Mercato valutario
Sterlina ai minimi: chi sono i vincitori e i vinti nel mercato azionario
Gli esperti di Goldman Sachs e altre case d’investimento internazionali guardano con interesse alle aziende di materie prime, a quelle sanitarie e ai consumer globali che fatturano al di fuori del Regno Unito
di Leo Campagna 27 Settembre 2022 13:12
La sterlina ha toccato nel trading asiatico quota 1,0382 rispetto al dollaro USA, il livello più basso mai registrato dal 1971. Gli investitori sono preoccupati dal costo degli ampi tagli alle tasse e dagli incentivi agli investimenti del primo ministro britannico Liz Truss che saranno finanziati da ulteriori emissioni di titoli governativi.
L'economista britannico Jim O'Neill, ex presidente di Goldman Sachs Asset Management ed ex ministro del Tesoro del Regno Unito, ha affermato che la Banca d'Inghilterra dovrà necessariamente aumentare i tassi di interesse "in modo più aggressivo" e che il governo dovrà possibilmente "rivedere alcune delle proprie ambizioni fiscali" per ridare fiato alla sterlina. La rovinosa caduta quest’anno della divisa di Londra riflette il difficile contesto macroeconomico nel Regno Unito, che sta lottando con la peggiore crisi del costo della vita degli ultimi decenni e con una serie di rialzi degli interessi che, finora, non sono riusciti a frenare l'inflazione.
Sharon Bell, strategist europea di Goldman Sachs, prevede che la sterlina verrà scambiata a circa 1,05 col dollaro USA nei prossimi tre mesi. Alvin Tan, responsabile del trading FX presso RBC Capital Markets, ha invece un obiettivo di fine anno a quota 1,04 ed ha affermato che esiste un "rischio crescente" che la valuta inglese raggiunga la parità all'inizio del 2023. Lo strategist di Morgan Stanley Graham Secker è ancora più ribassista: vede la sterlina raggiungere il fixing a 1,02 col dollaro americano entro la fine dell'anno.
Secker è sovrappeso sull’indice FTSE 100 delle blue-chip. In una nota ai clienti del 26 settembre, lo strategist di Morgan Stanley ha osservato che il 40% della capitalizzazione dell'indice deriva da titoli che riportano entrate in dollari USA. Non solo. Questi titoli contribuiscono complessivamente a quasi il 60% dei guadagni dell'indice. Anche alla strategist europea di Goldman Sachs piace il FTSE 100 in quanto "esposto a livello internazionale", e comprende "molte aziende di materie prime, consumer globali e compagnie sanitarie che fatturano al di fuori del Regno Unito".
In genere, fanno notare alcuni analisti, quando la sterlina scende, il FTSE 100 sale. Altri invece ritengono che le società britanniche nel settore delle risorse naturali saranno particolarmente beneficiari di una sterlina più debole. Il motivo? La maggior parte delle società di risorse naturali hanno la maggior parte dei loro ricavi valutati in dollari USA, mentre è probabile che la loro struttura dei costi sia denominata da valute più deboli rispetto al dollaro.
Mentre molti degli osservatori del mercato rimangono ampiamente positivi sulle società inglesi a grande capitalizzazione, Sharon Bell ritiene che le imprese a piccola e a media capitalizzazione andranno probabilmente peggio. I perdenti nel Regno Unito sono le società a piccola e media capitalizzazione che importano materie prime, che ora sono diventate più costose. I commercianti e le catene di vendita sono un classico esempio.
Anche alcune delle banche nazionali sono sensibili alla debolezza della sterlina. L’indice FTSE 250, che è più domestico del FTSE 100, tenderà a soffrire, a parità di condizioni, con il calo della sterlina", ha affermato la strategist europea di Goldman Sachs. Anche Secker di Morgan Stanley sconsiglia gli investimenti più domestici nel Regno Unito come il FTSE 250, perché tendono a sottoperformare quando il cambio sterlina-dollaro sta diminuendo.
RIVEDERE ALCUNE DELLE AMBIZIONI FISCALI
L'economista britannico Jim O'Neill, ex presidente di Goldman Sachs Asset Management ed ex ministro del Tesoro del Regno Unito, ha affermato che la Banca d'Inghilterra dovrà necessariamente aumentare i tassi di interesse "in modo più aggressivo" e che il governo dovrà possibilmente "rivedere alcune delle proprie ambizioni fiscali" per ridare fiato alla sterlina. La rovinosa caduta quest’anno della divisa di Londra riflette il difficile contesto macroeconomico nel Regno Unito, che sta lottando con la peggiore crisi del costo della vita degli ultimi decenni e con una serie di rialzi degli interessi che, finora, non sono riusciti a frenare l'inflazione.
PARITÀ CON IL DOLLARO USA?
Sharon Bell, strategist europea di Goldman Sachs, prevede che la sterlina verrà scambiata a circa 1,05 col dollaro USA nei prossimi tre mesi. Alvin Tan, responsabile del trading FX presso RBC Capital Markets, ha invece un obiettivo di fine anno a quota 1,04 ed ha affermato che esiste un "rischio crescente" che la valuta inglese raggiunga la parità all'inizio del 2023. Lo strategist di Morgan Stanley Graham Secker è ancora più ribassista: vede la sterlina raggiungere il fixing a 1,02 col dollaro americano entro la fine dell'anno.
LE AZIENDE VINCENTI
Secker è sovrappeso sull’indice FTSE 100 delle blue-chip. In una nota ai clienti del 26 settembre, lo strategist di Morgan Stanley ha osservato che il 40% della capitalizzazione dell'indice deriva da titoli che riportano entrate in dollari USA. Non solo. Questi titoli contribuiscono complessivamente a quasi il 60% dei guadagni dell'indice. Anche alla strategist europea di Goldman Sachs piace il FTSE 100 in quanto "esposto a livello internazionale", e comprende "molte aziende di materie prime, consumer globali e compagnie sanitarie che fatturano al di fuori del Regno Unito".
IL SETTORE DELLE RISORSE NATURALI
In genere, fanno notare alcuni analisti, quando la sterlina scende, il FTSE 100 sale. Altri invece ritengono che le società britanniche nel settore delle risorse naturali saranno particolarmente beneficiari di una sterlina più debole. Il motivo? La maggior parte delle società di risorse naturali hanno la maggior parte dei loro ricavi valutati in dollari USA, mentre è probabile che la loro struttura dei costi sia denominata da valute più deboli rispetto al dollaro.
LE IMPRESE PERDENTI
Mentre molti degli osservatori del mercato rimangono ampiamente positivi sulle società inglesi a grande capitalizzazione, Sharon Bell ritiene che le imprese a piccola e a media capitalizzazione andranno probabilmente peggio. I perdenti nel Regno Unito sono le società a piccola e media capitalizzazione che importano materie prime, che ora sono diventate più costose. I commercianti e le catene di vendita sono un classico esempio.
SCONSIGLIATO IL FTSE 250 PERCHE’ PIU’ DOMESTICO DEL FTSE 100
Anche alcune delle banche nazionali sono sensibili alla debolezza della sterlina. L’indice FTSE 250, che è più domestico del FTSE 100, tenderà a soffrire, a parità di condizioni, con il calo della sterlina", ha affermato la strategist europea di Goldman Sachs. Anche Secker di Morgan Stanley sconsiglia gli investimenti più domestici nel Regno Unito come il FTSE 250, perché tendono a sottoperformare quando il cambio sterlina-dollaro sta diminuendo.
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