Cosa aspettarsi
Ethenea: ecco quando l'inflazione comincerà a rallentare
Secondo Volker Schmidt, Senior Portfolio Manager di Ethenea Independent Investors, bisognerà attendere ancora qualche mese prima di vedere l'inflazione su livelli più contenuti. In ogni caso, la crescita economica subirà uno stop
di Antonio Cardarelli 17 Maggio 2022 08:00
Servirà ancora pazienza prima di vedere l'inflazione rallentare, cosa che accadrà non prima della fine del secondo semestre 2022. A sostenerlo è Volker Schmidt, Senior Portfolio Manager di Ethenea Independent Investors, che analizza l'andamento dell'inflazione in Europa e Usa e le conseguenti mosse delle banche centrali.
Secondo l'esperto, l'inflazione può correre ancora nei prossimi mesi fino a raggiungere un aumento del 10%, ma verso la fine dell'anno il dato potrebbe rientrare verso il 5-6%. Guardando poi al 2023 e al 2024, secondo Schmidt "non è chiaro se torneranno verso l'intervallo desiderato del 2%". Fed e Bce si trovano in due punti diversi, con la prima che ha già concluso il suo programma di acquisto di obbligazioni e ha alzato i tassi di interesse. La Bce ha rallentato il ritmo dei suoi acquisti netti di obbligazioni senza terminarli completamente, ma ha lasciato invariati i suoi tassi d'interesse di riferimento.
Tuttavia, finora gli annunci e le mosse delle banche centrali non hanno sortito gli effetti sperati. I rendimenti delle obbligazioni a lungo termine sono aumentati in misura significativa, così come le condizioni per i nuovi prestiti, con i tassi sui mutui decennali al 2% in Germania, mentre negli Stati Uniti i mutui trentennali sono saliti al 5,25%. "In questo contesto, sia la Fed che la Bce alzeranno i loro tassi d'interesse. Per la Fed, pare probabile un nuovo intervallo obiettivo compreso tra il 2,5% e il 2,75%, se non leggermente superiore. La Bce, dal canto suo, dovrebbe riportare il tasso sui depositi in territorio positivo entro fine anno. Non è escluso nemmeno un aumento del tasso repo nel 2022", spiega Schmidt.
Secondo l'esperto di Ehenea, non è facile fare pronostici sull'andamento futuro dell'inflazione. Inoltre, fa notare Schmidt, se negli Usa le singole componenti incluse nel calcolo dell'inflazione sono già in calo o salgono solo lentamente, in Europa la fiammata dei prezzi dell'energia è decisiva per l'andamento dell'inflazione. "L'andamento dell'inflazione a lungo termine nel 2023 e nel 2024 e la conseguente evoluzione dei tassi d'interesse delle banche centrali saranno tuttavia ancora più decisivi per il futuro sviluppo dei tassi a lunga scadenza", commenta Schmidt. Resta infatti da vedere "chi si sostituirà alle banche centrali in qualità di acquirenti".
Nell'analisi dell'esperto è probabile un aumento temporaneo del rendimento dei Bund decennali e dei Treasury Usa di pari scadenza, ma successivamente "il mercato dovrebbe conoscere una tregua". "In ogni caso - spiega Schmidt - visti gli esorbitanti tassi d'inflazione, escludiamo un'ulteriore ripresa economica sia negli Stati Uniti che nell'area euro". L'esperto vede due scenari possibili: o l'economia si indebolirà per prima, facendo rallentare l'inflazione e rendendo meno necessario un intervento della banca centrale, oppure livelli di inflazione persistentemente elevati smorzeranno il sentiment dei consumatori, causando una grave recessione economica. "In ogni caso, la crescita nel primo trimestre del 2022 ha già evidenziato un netto indebolimento, con il prodotto nazionale lordo negli Stati Uniti che è addirittura sceso leggermente rispetto al trimestre precedente”, conclude l'esperto.
POSSIBILE FRENATA A FINE ANNO
Secondo l'esperto, l'inflazione può correre ancora nei prossimi mesi fino a raggiungere un aumento del 10%, ma verso la fine dell'anno il dato potrebbe rientrare verso il 5-6%. Guardando poi al 2023 e al 2024, secondo Schmidt "non è chiaro se torneranno verso l'intervallo desiderato del 2%". Fed e Bce si trovano in due punti diversi, con la prima che ha già concluso il suo programma di acquisto di obbligazioni e ha alzato i tassi di interesse. La Bce ha rallentato il ritmo dei suoi acquisti netti di obbligazioni senza terminarli completamente, ma ha lasciato invariati i suoi tassi d'interesse di riferimento.
LE MOSSE DELLE BANCHE CENTRALI
Tuttavia, finora gli annunci e le mosse delle banche centrali non hanno sortito gli effetti sperati. I rendimenti delle obbligazioni a lungo termine sono aumentati in misura significativa, così come le condizioni per i nuovi prestiti, con i tassi sui mutui decennali al 2% in Germania, mentre negli Stati Uniti i mutui trentennali sono saliti al 5,25%. "In questo contesto, sia la Fed che la Bce alzeranno i loro tassi d'interesse. Per la Fed, pare probabile un nuovo intervallo obiettivo compreso tra il 2,5% e il 2,75%, se non leggermente superiore. La Bce, dal canto suo, dovrebbe riportare il tasso sui depositi in territorio positivo entro fine anno. Non è escluso nemmeno un aumento del tasso repo nel 2022", spiega Schmidt.
CHI SOSTITUIRÀ LE BANCH CENTRALI NEGLI ACQUISTI
Secondo l'esperto di Ehenea, non è facile fare pronostici sull'andamento futuro dell'inflazione. Inoltre, fa notare Schmidt, se negli Usa le singole componenti incluse nel calcolo dell'inflazione sono già in calo o salgono solo lentamente, in Europa la fiammata dei prezzi dell'energia è decisiva per l'andamento dell'inflazione. "L'andamento dell'inflazione a lungo termine nel 2023 e nel 2024 e la conseguente evoluzione dei tassi d'interesse delle banche centrali saranno tuttavia ancora più decisivi per il futuro sviluppo dei tassi a lunga scadenza", commenta Schmidt. Resta infatti da vedere "chi si sostituirà alle banche centrali in qualità di acquirenti".
CRESCITA ECONOMICA PENALIZZATA
Nell'analisi dell'esperto è probabile un aumento temporaneo del rendimento dei Bund decennali e dei Treasury Usa di pari scadenza, ma successivamente "il mercato dovrebbe conoscere una tregua". "In ogni caso - spiega Schmidt - visti gli esorbitanti tassi d'inflazione, escludiamo un'ulteriore ripresa economica sia negli Stati Uniti che nell'area euro". L'esperto vede due scenari possibili: o l'economia si indebolirà per prima, facendo rallentare l'inflazione e rendendo meno necessario un intervento della banca centrale, oppure livelli di inflazione persistentemente elevati smorzeranno il sentiment dei consumatori, causando una grave recessione economica. "In ogni caso, la crescita nel primo trimestre del 2022 ha già evidenziato un netto indebolimento, con il prodotto nazionale lordo negli Stati Uniti che è addirittura sceso leggermente rispetto al trimestre precedente”, conclude l'esperto.