Listini in ripresa
Grande tenuta di Wall Street, forse è ancora presto per un 'liberi tutti'
Tutti gli indici si sono allontanati molto dai minimi di giugno, ma per il ritorno del Toro restano tante incertezze. Fed presa tra inflazione tenace e contrazione economica. Le trimestrali per ora tengono
di Stefano Caratelli 1 Agosto 2022 07:53
Dopo una prima metà dell’anno da dimenticare, a luglio Wall Street si è ripresa la scena, andando a rimbalzare proprio mentre la Fed replicava la stretta di 75 punti dei tassi e l’economia USA infilava il secondo trimestre consecutivo con il segno meno. Si sa che i mercati anticipano, e in questo caso a molti sembra che ‘vedano’ un atterraggio morbido con Powell e colleghi che a un certo punto accettano di convivere con un’inflazione un po’ più alta di quella desiderata, mentre le società quotate sullo S&P 500 riescono a mantenere livelli decenti di utili e ricavi anche a fronte di costi elevati.
La stagione delle trimestrali, con circa il 20% delle società dell’indice principale che le ha pubblicate, non è partita male per un’economia in contrazione. Il 68% ha battuto le stime, anche se in media di un modesto 3,3%, mentre la crescita di utili e ricavi è rimasta resiliente, con progressi del 6% e dell’11% rispettivamente.
Anche la guidance delle trimestrali uscite finora non è stata male, le grandi banche segnalano consumi e prestiti in salute, le aziende di trasporti e consegne vedono volumi solidi, e anche i fornitori di beni e servizi della sanità continuano a prevedere attività robusta. Il quadro generale rimane però pieno di contraddizioni, con l’economia in contrazione, la Fed all’attacco di un’inflazione che non dà segni di cedimento, e un’amministrazione Biden che continua a somministrare spesa pubblica e tasse, non esattamente una ricetta business friendly. Sul tutto incombe la guerra in Ucraina e il caro energia, anche se in USA pesa meno drammaticamente che in Europa.
Comunque lo S&P 500 ha riguadagnato e superato quota 4.000 punti, che aveva violato al ribasso prima a maggio e poi pesantemente a giugno, riducendo la distanza dai massimi di inizio anno al 13%, vale a dire non più territorio dell’Orso ma correzione. Il Nasdaq nel solo mese di luglio ha fatto ancora meglio, ma aveva fatto peggio prima, per cui resta ancora di pochissimo in Bear market, e infine il Dow Jones si è addirittura portato a meno del 10% di distanza, come mostra il grafico qui sotto.
A luglio hanno brillato i tech, ma non tutti e non per forza i big. Apple ha ridotto il calo da gennaio a poco più dell’8%, Amazon si è portata sotto il 20% dopo aver sfiorato a metà giugno il 40%. Alphabet e Microsoft hanno mancato le stime ma sono andate meno peggio del temuto, a beneficio dei rispettivi titoli. Ma ci sono anche tech che proprio in chiusura del mese hanno incassato pesanti tonfi, come Intel e Roku, per non parlare di Meta, l’ex Facebook, rimasta inchiodata ai minimi di giugno e sotto di oltre il 50% da inizio anno.
Comunque è aumentato il numero di chi se la sente di chiamare il ‘via libera’ vale a dire la ripartenza e l’uscita definitiva di Wall Street dalla fase di ribasso del primo semestre, ma c’è anche chi la vede in modo meno roseo. Come ad esempio Mike Wilson, chief U.S. equity strategist di Morgan Stanley, che ancora non si fida del rimbalzo di luglio e ha un target di fine anno a 3.900 punti per l’S&P 500, giudicando prematura l’idea che la Fed si metta presto in pausa e teme una ‘trappola’ che potrebbe portare il mercato azionario americano a ritestare i minimi di giugno.
Poi c’è il dollaro, che non aiuta i conti delle società americane, ma che potrebbe anche disincentivare gli acquisti dall’estero di titoli USA, per il rischio che il possibile recupero venga vanificato in termini di valuta, se il biglietto verde si ridimensiona. E infine c’è la politica, quella interna americana che ha un possibile spartiacque con le elezioni di mid-term a inizio novembre, e quella internazionale, dove non mancano certo motivi di preoccupazione, ma che potrebbe riservare anche sorprese positive dopo lo shock violento della guerra in Ucraina.
Per chi finora non ha ceduto al panico, e ha resistito alla tentazione di vendere in perdita nei primi sette mesi del 2022, forse non è ancora arrivato il momento di buttarsi a comprare per paura di perdersi la partenza del prossimo mercato Toro. Anche perché oggi come oggi Wall Street impone un ‘sovrapprezzo’ dollaro che nel giro di qualche mese potrebbe ridimensionarsi. Può avere invece avere senso, con l’aiuto di una guida esperta, costruire o rafforzare posizioni su quei titoli, soprattutto nell’area tech, che hanno mostrato maggior resilienza nella fase più pesante.
