Politica monetaria
La crisi dei mercati è colpa di Covid e Putin, non certo della Fed
Le banche centrali hanno commesso errori, sono andate lunghe nell’immettere soldi per l’emergenza pandemica. Ma la guerra è arrivata imprevista e ha esasperato l’inflazione, che ora la Fed sta combattendo. La storia dirà che le banche centrali hanno avuto ruolo importante in questi anni difficili
di Controredazione 20 Ottobre 2022 11:23
Capita spesso di vedere attaccare in modo pesante le banche centrali e il loro operato in questi anni difficili sui mercati. Vengono messe sul banco degli imputati, come se fosse tutto colpa loro. A volte pure con dietrologie e letture complottiste che sembrano più roba da congreghe di terrapiattisti che analisi macroeconomiche. Si accusa la Federal Reserve di aver sbagliato tutto e quindi portato alla crisi dei mercati che stiamo vivendo. Ma è davvero così? No, non è così.
Partiamo da un punto che dovrebbe essere intuitivo, ma evidentemente non lo è: anche sui mercati nel 2020 si è improvvisamente abbattuta una pandemia (che non capitava da un secolo) e poi nel 2022 si è improvvisamente abbattuta una guerra in piena Europa, con la criminale invasione della libera e sovrana Ucraina da parte di Putin (con tanti esperti che ancora due giorni prima dell’invasione dicevano che Putin mai sarebbe entrato in Ucraina). Dunque, due fatti assolutamente imprevisti, di portata enorme e vicini nel tempo, di fatto uno dietro l’altro. Questo ha causato anche la pesante e comprensibile crisi sui mercati.
E le banche centrali cosa hanno fatto? Cosa ha fatto la Fed? Ricostruiamo in sintesi i passaggi, dicendo che innanzitutto hanno fatto quello che hanno potuto. Anche loro, come i governi, si sono trovate ad affrontare eventi eccezionalmente difficili e inaspettati, non dimentichiamocelo mai. Nel 2020 la Fed ha reagito prontamente. Già un mese dopo lo scoppio della pandemia, con il mondo in lockdown e con mercati improvvisamente crollati in misura spaventosa, la Fed era pronta con il suo “bazooka” ovvero con una immediata iniezione di soldi di portata eccezionale. Per sostenere Wall Street. Per salvare Wall Street. Cosa che è successa. Grazie a questo pesantissimo intervento di politica espansiva i listini americani e in scia quelli europei, con la Bce che cercava di seguire la linea della Fed, sono riusciti, anche grazie poi ai vaccini, a intraprendere una spettacolare ripresa a V che ha portato i mercati a chiudere il 2020 non solo recuperando tutti i ribassi da emergenza pandemica, ma chiudendo abbondantemente sopra i massimi pre-Covid. E questo è un fatto, è già storia.
Certo, quando si deve adottare una improvvisa, emergenziale politica monetaria espansiva di portata gigantesca, immettendo tonnellate di denaro per sostenere il sistema, si mette in conto che prima o poi ci sarà un effetto indotto in termini inflattivi. È fisiologico. Ma questo si doveva fare, era l’unico modo per sostenere il mercato e le banche centrali lo hanno fatto. Poi, verso la fine dell’emergenza pandemica sono andate lunghe. Hanno fatto un errore nel continuare a immettere troppi soldi? Sì, ex post probabilmente sì. Hanno sottovalutato l’inflazione? Sì, ex post probabilmente sì. Ma c’è un ma: l'arrivo della guerra di Putin, totalmente inaspettata, con appunto tanti esperti che la escludevano ancora pochi giorni prima della criminale invasione. La guerra si è abbattuta anche sui mercati. E anche sull’inflazione, già partita anche a causa di problemi sul lato dell’offerta, per mancanza di prodotti dovuta a catene produttive ancora in difficoltà causa Covid. Il punto è che, senza questa guerra dovuta alla follia di Putin, l’inflazione ci sarebbe stata ma quasi sicuramente in misura più contenuta. E nessuno avrebbe accusato le banche centrali, o in misura molto più ridotta. Dunque, sono andate lunghe con gli aiuti sì, ma gli effetti di questo sono ridotti rispetto a quello che si è poi registrato.
E poi? Poi la Fed e le altre banche centrali si sono trovate a dover affrontare una inflazione fuori controllo. In parte appunto imputabile pure a un loro eccesso di politica espansiva, ma in larga parte colpa della guerra e dell’emergenza gas che hanno esasperato la dinamica dei prezzi in una situazione ancora difficile causa Covid. La Fed ha cercato di fare il possibile. Con una clamorosa inversione di rotta: si è dovuti in poco tempo passare da una eccezionale politica espansiva a una eccezionale politica restrittiva. Il mondo è passato dai tassi zero, a cui si era ormai abituato, a aumenti di tassi progressivi, uno dietro l’altro. Una inversione di rotta così nella politica macroeconomica non è roba che capita frequentemente nella storia, non è ordinaria amministrazione.
