Il punto

Cripto ma anche algoritmi: ecco cosa sta succedendo sui mercati

Dal crash del 1987 causato dagli scambi computerizzati l’evoluzione digitale dei mercati è andata molto avanti, creando nuovi rischi ma anche offrendo soluzioni, mentre i regolatori sono rimasti troppo indietro

di Stefano Caratelli 16 Maggio 2022 08:18

financialounge -  algoritmi criptovalute mercati Morning News Weekly Bulletin
Forse non aveva tutti i torti Warren Buffett a definire una ‘sala scommesse’ l’attuale mercato un paio di settimane fa. Indici di Wall Street che messi insieme valgono una trentina di migliaia di miliardi di dollari che vanno giù del 5% e rimbalzano del 4% da un giorno all’altro con singoli titoli che oscillano a due cifre in rialzo o ribasso nell’arco di pochi minuti non sono esattamente la fotografia di un mercato guidato dalla razionalità. E le nuove frontiere delle criptovalute, delle piattaforme alternative e della ‘finanza decentralizzata’ non danno prova migliore, visti i 1.000 miliardi di dollari di valore (sulla carta) bruciati dai primi sette ‘coin’ in sei mesi, mentre tra le altre migliaia in circolazione ce ne sono alcune piombate dalle stelle a zero in un paio di settimane. Il problema è che la guida del mercato sono i fondamentali, macro e micro, che di questi tempi sono avvolti nella nebbia più fitta per quanto riguarda il futuro a breve-medio termine.

LA NEBBIA AVVOLGE I FONDAMENTALI


La Fed ha preso la rincorsa per contrastare l’inflazione, ma c’è il rischio che l’impatto della stretta monetaria avviata a marzo, che di solito fa sentire i suoi effetti 3-6 mesi dopo, arrivi su un’economia già in frenata con inflazione in caduta, facendo scattare una recessione non necessaria. Visibilità zero anche sulla durata della guerra in Ucraina e della stretta Covid Zero della Cina, con tutte le conseguenze su catene di approvvigionamento e prezzi di energia e alimentari, che se continuano a salire rischiano di accendere focolai di instabilità in giro per il mondo, dal Nord Africa al Medio Oriente fino a molti paesi asiatici. I fondamentali micro non sono impermeabili alle turbolenze di quelli macro, le guidance delle imprese sugli utili futuri e gli indicatori anticipatori come gli indici PMI aiutano poco, perché appesi a troppe variabili che possono muoversi violentemente sia al rialzo che al ribasso.

UN’ANCORA SENZA ANCORAGGI


Anche gli indicatori tecnici, dalle medie mobili all’indice VIX della volatilità basato sulle opzioni put e call sullo S&P 500, aiutano meno che in passato nella navigazione a breve. I beni rifugio ne offrono ben poco, a cominciare dall’oro e dalla sua versione digitale, vale a dire il Bitcoin, che doveva essere un’alternativa al metallo giallo proprio perché nasceva con l’idea di offrire un valore intrinseco, dato dalla inscalfibilità della blockchain su cui è costruito e dalla limitata disponibilità ‘fisica’. Con tutta probabilità la storia del Bitcoin e delle altre cripto è appena iniziata, come Internet agli albori degli anni 90. Uno dei problemi del Bitcoin è che rappresenta una solida àncora a cui nessuna grande istituzione è ancorata, a differenza dell’oro che ha un peso importante nei bilanci delle banche centrali.

FRANCOBOLLI E ALGORITMI


Altre, come la sfortunata Terra Luna, somigliano di più a schemi Ponzi, l’Italiano sbarcato a Boston da Lugo di Romagna all’inizio del secolo scorso con due dollari e mezzo in tasca, inventore di un arbitraggio che lucrava sulla differenza di prezzo tra USA e Europa dei francobolli, che nel vecchio continente devastato dalla guerra mondiale si compravano a prezzi stracciati se pagati in dollari. Non c’era dietro nessun valore intrinseco e nessun collaterale, solo un meccanismo speculativo perfettamente legale che però, quando il business esplose, sfruttava un mercato troppo piccolo per soddisfare le attese di guadagno delle migliaia di risparmiatori seguaci di Ponzi, che per accontentarli passò dall’arbitraggio alla truffa. Dietro Terra Luna c’è solo un algoritmo che garantisce in teoria la stabilità del valore in dollari, ma a differenza degli ETF in cassa non c’è il collaterale per soddisfare chi vuol incassare i presunti guadagni.

QUANDO LA SEC INVENTÒ I CURBS


E poi ci sono gli ‘algo’, come i TWAP (Time Weighted Average Price) o i VWAP (Volume Weighted Average Price), che consentono di spacchettare un ordine di acquisto o di vendita di qualche milione di azioni in decine di migliaia di transazioni, fino a una al secondo o anche meno. Quando vengono usate contemporaneamente da un numero elevato di money manager possono causare distorsioni di prezzo importanti, anche se temporanee. Il primo caso importante di impatto sul mercato degli scambi computerizzati risale a ottobre del 1987, quando Wall Street tra un venerdì e un lunedì perse un quarto del suo valore in balia di ordini di vendita automatici che scattavano a valanga innescati dalle stop loss. Per evitare che si ripetesse, la SEC inventò i ‘curbs’, che a fronte di oscillazioni anomale imponevano di tornare al controllo ‘umano’ per normalizzare la situazione.

IL DIGITALE HA CORSO PIÙ DEI REGOLATORI


Il problema è che da allora gli scambi computerizzati si sono evoluti velocemente con meccanismi sempre più sofisticati e diffusi, mentre gli strumenti di intervento dei regolatori sono rimasti più o meno gli stessi, scattano su archi di tempo di decine di minuti mentre gli ‘algo’ si muovono nella dimensione dei millesimi di secondo. Ovviamente gli algo sono costruiti tenendo conto di tutte le variabili macro e micro disponibili, ma se queste sono offuscate dall’incertezza possono prendere direzioni impreviste con esiti imprevedibili. Come nell’universo cripto, che ormai conta migliaia di emuli del bitcoin, mentre si moltiplicano le piattaforme alternative, la ‘finanza decentralizzata’ e i gruppi di influenza sui social, la tecnologia è andata avanti mentre SEC e altre autorità sono rimasti agli anni 90, e c’è da chiedersi quanto senso abbia ancora parlare di ‘mercati regolamentati’.

BOTTOM LINE


L’evoluzione digitale non pone solo rischi ma offre anche soluzioni. Gli algoritmi provocano eccessi temporanei ma sono molto più in grado di correggere rapidamente rispetto al trading computerizzato di 35 anni fa. Le cripto hanno creato bolle molto grandi ma il loro sgonfiamento non produce effetti sistemici. Quando si scioglierà la nebbia che avvolge i fondamentali si potrà tornare a ragionare su investimenti e aggiustamenti di portafoglio. Ma le autorità monetarie e finanziarie stanno accumulando un ritardo pericoloso e devono sbrigarsi a recuperare.

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