Azioni value

Amundi: con l'inflazione in aumento puntare sulla qualità

Marco Pirondini Head of Equities US Portfolio Manager di Amundi Asset Management, spiega che molto è cambiato rispetto alla pandemia, energia e difesa spingono l’inflazione, la Cina non esporta più deflazione

di Stefano Caratelli 31 Maggio 2022 08:00

financialounge -  Amundi azionario Marco Pirondini Titoli value
La crescita eccessiva della massa monetaria, il sotto-investimento nel capitale fisico del passato e la solidità del mercato del lavoro probabilmente manterranno l’inflazione americana sopra l’obiettivo della Fed nel lungo periodo. L’implicazione per gli investimenti è una rotazione verso i settori che dovrebbero mettere a segno una buona performance con inflazione elevata. Se questa, come verosimile, sarà un momento cruciale per chi investe in azioni, perché le tipologie di titoli che probabilmente andranno bene difficilmente saranno le stesse che hanno messo a segno una buona performance negli ultimi anni.

CONTESTO POST-PANDEMICO


Partendo da qui, Marco Pirondini, Head of Equities US Portfolio Manager di Amundi Asset Management, suggerisce per l’investimento azionario un percorso diverso da quello che ha funzionato durante la pandemia. Nel 2020-21 ha funzionato l’orientamento al futuro, scarsa sensibilità alle valutazioni pur se elevate e focus sul mercato USA. Nel contesto post-pandemico invece, secondo Pirondini, servirà la focalizzazione sui fondamentali delle società, sensibilità alle valutazioni, e focus globale.

VALUE SEGMENTO PIÙ INTERESSANTE


L’esperto di Amundi AM ritiene il segmento Value attualmente il più interessante, soprattutto perché l’universo di questi titoli, nonostante il recente movimento, viene attualmente scambiato con un P/E, vale a dire il multiplo degli utili attesi espresso dai prezzi, a sconto rispetto ai titoli Growth. Pirondini sottolinea che sono passati quarant’anni dalla Grande Inflazione che imperversò dal 1965 al 1982 e che negli USA salì fino al 13,5%. Secondo Michael Bryan, della Federal Reserve Bank di Atlanta, è stato “l'evento macroeconomico della seconda metà del Ventesimo secolo che ha lasciato un’impronta indelebile, ci sono state quattro recessioni economiche, due gravi crisi energetiche e l’implementazione senza precedenti di controlli sui salari e sui prezzi”.

INFLAZIONE SOSTENUTA A LUNGO


Le origini della Grande Inflazione secondo Pirondini vanno fatte risalire alle politiche della Federal Reserve che, analogamente a quelle di oggi, supportarono la crescita eccessiva della massa monetaria. La crescita della massa monetaria e la consistenza delle riserve bancarie indicano un’inflazione più elevata in futuro. Per questo, secondo l’esperto di Amundi AM, è probabile che l’inflazione rimanga sopra l’obiettivo della Fed. Le previsioni degli economisti sull’inflazione si sono attestate sopra l’obiettivo dichiarato dalla Fed e, se abbinate ai dati reali, suggeriscono un’inflazione sostenuta sul medio periodo.

CARENZA DI LAVORO IN USA


Sebbene l'attuale tasso di inflazione sia ben sotto il picco raggiunto negli anni ‘80, Pirondini è dell’idea che l’inflazione possa persistere al di sopra dell’obiettivo del 2% indicato dalla Fed, per tre diversi motivi. Il primo è che gli Stati Uniti hanno un problema di carenza di manodopera. La forte ripresa della crescita economica, unitamente all’invecchiamento della popolazione e ai prepensionamenti durante la pandemia, stanno limitando la disponibilità di manodopera e fatto aumentare i salari.

SICUREZZA ENERGETICA E DIFESA


Poi il fatto che a livello globale la sicurezza energetica e la difesa sono oggetto di una rinnovata attenzione per via del conflitto tra Russia e Ucraina. La Germania ha annunciato ad esempio che accelererà la costruzione dei terminal per la rigassificazione di gas naturale liquefatto in modo da diminuire la sua dipendenza dal gas naturale russo e che aumenterà la spesa per la difesa portandola al 2% del PIL. Pirondini crede che la spesa per la sicurezza energetica e la difesa genereranno inflazione.

LA CINA NON ESPORTA PIÙ DEFLAZIONE


Infine una Cina che non esporta più deflazione. Per anni la Cina è stata una fonte di merci a buon mercato che, stando ai dati dell’Ufficio dello US Trade Representative, nel 2020 rappresentavano il 18,6% delle importazioni statunitensi. Tuttavia, la popolazione cinese in età lavorativa ha ormai raggiunto il picco massimo a causa dei bassi tassi di natalità. L’esperto di Amundi AM ritiene che la contrazione della forza lavoro in Cina si tradurrà in un aumento dei prezzi delle esportazioni verso gli Stati Uniti.

PREPARARSI AL CAMBIAMENTO


La conclusione dell’analisi di Amundi AM è che ci si sta spostando verso un regime di inflazione elevata, già presente prima del Covid in forma di eccessiva massa monetaria, repressione finanziaria e sottoinvestimenti infrastrutturali. Gli investitori devono prepararsi al cambiamento includendo azioni Value di elevata qualità che beneficeranno probabilmente dell’inflazione. Ma la rotazione verso i mercati Value, internazionali e meno costosi, difficilmente sarà lineare. Potrebbe risentire di eventi estremi come la guerra in Ucraina, con gli investitori che potrebbero preferire la resilienza degli USA rispetto all’Europa per l’impatto limitato sugli utili USA.

INCERTEZZA SUGLI UTILI


Gli investitori devono anche tener conto del fatto che gli utili dovrebbero essere scontati applicando un costo del capitale più alto. Inoltre, il contesto post-pandemico caratterizzato dall’incertezza sugli utili richiede una focalizzazione crescente sullo stockpicking e sui fondamentali societari.

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