La tendenza

Mercati ed economie in bilico, ma è boom degli investimenti globali

Il triangolo della paura inflazione-recessione-tassi continua a incombere, ma gli investimenti dei big corrono in America, e non solo. In vista 5 anni di crescita globale trainata da digitale, energia green, e re-shoring

di Stefano Caratelli 22 Agosto 2022 07:55

financialounge -  inflazione investimenti globali recessione tassi
Con quasi due terzi dell’anno alle spalle, la bilancia dei rischi resta in equilibrio precario per economie e mercati globali. La stagione delle trimestrali USA, praticamente chiusa con quella di Walmart, non è stata particolarmente brillante, con gli utili delle società dello S&P 500 che hanno battuto in media le attese del 3,3% mentre le stime di quelli futuri sono state riviste al ribasso del 5% per il terzo trimestre e del 3,6% per il quarto. Ma quella iniziata cinque settimane fa è stata anche la miglior stagione delle trimestrali USA in termini di performance delle azioni, cifrata in un rialzo del 10% dell’indice principale, dal secondo trimestre del 2009, quando si stava iniziando a consolidare la ripresa dopo la paurosa recessione scatenata dalla crisi dei subprime e dal crac di Lehman. Una ripresa che i dati non rilevano ancora sul fronte delle economie reali, dove nell’ultima lettura di luglio l’indice JP Morgan Global delle attività manifatturiere e dei servizi è seduto su quota 50, la demarcazione tra espansione e contrazione.

TRE RISCHI CHE INCOMBONO


Il triangolo del pericolo resta quello fatto di inflazione, recessione e stretta monetaria, tre rischi che incombono ancora sia sulle economie che sui conti aziendali. Chi si aspetta che al simposio di Jackson Hole in Wyoming il 25-27 agosto il capo della Fed Jay Powell sventoli un ramoscello d’ulivo resterà probabilmente deluso. Nella storia non è mai successo che la Fed abbia interrotto un ciclo di aumento dei tassi con quelli dei Fed Fund sotto l’inflazione, per cui anche se questa scendesse al 5% per fine anno con i tassi al 3% la banca centrale dovrebbe entrare nel 2023 ancora in modalità restrittiva. Un allineamento dei due livelli intorno al 4% potrebbe essere probabile, ma è una prospettiva da prima metà del prossimo anno. In assenza di certezza sui fondamentali, il mercato continua a essere guidato da fattori emotivi di breve termine.

ANCHE UN’OTTIMA NOTIZIA


Nella colonna di quelli negativi c’è sicuramente un ‘sentiment’ negativo di consumatori e imprese, in quella opposta restano economie in sostanziale tenuta, nonostante la crisi energetica che colpisce l’Europa e soprattutto la Germania e una Cina alle prese con la frenata autoinflitta con la politica zero Covid. Ma poco segnalata finora c’è anche una buona, anzi ottima notizia che riguarda proprio l’orizzonte a lungo termine. Gli investimenti globali corrono, solo quelli evidenziati nelle ultime trimestrali americane sono in rialzo del 20% sul 2021, e puntano a un boom nei prossimi 5 anni a livello planetario, secondo le anticipazioni di un report di Allied Marker Research che sta per essere pubblicato.

I BIG APRONO IL PORTAFOGLIO


Da PepsiCo a General Motors a Alphabet, molti big stanno aprendo il portafoglio con obiettivi di razionalizzazione e crescita, e secondo alcuni analisti è la ragione del recupero dai minimi di Wall Street nonostante un ambiente economico pre-recessivo. I CEO preferiscono spendere che accumulare liquidità in vista di tempi duri, ed è un chiaro segnale di ottimismo, e solo per quanto riguarda le aziende quotate sullo S&P 500 si parla di qualcosa come 1.600 miliardi di dollari. In parte è l’onda lunga della pandemia che spinge verso il digitale, l’automazione e l’intelligenza artificiale, in parte è l’accelerazione verso la transizione energetica imposta dalla guerra in Ucraina, e infine gioca un ruolo anche il ‘reshoring’, il rimpatrio di produzioni spostate in Cina e Asia ai tempi della globalizzazione galoppante.

TREND GLOBALE A 360 GRADI


In America è più visibile ma il trend è globale, dall’Europa all’Asia-Pacifico fino all’America Latina, e spazia su una varietà di settori. Allied Market Research cita in particolare l’edilizia commerciale e direzionale, macchinari e attrezzature industriali, automotive ovviamente green, brevetti, licenze e proprietà intellettuale. Un nuovo trend pluriennale di investimenti non passa necessariamente per il mercato azionario, con Ipo o Spac. Il più impattato sarà probabilmente il settore del credito e quello degli investimenti alternativi, dal private equity al venture capital. Ma i protagonisti non potranno essere che le grandi banche globali, di cui non si può fare a meno quando si tratta di allocare capitali ingentissimi in giro per il mondo.

BOTTOM LINE


L’investitore è di fronte a incertezze a breve che riguardano economie e mercati ma ha anche un indizio da seguire nel medio-lungo termine. Una ripartenza globale degli investimenti da sola non vuol dire ritorno del Toro in un trimestre o due, ma è un segnale di ottimismo molto forte che arriva da chi ha in mano le redini delle imprese. Il trend degli investimenti restituisce anche centralità alle grandi banche offrendo un’alternativa di reddito importante e duratura.

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