La Fed dunque ha iniziato ad aumentare i tassi. Decisa ad andare fino in fondo nel tentare, giustamente, di riportare l’inflazione dentro valori accettabili. Con questa politica la Fed, come ha lasciato più volte intendere, ha necessariamente messo in conto una dose di recessione. Perché anche questo diventa fisiologico quando intervieni così ripetutamente sui tassi e perché in fondo anche questo è funzionale: quello che tanti forse non capiscono è che un po’ di recessione è di fatto voluta perché serve a frenare la dinamica dei prezzi! È funzionale alla lotta all’inflazione. E diventa quindi una scelta “politica” forte, impegnativa, perché metti in conto ovviamente l’impopolarità di certe misure, e la Fed, bisogna riconoscerlo, ha preso questa strada. Vuole andare avanti fino a che l’inflazione non sia, appunto, domata.
La Fed andrà ancora avanti con aumenti dei tassi. E in scia sempre anche le altre banche centrali. Ma forse si intravede a medio termine già un “picco”. Forse verso fine anno, prima parte del nuovo anno, anche se è difficile fare previsioni. Ma qualcosa sembra forse già intravedersi. E, questo è importante, quando i mercati cominceranno a vedere davanti il picco di questa politica emergenziale cominceranno a vedere anche il dopo, uno scenario meno emergenziale e di conseguenza torneranno a investire in modo più sereno. E forse qualcuno lo sta già progressivamente facendo, i rialzi degli ultimissimi tempi a Wall Street forse ci dicono questo. Forse siamo già in una zona di bottom, come abbiamo già avuto modo di scrivere.
Dunque, tirando le file di questo discorso, diciamo che la crisi dei mercati è colpa di Covid e Putin. Non certo della Fed, che ha fatto quello che ha potuto. Inoltre, quando si leggono attacchi pesanti alla Fed sui media americani, c'è da tenere presente che anche lì il tema economico diventa territorio di battaglia politica, quindi vale anche per la Fed: attenzione a distinguere gli attacchi politici da quelli nel merito. La Federal Reserve ha fatto anche errori? Sì, certo, e li abbiamo spiegati, ma mettendo tutto insieme crediamo che i meriti superino abbondantemente gli errori. E che nei libri di economia e storia tra qualche decennio si racconterà che la Fed e le banche centrali hanno avuto un ruolo attivo e importante nell’affrontare i tre anni del mondo tra pandemia e guerra.
COVID E PUTIN HANNO AFFOSSATO I MERCATI
Partiamo da un punto che dovrebbe essere intuitivo, ma evidentemente non lo è: anche sui mercati nel 2020 si è improvvisamente abbattuta una pandemia (che non capitava da un secolo) e poi nel 2022 si è improvvisamente abbattuta una guerra in piena Europa, con la criminale invasione della libera e sovrana Ucraina da parte di Putin (con tanti esperti che ancora due giorni prima dell’invasione dicevano che Putin mai sarebbe entrato in Ucraina). Dunque, due fatti assolutamente imprevisti, di portata enorme e vicini nel tempo, di fatto uno dietro l’altro. Questo ha causato anche la pesante e comprensibile crisi sui mercati.
LA FED HA BEN AFFRONTATO LA PANDEMIA
E le banche centrali cosa hanno fatto? Cosa ha fatto la Fed? Ricostruiamo in sintesi i passaggi, dicendo che innanzitutto hanno fatto quello che hanno potuto. Anche loro, come i governi, si sono trovate ad affrontare eventi eccezionalmente difficili e inaspettati, non dimentichiamocelo mai. Nel 2020 la Fed ha reagito prontamente. Già un mese dopo lo scoppio della pandemia, con il mondo in lockdown e con mercati improvvisamente crollati in misura spaventosa, la Fed era pronta con il suo “bazooka” ovvero con una immediata iniezione di soldi di portata eccezionale. Per sostenere Wall Street. Per salvare Wall Street. Cosa che è successa. Grazie a questo pesantissimo intervento di politica espansiva i listini americani e in scia quelli europei, con la Bce che cercava di seguire la linea della Fed, sono riusciti, anche grazie poi ai vaccini, a intraprendere una spettacolare ripresa a V che ha portato i mercati a chiudere il 2020 non solo recuperando tutti i ribassi da emergenza pandemica, ma chiudendo abbondantemente sopra i massimi pre-Covid. E questo è un fatto, è già storia.
