Come cambia il commercio

Tutti i rischi per gli investitori nel percorso verso la deglobalizzazione

Secondo Erik Knutzen (Neuberger Berman) sarà necessario un approccio più attivo all’investimento e uno più flessibile alla diversificazione per raggiungere i propri obiettivi di rendimento a lungo termine

di Leo Campagna 3 Agosto 2022 07:55

financialounge -  deglobalizzazione Erik Knutzen Morning News Neuberger Berman
Fin dai tempi più antichi emerge un’idea chiara legata al Paese che oggi conosciamo come Ucraina. Nel corso della storia, quando il Paese è risultato aperto e al suo interno ha regnato la pace i flussi commerciali hanno fluito indisturbati. Al contrario, quando in Ucraina il clima prevalente è stato violento e il Paese chiuso, la maggior parte del commercio è risultata bloccata.

LE IMPLICAZIONI DEL CONFLITTO IN UCRAINA


D’altra parte l’Ucraina è un crocevia nord-sud ed est-ovest del vasto continente eurasiatico, collegando l’Europa centrale e occidentale ai terreni fertili e alle aree geologicamente ricche di minerali dell’Eurasia, e l’Europa baltica e nord-orientale al Mar Nero e al mondo mediterraneo. “Il conflitto in Ucraina ha profonde conseguenze geopolitiche, umanitarie, militari e strategiche, ma potrebbe anche rivelarsi l’ultima cruciale goccia in direzione opposta a sette decenni di globalizzazione” fa sapere Erik Knutzen, Chief Investment Officer—Multi-Asset Class di Neuberger Berman.

TRE MOMENTI CHIAVE DELLA GLOBALIZZAZIONE


A proposito di globalizzazione, possiamo ricordare tre momenti chiave. “La fine della Seconda guerra mondiale ha portato alla creazione delle istituzioni che hanno resa possibile l’Organizzazione mondiale del commercio (WTO), mentre gli altri due, la caduta del muro di Berlino e l’entrata della Cina nella WTO, hanno aperto tali istituzioni al mondo. Una prima importante battuta d’arresto alla globalizzazione l’ha provocata la Grande crisi finanziaria del 2007-2009, che ha rivelato la potenziale fragilità insita nella complessa interconnessione dei mercati globali (finanziari e reali) ed ha portato ad un aumento delle misure protezionistiche in molti Paesi” spiega Knutzen.

BREXIT, ELEZIONI DI TRUMP E PANDEMIA


A provocare poi una frattura nelle relazioni commerciali all’interno dell’Europa e tra Stati Uniti e Cina sono state la Brexit e le elezioni presidenziali di Trump negli Stati Uniti del 2016, che hanno propiziato una reazione populista alle diseguaglianze causate dalla globalizzazione. Lo scoppio della pandemia di COVID-19 e la conseguente consapevolezza della vulnerabilità delle catene di approvvigionamento globali iperefficienti hanno inferto un altro colpo di grazia. A ciò, inoltre, si aggiungono anche le recenti tensioni tra Cina e Usa per la visita a Taiwan della speaker Nancy Pelosi.

CRISI FINANZIARIE, DISUGUAGLIANZE, POPULISMO E CONFLITTI


“Quello che stiamo vivendo è un chiaro segnale di arretramento della globalizzazione” riferisce il CIO Multi-Asset Class di Neuberger Berman che segnala come esista un filo rosso che lega le varie componenti. Le crisi finanziarie possono amplificare le disuguaglianze economiche globali. Queste ultime alimentano il populismo. Questo, a sua volta, genera conflitti. Le pandemie, che si diffondono attraverso le rotte commerciali e di viaggio globali, possono inasprire le disuguaglianze e dare luogo ad ulteriori incitamenti populisti a rafforzare i confini, nonché favoriscono una ristrutturazione delle catene di approvvigionamento.

I VANTAGGI DELLA GLOBALIZZAZIONE


Un aspetto deve essere chiaro: grazie alla globalizzazione è stato possibile ridurre il costo delle merci e del lavoro, limitare l’inflazione e i tassi d’interesse, mantenere su livelli sostenuti le valutazioni degli asset finanziari e contribuire a ridurre i premi al rischio. Basti pensare, per esempio, che nei 35 anni precedenti la caduta del muro di Berlino il multiplo prezzo/utili prospettico dell’indice S&P 500 è stato pari in media a 15, mentre da quel momento in poi è stato superiore a 20.

OBIETTIVI DI RENDIMENTO A LUNGO TERMINE


La deglobalizzazione sembra invertire tutti questi trend. “Per gli investitori significa un percorso più difficile per raggiungere i propri obiettivi di rendimento a lungo termine a parità di rischio. Anche perché appare più difficile fare affidamento sulle obbligazioni per diversificare il proprio portafoglio rispetto ai titoli azionari. Un contesto nel quale si rende necessario un approccio più attivo all’investimento e uno più flessibile alla diversificazione: in senso geografico, per stile di investimento, tra mercati quotati e privati e tra asset reali e finanziari” conclude il Multi-Asset Class di Neuberger Berman.

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