alimentano la volatilità di mercato e questo suggerisce a breve termine di mantenere una posizione di leggero sottopeso nell’azionario” sottolinea Morganti.

UN PORTAFOGLIO MENO CICLICO


Il manager di Generali Investments preferisce i mercati più difensivi rispetto a quello europeo come il Regno Unito e gli Stati Uniti: questi ultimi, in particolare, risultano più resilienti sulla base dell'indipendenza energetica e di migliori prospettive economiche. A livello settoriale, la strategia adottata prevede un portafoglio meno ciclico con un sovrappeso nell’healthcare, nell’energia, nei materiali e nei servizi pubblici, e un sottopeso verso media, beni strumentali industriali, finanziari diversificati, hardware e real estate.

Trending