L’analisi
"La correzione non è finita, ma i consumatori e l’economia sembrano ben attrezzati"
Per comprendere l’attuale volatilità di mercati può essere utile ricordare, secondo Joseph V. Amato (Neuberger Berman), quanto l’economia evidenziasse forti squilibri all’inizio del 2022 per gli ingenti stimoli fiscali e monetari
di Leo Campagna 16 Giugno 2022 16:21
Forse alla maggior parte degli investitori è sfuggito quanto l’economia fosse fuori fase all’inizio del 2022. E’ importante invece esserne pienamente consapevoli per avere un’idea dell’entità dell’attuale shock inflazionistico, della possibile complessità di una normalizzazione futura e della possibile volatilità di mercato attesa per attraversare questa fase.
Lo fa presente Joseph V. Amato, President and Chief Investment Officer—Equities di Neuberger Berman che, per l’appunto, inizia a ricordare lo squilibrio in termini di dimensioni. Per contrastare la Grande Crisi Finanziaria (GFC) del 2008-2009 furono stanziati circa 3.000 miliardi di dollari di stimoli fiscali. Una cifra enorme che, tuttavia, finisce con il sembrare quasi poca cosa rispetto agli a 11.000 miliardi di dollari stimati dal Fondo Monetario Internazionale come misure fiscali a livello globale in risposta alla pandemia COVID-19.
Stesso discorso per quanto riguarda gli stimoli monetari. Il balzo degli asset nel bilancio della Federal Reserve, della Banca Centrale Europea e della Bank of Japan da 4.000 a 6.000 miliardi di dollari nel corso della GFC aveva stupito gli osservatori. Ma a inizio 2022 gli asset nei bilanci ammontavano alla sconvolgente cifra di 25.000 miliardi di dollari. “Un contesto che ha portato a condizioni finanziarie estremamente accomodanti, perfino dopo un decennio di politiche monetarie espansive” specifica Amato.
A tal proposito, in base alle stime Bloomberg, alla fine del 2020 il 40% dei titoli di stato in circolazione aveva rendimento negativo mentre il debito con un rendimento negativo ammontava a oltre 18.000 miliardi di dollari a livello globale. Sebbene in forte contrazione, alla fine del primo trimestre di quest’anno, valevano ancora 3.000 miliardi di dollari le obbligazioni con rendimenti negativi. In parallelo, secondo FactSet l’indice S&P 500 è cresciuto di quasi il 45% rispetto ai livelli pre-pandemici, il Russell 1000 Growth di oltre il 60% e il NASDAQ 100 del 73%.
Il CIO Equities di Neuberger Berman passa poi a esaminare le tempistiche. “Di solito, le recessioni generano i timori di perdere il proprio posto di lavoro, preoccuparsi per le proprie finanze personali e tagliare drasticamente le proprie spese. Durante la recessione legata al COVID-19 si è verificato quasi l’opposto” commenta Amato. Basti osservare il tasso di risparmio delle famiglie statunitensi. Per gran parte di questo secolo si è mantenuto intorno al 5%, per poi balzare a quasi il 35% nelle prime settimane della pandemia e attestarsi al 25% a inizio 2021 grazie ai sussidi pubblici.
“Per proteggere l’economia da uno shock senza precedenti, governi e banche centrali l’hanno inondata di stimoli di un’entità mai visti prima. Ciò ha contribuito ad assicurare che la recessione dovuta al COVID-19, seppur grave, fosse breve. Ma ha anche provocato un problema ciclico di tempistiche: due anni dopo la fine della recessione l’economia sta ancora cercando di “digerire” tali misure” argomenta Amato.
L’inflazione elevata è sintomo di questa indigestione. “Tuttavia” conclude il CIO Equities di Neuberger Berman. “vediamo sia i consumatori e, in generale, l’economia, in una certa misura meglio attrezzati rispetto ai cicli passati per assorbire una porzione consistente della stretta finanziaria. Resta il fatto che questo ciclo, resta caratterizzato da squilibri così forti che non escludiamo che il recente sell-off abbia ristabilito appieno l’equilibrio”.
