Investimenti e sostenibilità

Investimenti ESG: il ruolo fondamentale della valutazione degli impatti

Una ricerca condotta da Calvert spiega come comprendere e quantificare gli impatti ESG sarà un passaggio cruciale per dare slancio agli investimenti sostenibili e guidare le scelte di investitori e aziende

di Stefano Caratelli 4 Giugno 2022 09:30

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Ancora oggi, gran parte delle metriche utilizzate per le valutazioni degli investimenti ESG sono basate sulle attività operative delle aziende, che sono sotto il diretto controllo di queste ultime: consumo dell’acqua, riduzione delle emissioni, diversità e inclusione tra i vari esempi. Il prossimo sviluppo fondamentale per le metriche ESG sarà invece l’“impatto”, vale a dire come le imprese hanno un effetto su società e ambiente attraverso i propri dipendenti, i propri clienti e i propri prodotti. Finché tali esternalità non verranno considerate nella reportistica di bilancio, l’integrazione ESG non potrà mai dirsi completa. Per orientare gli investitori su questo terreno, Morgan Stanley Investment Management (MSIM) ha condiviso le conclusioni di una ricerca commissionata dall’affiliata Calvert, entrata a far parte di MSIM a seguito dell’acquisizione di Eaton Vance, a KKS Advisors. Lo studio evidenzia come prendere in considerazione l’impatto possa permette di mettere in risalto il vero valore della sostenibilità.

UN DRIVER RILEVANTE PER LA PERFORMANCE


L’analisi mostra come un impatto positivo, misurato ponderando i dati di bilancio in modo da tenere conto degli effetti di ciascuna voce su società e ambiente, possa concretamente essere considerato driver sostanziale per la performance delle aziende e delle relative quotazioni azionarie. Così come in passato lo sviluppo di una chiara infrastruttura per la rendicontazione finanziaria ha consentito lo sviluppo di mercati dei capitali, oggi una contabilità che riesca a considerare l’impatto delle scelte societarie ha il potenziale di fornire un catalizzatore analogo per gli investimenti sostenibili. La reportistica delle aziende sui fattori ESG ha già fatto molti passi avanti, dal momento che gli investitori sono sempre più disposti ad allocare maggiori capitali sui temi della sostenibilità, utilizzando spesso come base di riferimento servizi come Bloomberg, Factset e Morningstar.

UNA DISPARITÀ QUALITATIVA


A fronte di questa grande abbondanza di informazioni disponibili, resta un evidente divario da colmare sulla qualità di tale livello informativo, spesso tutt’altro che soddisfacente. La maggior parte dei dati disponibili riguarda innanzitutto l’operatività, ovvero tutto ciò che è sotto il diretto controllo delle imprese. La prossima pietra miliare per migliorare l’informativa dovrà necessariamente coinvolgere l’impatto che tutte le aziende esercitano tramite i propri dipendenti, clienti, prodotti e attività. L’integrazione ESG nella reportistica finanziaria non potrà dirsi completa finché non includerà queste esternalità, che si collocano a valle dei prodotti e servizi offerti dalle aziende.

IMPATTO REALE IN TERMINI FINANZIARI


La ricerca sponsorizzata da Calvert si avvale del modello “Impatto Reale in Termini Finanziari” (Real Impact in Financial Terms, RIFT), sviluppato da Richmond Global Sciences. L’esempio proposto riguarda l’applicazione al settore delle bevande, concentrandosi in particolare su quelle analcoliche come Coca-Cola e PepsiCo. In questo specifico segmento, l’impatto viene valutato tramite due delle diverse categorie sociali e due di quelle ambientali nell’ambito del modello RIFT. Le prime riguardano il benessere dei consumatori, sia diretto che indiretto, come i costi sanitari per l’eccessiva assunzione di zuccheri. Le seconde si concentrano sulle emissioni generate per il raffreddamento delle bevande e il costo ambientale e sociale dei rifiuti plastici degli imballaggi.

DIFFERENZE TRA SETTORI


Il caso del segmento delle bevande analcoliche porta alla luce un’evidenza che si riscontra più in generale e in maniera anche molto evidente su settori quali utility e alimentari (ma meno per banche, telecomunicazioni e linee aeree): l’appartenenza a un settore è un chiaro driver dell’impatto totale prodotto. La rilevanza degli impatti è inoltre valutata su un campione di società attraverso una serie di metriche quali dimensione delle aziende, collocazione geografica e età, analizzandone le conseguenze su indicatori finanziari quali il ROA e il ROS. Tra i vari settori esaminati anche i servizi bancari al dettaglio, dove si riscontra una forte componente ciclica tra margini di profitto e sostenibilità dei servizi offerti: in questo caso la relazione tra impatto e indicatori di performance appare appunto negativa.

ANALISI DELLE PERFORMANCE


La ricerca si conclude con l’analisi delle performance azionarie, cercando di capire se un portafoglio di leader in termini di impatto dei prodotti riesca a sovraperformare un portafoglio di società che invece sono rimaste indietro sul fronte dell’impatto. Nell’orizzonte di analisi, tra il 2016 e il 2020, i leader battono queste ultime aziende sia che si consideri gli impatti “sociali” che quelli “ambientali”, sebbene l’evidenza sia molto più forte quando si prendono in esame le dinamiche sociali. Entrambi i gruppi del campione hanno fatto meno bene dei benchmark costruiti con un tradizionale modello di Fama-French, ma questo può essere però spiegato con l’esclusione da entrambi i portafogli dei nomi big tech.

UN DRIVER CONCRETO PER INVESTITORI E AZIENDE


Calvert e KKS Advisors vedono in conclusione un futuro in cui la misurazione dell’impatto sarà sempre più importante per gli investimenti ESG. La ponderazione dei risultati per l’impatto sarà alla base per lo sviluppo di una metodologia applicabile a imprese diverse su un ampio spettro di settori, in un processo del tutto trasparente e scalabile. Da queste prime analisi emerge poi come l’impatto positivo possa a tutti gli effetti considerarsi un driver da monitorare sia per valutare le metriche finanziarie delle aziende che per migliorare le performance di un portafoglio di titoli.

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