Strategie di investimento
Perché per assumere maggiori rischi occorre privilegiare l’approccio alpha
Per Pictet AM in un periodo particolarmente complesso come quello attuale, la componente di selezione ESG si deve accompagnare ad un ulteriore filtro “attivo” di valutazione degli asset di rischio
di Leo Campagna 22 Giugno 2022 19:00
Tra i molteplici impatti causati dalla pandemia si segnala anche quello sulla sensibilità agli aspetti ESG da parte degli investitori istituzionali italiani. “Secondo la terza indagine “Esg ed Sri, le politiche di investimento sostenibile degli investitori istituzionali italiani’, il 91% dei gestori ha dichiarato di voler investire maggiormente in quest’ambito attraverso i fondi d’investimento alternativi, il 34% con fondi d’investimento tradizionali , il 20% tramite Fia immobiliari e un altro 20% per mezzo di Etf” fanno sapere Marco Ghilotti, Senior Manager Institutional Clients e Gabriele Susinno, Senior Client Portfolio Manager QUEST Global Equities, Pictet Asset Management.
Al momento non sono disponibili i dati sulla ripartizione tra approccio attivo e passivo, in particolare per quanto riguarda la componente azionaria dei portafogli istituzionali. Secondo i due esperti tuttavia si può ragionevolmente stimare che l’approccio passivo abbia superato quello attivo e sia in continua crescita. Un aspetto che alimenta il rischio di concentrazione dal momento che si riduce la differenza tra la composizione del portafoglio del fondo e i benchmark di mercato. “Rialzo dei tassi, inflazione ai massimi storici degli ultimi quaranta anni e inversione della correlazione tra obbligazioni e azioni stanno mettendo a dura prova i paradigmi di investimento consolidati nei primi decenni del terzo millennio” spiegano i due manager di Pictet AM.
A questo proposito, Ghilotti e Susinno si chiedono: può un investitore istituzionale, proteggersi dai rischi di concentrazione, migliorare il profilo ESG del proprio portafoglio e al contempo mantenere un elevato rapporto rischio/rendimento? “Di recente è stata pubblicata sul Journal of risk management for financial institutions una nostra analisi. In particolare, abbiamo verificato la possibilità di migliorare il profilo ESG di un portafoglio preservandone il livello di rendimento risk-adjusted, lasciando sostanzialmente invariate altre metriche rappresentative” riferiscono i due professionisti.
I risultati hanno confermato che è possibile centrare l’obiettivo sia per ciascuno dei singoli pilastri E, S e G, oltre al livello ESG complessivo. “Da notare inoltre che, pur spaziando su diversi livelli di tracking error, le letture del rendimento cumulato e dell'indice di Sharpe rimangono costanti. L'unica eccezione è stata registrata nel portafoglio legato all’MSCI USA, il che può essere spiegato dal peso elevato dei titoli FAANG in questo indice” commentano Ghilotti e Susinno.
Crescita dell’inflazione, rischi geopolitici, andamento del settore delle commodity, protrarsi della guerra in Ucraina e il persistente rischio legato alla pandemia, sono solo alcune delle variabili che rendono particolarmente complesso questo primo semestre del 2022 e, soprattutto, sono molto probabilmente destinate a proseguire nel 2023. Un contesto che esorta ad accompagnare, alla componente di selezione ESG, un ulteriore filtro “attivo” di valutazione degli asset di rischio.
Sarà necessario assumere, sottolineano Ghilotti e Susinno, maggiori rischi privilegiando la ricerca dell’alfa, più che del beta. “Nel momento in cui la componente obbligazionaria e monetaria è in grado di offrire una base di protezione e stabilità, in particolare per profili di rischio più bassi, la ricerca di rendimenti deve essere orientata alle gestioni attive di tipo quality-value e ridurre la duration dell’esposizione equity accompagnata da forme di investimento alternative: infrastrutture, private equity e private debt. Cruciale anche l’esposizione a commodity, real asset e materiali” concludono i due manager di Pictet Asset Management
IL RISCHIO DI CONCENTRAZIONE DEL PORTAFOGLIO
Al momento non sono disponibili i dati sulla ripartizione tra approccio attivo e passivo, in particolare per quanto riguarda la componente azionaria dei portafogli istituzionali. Secondo i due esperti tuttavia si può ragionevolmente stimare che l’approccio passivo abbia superato quello attivo e sia in continua crescita. Un aspetto che alimenta il rischio di concentrazione dal momento che si riduce la differenza tra la composizione del portafoglio del fondo e i benchmark di mercato. “Rialzo dei tassi, inflazione ai massimi storici degli ultimi quaranta anni e inversione della correlazione tra obbligazioni e azioni stanno mettendo a dura prova i paradigmi di investimento consolidati nei primi decenni del terzo millennio” spiegano i due manager di Pictet AM.
PROFILO ESG E RAPPORTO RISCHIO - RENDIMENTO
A questo proposito, Ghilotti e Susinno si chiedono: può un investitore istituzionale, proteggersi dai rischi di concentrazione, migliorare il profilo ESG del proprio portafoglio e al contempo mantenere un elevato rapporto rischio/rendimento? “Di recente è stata pubblicata sul Journal of risk management for financial institutions una nostra analisi. In particolare, abbiamo verificato la possibilità di migliorare il profilo ESG di un portafoglio preservandone il livello di rendimento risk-adjusted, lasciando sostanzialmente invariate altre metriche rappresentative” riferiscono i due professionisti.
I RISULTATI DELL’ANALISI DI PICTET AM
I risultati hanno confermato che è possibile centrare l’obiettivo sia per ciascuno dei singoli pilastri E, S e G, oltre al livello ESG complessivo. “Da notare inoltre che, pur spaziando su diversi livelli di tracking error, le letture del rendimento cumulato e dell'indice di Sharpe rimangono costanti. L'unica eccezione è stata registrata nel portafoglio legato all’MSCI USA, il che può essere spiegato dal peso elevato dei titoli FAANG in questo indice” commentano Ghilotti e Susinno.
UN ULTERIORE FILTRO ATTIVO DI VALUTAZIONE DEGLI ASSET DI RISCHIO
Crescita dell’inflazione, rischi geopolitici, andamento del settore delle commodity, protrarsi della guerra in Ucraina e il persistente rischio legato alla pandemia, sono solo alcune delle variabili che rendono particolarmente complesso questo primo semestre del 2022 e, soprattutto, sono molto probabilmente destinate a proseguire nel 2023. Un contesto che esorta ad accompagnare, alla componente di selezione ESG, un ulteriore filtro “attivo” di valutazione degli asset di rischio.
INFRASTRUTTURE, PRIVATE EQUITY E DEBT, COMMODITY, REAL ASSET
Sarà necessario assumere, sottolineano Ghilotti e Susinno, maggiori rischi privilegiando la ricerca dell’alfa, più che del beta. “Nel momento in cui la componente obbligazionaria e monetaria è in grado di offrire una base di protezione e stabilità, in particolare per profili di rischio più bassi, la ricerca di rendimenti deve essere orientata alle gestioni attive di tipo quality-value e ridurre la duration dell’esposizione equity accompagnata da forme di investimento alternative: infrastrutture, private equity e private debt. Cruciale anche l’esposizione a commodity, real asset e materiali” concludono i due manager di Pictet Asset Management