GLI INGENTI STIMOLI FISCALI…
Lo fa presente Joseph V. Amato, President and Chief Investment Officer—Equities di Neuberger Berman che, per l’appunto, inizia a ricordare lo squilibrio in termini di dimensioni. Per contrastare la Grande Crisi Finanziaria (GFC) del 2008-2009 furono stanziati circa 3.000 miliardi di dollari di stimoli fiscali. Una cifra enorme che, tuttavia, finisce con il sembrare quasi poca cosa rispetto agli a 11.000 miliardi di dollari stimati dal Fondo Monetario Internazionale come misure fiscali a livello globale in risposta alla pandemia COVID-19.
…E QUELLI MONETARI
Stesso discorso per quanto riguarda gli stimoli monetari. Il balzo degli asset nel bilancio della Federal Reserve, della Banca Centrale Europea e della Bank of Japan da 4.000 a 6.000 miliardi di dollari nel corso della GFC aveva stupito gli osservatori. Ma a inizio 2022 gli asset nei bilanci ammontavano alla sconvolgente cifra di 25.000 miliardi di dollari. “Un contesto che ha portato a condizioni finanziarie estremamente accomodanti, perfino dopo un decennio di politiche monetarie espansive” specifica Amato.
DEBITO CON RENDIMENTO NEGATIVO E INDICI DI BORSA AI MASSIMI
A tal proposito, in base alle stime Bloomberg, alla fine del 2020 il 40% dei titoli di stato in circolazione aveva rendimento negativo mentre il debito con un rendimento negativo ammontava a oltre 18.000 miliardi di dollari a livello globale. Sebbene in forte contrazione, alla fine del primo trimestre di quest’anno, valevano ancora 3.000 miliardi di dollari le obbligazioni con rendimenti negativi. In parallelo, secondo FactSet l’indice S&P 500 è cresciuto di quasi il 45% rispetto ai livelli pre-pandemici, il Russell 1000 Growth di oltre il 60% e il NASDAQ 100 del 73%.
BALZO RECORD DEL TASSO DI RISPARMIO DELLE FAMIGLIE USA
Il CIO Equities di Neuberger Berman passa poi a esaminare le tempistiche. “Di solito, le recessioni generano i timori di perdere il proprio posto di lavoro, preoccuparsi per le proprie finanze personali e tagliare drasticamente le proprie spese. Durante la recessione legata al COVID-19 si è verificato quasi l’opposto” commenta Amato. Basti osservare il tasso di risparmio delle famiglie statunitensi. Per gran parte di questo secolo si è mantenuto intorno al 5%, per poi balzare a quasi il 35% nelle prime settimane della pandemia e attestarsi al 25% a inizio 2021 grazie ai sussidi pubblici.
UN PROBLEMA CICLICO DI TEMPISTICHE
“Per proteggere l’economia da uno shock senza precedenti, governi e banche centrali l’hanno inondata di stimoli di un’entità mai visti prima. Ciò ha contribuito ad assicurare che la recessione dovuta al COVID-19, seppur grave, fosse breve. Ma ha anche provocato un problema ciclico di tempistiche: due anni dopo la fine della recessione l’economia sta ancora cercando di “digerire” tali misure” argomenta Amato.
L’INFLAZIONE ELEVATA E’ SINTOMO DI QUESTA INDIGESTIONE
L’inflazione elevata è sintomo di questa indigestione. “Tuttavia” conclude il CIO Equities di Neuberger Berman. “vediamo sia i consumatori e, in generale, l’economia, in una certa misura meglio attrezzati rispetto ai cicli passati per assorbire una porzione consistente della stretta finanziaria. Resta il fatto che questo ciclo, resta caratterizzato da squilibri così forti che non escludiamo che il recente sell-off abbia ristabilito appieno l’equilibrio”.