TENUTA DELLE TRIMESTRALI
La stagione delle trimestrali, con circa il 20% delle società dell’indice principale che le ha pubblicate, non è partita male per un’economia in contrazione. Il 68% ha battuto le stime, anche se in media di un modesto 3,3%, mentre la crescita di utili e ricavi è rimasta resiliente, con progressi del 6% e dell’11% rispettivamente.
GUIDANCE NON NEGATIVA
Anche la guidance delle trimestrali uscite finora non è stata male, le grandi banche segnalano consumi e prestiti in salute, le aziende di trasporti e consegne vedono volumi solidi, e anche i fornitori di beni e servizi della sanità continuano a prevedere attività robusta. Il quadro generale rimane però pieno di contraddizioni, con l’economia in contrazione, la Fed all’attacco di un’inflazione che non dà segni di cedimento, e un’amministrazione Biden che continua a somministrare spesa pubblica e tasse, non esattamente una ricetta business friendly. Sul tutto incombe la guerra in Ucraina e il caro energia, anche se in USA pesa meno drammaticamente che in Europa.
RIDOTTA LA DISTANZA DAI MINIMI
Comunque lo S&P 500 ha riguadagnato e superato quota 4.000 punti, che aveva violato al ribasso prima a maggio e poi pesantemente a giugno, riducendo la distanza dai massimi di inizio anno al 13%, vale a dire non più territorio dell’Orso ma correzione. Il Nasdaq nel solo mese di luglio ha fatto ancora meglio, ma aveva fatto peggio prima, per cui resta ancora di pochissimo in Bear market, e infine il Dow Jones si è addirittura portato a meno del 10% di distanza, come mostra il grafico qui sotto.
WALL STREET DA INIZIO 2022: D OW JONES (ROSSO) S&P 500 (BLU) E NASDAQ (VERDE) IN %
BRILLANO I TECH MA NON TUTTI
A luglio hanno brillato i tech, ma non tutti e non per forza i big. Apple ha ridotto il calo da gennaio a poco più dell’8%, Amazon si è portata sotto il 20% dopo aver sfiorato a metà giugno il 40%. Alphabet e Microsoft hanno mancato le stime ma sono andate meno peggio del temuto, a beneficio dei rispettivi titoli. Ma ci sono anche tech che proprio in chiusura del mese hanno incassato pesanti tonfi, come Intel e Roku, per non parlare di Meta, l’ex Facebook, rimasta inchiodata ai minimi di giugno e sotto di oltre il 50% da inizio anno.
VIA LIBERA O NUOVI TEST AL RIBASSO?
Comunque è aumentato il numero di chi se la sente di chiamare il ‘via libera’ vale a dire la ripartenza e l’uscita definitiva di Wall Street dalla fase di ribasso del primo semestre, ma c’è anche chi la vede in modo meno roseo. Come ad esempio Mike Wilson, chief U.S. equity strategist di Morgan Stanley, che ancora non si fida del rimbalzo di luglio e ha un target di fine anno a 3.900 punti per l’S&P 500, giudicando prematura l’idea che la Fed si metta presto in pausa e teme una ‘trappola’ che potrebbe portare il mercato azionario americano a ritestare i minimi di giugno.
IL FATTORE SUPER DOLLARO
Poi c’è il dollaro, che non aiuta i conti delle società americane, ma che potrebbe anche disincentivare gli acquisti dall’estero di titoli USA, per il rischio che il possibile recupero venga vanificato in termini di valuta, se il biglietto verde si ridimensiona. E infine c’è la politica, quella interna americana che ha un possibile spartiacque con le elezioni di mid-term a inizio novembre, e quella internazionale, dove non mancano certo motivi di preoccupazione, ma che potrebbe riservare anche sorprese positive dopo lo shock violento della guerra in Ucraina.
BOTTOM LINE
Per chi finora non ha ceduto al panico, e ha resistito alla tentazione di vendere in perdita nei primi sette mesi del 2022, forse non è ancora arrivato il momento di buttarsi a comprare per paura di perdersi la partenza del prossimo mercato Toro. Anche perché oggi come oggi Wall Street impone un ‘sovrapprezzo’ dollaro che nel giro di qualche mese potrebbe ridimensionarsi. Può avere invece avere senso, con l’aiuto di una guida esperta, costruire o rafforzare posizioni su quei titoli, soprattutto nell’area tech, che hanno mostrato maggior resilienza nella fase più pesante.
Trending