Focus sul valutario

Schroders: complesso insidiare il dollaro come valuta di riserva mondiale

David Rees, Senior Emerging Markets Economist di Schroders, esamina i Paesi che dopo il congelamento delle riserve russe potrebbero diversificare dal dollaro. Cina possibile sfidante, ma servirebbero decenni

di Stefano Caratelli 26 Maggio 2022 19:00

financialounge -  David Rees dollaro Schroders Valutario
Il mese scorso il governo russo ha saltato il pagamento di un Eurobond perché le sanzioni non consentivano di onorare il debito. La Russia è riuscita a evitare il default pagando entro il periodo di grazia e usando parte delle ormai limitate riserve. Prima ne aveva per dieci volte il debito estero, ma le sanzioni le hanno rese inutili. Altri potrebbero essere preoccupati di dover subire in futuro un destino simile, e il peso del dollaro nelle riserve globali che si è notevolmente ridotto negli ultimi 20 anni. Il congelamento degli asset della banca centrale russa da parte USA accelererà il trend e segnerà la fine del dominio del dollaro come valuta di riserva globale? E con quali implicazioni a lungo termine per i mercati finanziari globali?

TREASURY CONCENTRATI IN FORZIERI ALLEATI


Parte da questi interrogativi David Rees, Senior Emerging Markets Economist di Schroders, per analizzare quali Paesi potrebbero voler abbandonare gli asset in dollari, iniziando da quelli che difficilmente lo faranno a seguito degli eventi recenti. Oltre che in dollari, sono state congelate anche le riserve russe denominate in euro, yen, sterline, dollari canadesi e franchi svizzeri. Questi Paesi, insieme ad altri alleati come l'Australia, rappresentano circa la metà di tutte le disponibilità estere di titoli del Tesoro USA, per un valore totale di circa 3.500 miliardi di dollari.

QUADRO CONFUSO SUGLI EMERGENTI


Rees nota che il quadro è più confuso nei mercati emergenti, e fa l’esempio della Regione Amministrativa Speciale di Hong Kong dove opera un currency board nei confronti del dollaro, e finché non deciderà di cambiare non sarà in grado di diversificarsi. Molti altri mercati emergenti alleati degli Stati Uniti e di altre nazioni del G7 difficilmente si sentiranno minacciati. Ma qualcuno potrebbe essere più preoccupato, come la Cina, già impegnata in una guerra commerciale con gli USA.

CINA ACCUMULATORE DI RISERVE


La Cina è il più grande detentore di riserve valutarie al mondo, con un patrimonio ufficiale di poco inferiore ai 3.500 miliardi di dollari, che sfiorano i 4.500 miliardi se si considerano gli asset esteri detenuti dalle banche statali. La Cina è anche il secondo maggior detentore straniero di titoli del Tesoro USA, per circa 1.000 miliardi di dollari. Non ci molte opzioni in ottica di diversificazione dal dollaro: potrebbe smettere di accumulare Treasury, ma è improbabile che li elimini del tutto o diversifichi in modo significativo.

ANCHE UN RENMINBI DI RISERVA È RISCHIOSO


Secondo l’esperto di Schroders è improbabile che i Paesi emergenti, a parte forse la Russia, possano convertire le riserve in renminbi. Il rischio che Pechino possa congelare le riserve di una nazione per un inasprimento delle relazioni bilaterali esiste, e disporre di dollari continua a essere utile in tempi di crisi. Oltre al timore di sanzioni, vi sono ragioni economiche più ortodosse per diversificare in valuta cinese, secondo Rees, a cominciare dagli scambi commerciali, il che aumenterebbe anche il ruolo internazionale del renminbi.

26 CANDIDATI A DIVERSIFICARE


Schroders ha identificato 26 Paesi candidati a diversificare le riserve. Questi detenevano titoli del Tesoro USA per un valore di 1.100 miliardi di dollari a gennaio 2022, pari al 15% delle riserve estere globali. È improbabile che abbandonino del tutto il dollaro, dato che probabilmente rimarrà l'asset di riserva più affidabile e liquido nel prossimo futuro. Ma sembra ragionevole pensare secondo Rees che potrebbero riallocare forse un quarto delle riserve.

L’ESITO DI UN QT RAFFORZATO


Per valutare le implicazioni per il mercato dei Treasury USA, secondo Rees il dibattito sull'impatto del Quantitative Tightening della Fed è probabilmente un buon punto di partenza. Powell stima che 95 miliardi di dollari di QT equivalgano a un aumento di 25 punti del tasso dei Fed Fund, per cui in teoria la diversificazione delle riserve potrebbe aggiungere circa 65 punti base ai rendimenti USA. Ma questo è probabilmente lo scenario peggiore, perché altri membri del FOMC si aspettano un impatto minore del QT.

PER ORA SOLO OPERAZIONI DI FACCIATA


Il punto, sottolinea in conclusione l’esperto di Schroders, è che si tratta solo di un'operazione di facciata. Potrebbero esserci delle variazioni di prezzo marginali, ma probabilmente non sufficienti, a meno che la diversificazione dal dollaro non prenda davvero piede, soprattutto da parte della Cina, e la storia insegna che questo richiede decenni.

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