L'analisi
Schroders: mercati, l’Europa offre più occasioni degli USA
Ben Arnold, Investment Director di Schroders, ritiene l’Europa più interessante per le performance dei titoli value
di Anna Patti 12 Agosto 2022 12:10
Nell’ultimo decennio l’investitore value è diventato ina specie in via di estinzione perché il mercato si è concentrato sulla ricerca della crescita infinita nel settore tecnologico. La bassa performance dello stile value è stata molto discussa e, a parte un breve buon momento quest’anno, è stata per lo più dolorosa per gli investitori deep value. Il risultato è un forte divario tra le valutazioni delle azioni più economiche e quelle più costose.
Come ha sottolineato Robert Armstrong, editorialista del Financial Times, la scorsa settimana: “Le azioni value sembrano molto convenienti in questo momento”. Armstrong aggiunge anche che il rapporto tra i multipli prezzo/utili dei titoli growth e value negli Stati Uniti è ai minimi da 20 anni. Ben Arnold, Investment Director di Schroders è d’accordo con quanto sostenuto dall’editorialista di FT ma aggiunge che in Europa il differenziale è più marcato. Inoltre sostiene l’analista di Schroders c’è una cosa ancora più sorprendente: “le società europee più economiche hanno registrato una crescita degli utili superiore a quella delle società più costose.
Ben Arnold analizza la dispersione delle valutazioni tra growth e value in Europa, utilizzando i dati di Morgan Stanley che combinano tre misure di valutazione: prezzo/utile, prezzo/valore contabile e prezzo/dividendo. Mentre lo spread value negli USA è a buon mercato in Europa lo è molto di più. “L’Europa è scesa al di sotto del nadir delle dotcom di inizio secolo e nonostante il recente rimbalzo c’è ancora molta strada da fare”, conclude l’analista di Schroders.
Sono stati anni difficili per i titoli a buon mercato in Europa. Pochissimi i titoli azionari dei mercati sviluppati su sui il mercato è così pessimista da aver subito un declassamento negli ultimi cinque anni, sia in termini assoluti che relativi. Ad esempio l’indice statunitense Russell 1000 value ha un P/E a 12 mesi di 16,5 mentre l’equivalente in Europa si aggira intorno agli 11. Questo enorme differenziale dimostra che un titolo a buon mercato negli USA è tenuto più in considerazione di un titolo a buon mercato in Europa. I titoli value in Europa sono molto poco considerati.
Quanto finora descritto dall’esperto di Schroders dimostra che esistono temi generali simili sia in Europa che in USA, ma nella prima sono più estremi. Osservando la crescita degli utili per azione degli indici Eurostoxx value e growth a partire dal 2017 si nota che le società europee più economiche hanno registrato una crescita degli utili superiore alle loro controparti in crescita. Questo, sottolinea, Ben Arnold, è un fenomeno tutto europeo non riscontrabile in altri mercati sviluppati come gli Stati Uniti, dove i titoli growth hanno registrato una crescita degli utili superiore. Arnold fa notare che questo non è dovuto all’effetto di partire da una base bassa, dato che si parte dal 2017 quando il mining cycle è diventato positivo, perché gli stessi risultati sono stati riscontrati su più periodi di tempo.
Il periodo positivo per le azioni value è iniziato già prima del Covid. Il merito pertanto non è del rimbalzo degli utili, dell’inflazione delle materie prime e dei tassi d’interesse che hanno favorito il value dopo la pandemia. Si può dunque affermare che in questi cinque anni i veri titoli in crescita in Europa sono stati i titoli value. Ben Arnold, Investment Director di Schroders, ritiene che il value in Europa sia piuttosto interessante per valutazioni assolute quasi al minimo, livelli record di sconto relativo sulla crescita e una dinamica positiva degli utili relativi. “Questa visione, avverte Arnold, non è ampiamente condivisa”. In conclusione sostiene l’esperto di Schroders: ”guardando ai flussi e alle allocazioni degli investitori, l’Europa è uno dei mercati azionari più trascurati al mondo. Forse non per molto”.
DIVARIO TRA LE AZIONI
Come ha sottolineato Robert Armstrong, editorialista del Financial Times, la scorsa settimana: “Le azioni value sembrano molto convenienti in questo momento”. Armstrong aggiunge anche che il rapporto tra i multipli prezzo/utili dei titoli growth e value negli Stati Uniti è ai minimi da 20 anni. Ben Arnold, Investment Director di Schroders è d’accordo con quanto sostenuto dall’editorialista di FT ma aggiunge che in Europa il differenziale è più marcato. Inoltre sostiene l’analista di Schroders c’è una cosa ancora più sorprendente: “le società europee più economiche hanno registrato una crescita degli utili superiore a quella delle società più costose.
TITOLI VALUE E GROWTH IN EUROPA
Ben Arnold analizza la dispersione delle valutazioni tra growth e value in Europa, utilizzando i dati di Morgan Stanley che combinano tre misure di valutazione: prezzo/utile, prezzo/valore contabile e prezzo/dividendo. Mentre lo spread value negli USA è a buon mercato in Europa lo è molto di più. “L’Europa è scesa al di sotto del nadir delle dotcom di inizio secolo e nonostante il recente rimbalzo c’è ancora molta strada da fare”, conclude l’analista di Schroders.
TITOLI A BUON MERCATO IN EUROPA
Sono stati anni difficili per i titoli a buon mercato in Europa. Pochissimi i titoli azionari dei mercati sviluppati su sui il mercato è così pessimista da aver subito un declassamento negli ultimi cinque anni, sia in termini assoluti che relativi. Ad esempio l’indice statunitense Russell 1000 value ha un P/E a 12 mesi di 16,5 mentre l’equivalente in Europa si aggira intorno agli 11. Questo enorme differenziale dimostra che un titolo a buon mercato negli USA è tenuto più in considerazione di un titolo a buon mercato in Europa. I titoli value in Europa sono molto poco considerati.
L’ESTREMIZZAZIONE EUROPEA
Quanto finora descritto dall’esperto di Schroders dimostra che esistono temi generali simili sia in Europa che in USA, ma nella prima sono più estremi. Osservando la crescita degli utili per azione degli indici Eurostoxx value e growth a partire dal 2017 si nota che le società europee più economiche hanno registrato una crescita degli utili superiore alle loro controparti in crescita. Questo, sottolinea, Ben Arnold, è un fenomeno tutto europeo non riscontrabile in altri mercati sviluppati come gli Stati Uniti, dove i titoli growth hanno registrato una crescita degli utili superiore. Arnold fa notare che questo non è dovuto all’effetto di partire da una base bassa, dato che si parte dal 2017 quando il mining cycle è diventato positivo, perché gli stessi risultati sono stati riscontrati su più periodi di tempo.
LE AZIONI VALUE SUPERANO LE GROWTH
Il periodo positivo per le azioni value è iniziato già prima del Covid. Il merito pertanto non è del rimbalzo degli utili, dell’inflazione delle materie prime e dei tassi d’interesse che hanno favorito il value dopo la pandemia. Si può dunque affermare che in questi cinque anni i veri titoli in crescita in Europa sono stati i titoli value. Ben Arnold, Investment Director di Schroders, ritiene che il value in Europa sia piuttosto interessante per valutazioni assolute quasi al minimo, livelli record di sconto relativo sulla crescita e una dinamica positiva degli utili relativi. “Questa visione, avverte Arnold, non è ampiamente condivisa”. In conclusione sostiene l’esperto di Schroders: ”guardando ai flussi e alle allocazioni degli investitori, l’Europa è uno dei mercati azionari più trascurati al mondo. Forse non per molto”.