POI È ARRIVATA LA GUERRA DI PUTIN
Certo, quando si deve adottare una improvvisa, emergenziale politica monetaria espansiva di portata gigantesca, immettendo tonnellate di denaro per sostenere il sistema, si mette in conto che prima o poi ci sarà un effetto indotto in termini inflattivi. È fisiologico. Ma questo si doveva fare, era l’unico modo per sostenere il mercato e le banche centrali lo hanno fatto. Poi, verso la fine dell’emergenza pandemica sono andate lunghe. Hanno fatto un errore nel continuare a immettere troppi soldi? Sì, ex post probabilmente sì. Hanno sottovalutato l’inflazione? Sì, ex post probabilmente sì. Ma c’è un ma: l'arrivo della guerra di Putin, totalmente inaspettata, con appunto tanti esperti che la escludevano ancora pochi giorni prima della criminale invasione. La guerra si è abbattuta anche sui mercati. E anche sull’inflazione, già partita anche a causa di problemi sul lato dell’offerta, per mancanza di prodotti dovuta a catene produttive ancora in difficoltà causa Covid. Il punto è che, senza questa guerra dovuta alla follia di Putin, l’inflazione ci sarebbe stata ma quasi sicuramente in misura più contenuta. E nessuno avrebbe accusato le banche centrali, o in misura molto più ridotta. Dunque, sono andate lunghe con gli aiuti sì, ma gli effetti di questo sono ridotti rispetto a quello che si è poi registrato.
LA LOTTA DELLA FED ALL’INFLAZIONE
E poi? Poi la Fed e le altre banche centrali si sono trovate a dover affrontare una inflazione fuori controllo. In parte appunto imputabile pure a un loro eccesso di politica espansiva, ma in larga parte colpa della guerra e dell’emergenza gas che hanno esasperato la dinamica dei prezzi in una situazione ancora difficile causa Covid. La Fed ha cercato di fare il possibile. Con una clamorosa inversione di rotta: si è dovuti in poco tempo passare da una eccezionale politica espansiva a una eccezionale politica restrittiva. Il mondo è passato dai tassi zero, a cui si era ormai abituato, a aumenti di tassi progressivi, uno dietro l’altro. Una inversione di rotta così nella politica macroeconomica non è roba che capita frequentemente nella storia, non è ordinaria amministrazione.
TASSI E RECESSIONE MESSA IN CONTO
La Fed dunque ha iniziato ad aumentare i tassi. Decisa ad andare fino in fondo nel tentare, giustamente, di riportare l’inflazione dentro valori accettabili. Con questa politica la Fed, come ha lasciato più volte intendere, ha necessariamente messo in conto una dose di recessione. Perché anche questo diventa fisiologico quando intervieni così ripetutamente sui tassi e perché in fondo anche questo è funzionale: quello che tanti forse non capiscono è che un po’ di recessione è di fatto voluta perché serve a frenare la dinamica dei prezzi! È funzionale alla lotta all’inflazione. E diventa quindi una scelta “politica” forte, impegnativa, perché metti in conto ovviamente l’impopolarità di certe misure, e la Fed, bisogna riconoscerlo, ha preso questa strada. Vuole andare avanti fino a che l’inflazione non sia, appunto, domata.
QUALE SCENARIO DA QUI IN AVANTI?
La Fed andrà ancora avanti con aumenti dei tassi. E in scia sempre anche le altre banche centrali. Ma forse si intravede a medio termine già un “picco”. Forse verso fine anno, prima parte del nuovo anno, anche se è difficile fare previsioni. Ma qualcosa sembra forse già intravedersi. E, questo è importante, quando i mercati cominceranno a vedere davanti il picco di questa politica emergenziale cominceranno a vedere anche il dopo, uno scenario meno emergenziale e di conseguenza torneranno a investire in modo più sereno. E forse qualcuno lo sta già progressivamente facendo, i rialzi degli ultimissimi tempi a Wall Street forse ci dicono questo. Forse siamo già in una zona di bottom, come abbiamo già avuto modo di scrivere.
RAGIONARE BENE SUL RUOLO DELLA FED
Dunque, tirando le file di questo discorso, diciamo che la crisi dei mercati è colpa di Covid e Putin. Non certo della Fed, che ha fatto quello che ha potuto. Inoltre, quando si leggono attacchi pesanti alla Fed sui media americani, c'è da tenere presente che anche lì il tema economico diventa territorio di battaglia politica, quindi vale anche per la Fed: attenzione a distinguere gli attacchi politici da quelli nel merito. La Federal Reserve ha fatto anche errori? Sì, certo, e li abbiamo spiegati, ma mettendo tutto insieme crediamo che i meriti superino abbondantemente gli errori. E che nei libri di economia e storia tra qualche decennio si racconterà che la Fed e le banche centrali hanno avuto un ruolo attivo e importante nell’affrontare i tre anni del mondo tra pandemia e guerra.
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