Politica monetaria
Federal Reserve, Fidelity prevede un tasso finale al 5% prima del rallentamento
Salman Ahmed, Global Head of Macro & Strategic Asset Allocation, Fidelity International, analizza le mosse della Fed dopo l'ultimo rialzo dei tassi. La probabilità di una recessione entro giugno è stimata al 55%
di Antonio Cardarelli 3 Novembre 2022 14:14
Nel meeting del 2 novembre la Federal Reserve non ha tradito le attese ha alzato i tassi di 75 punti base, portandoli al 3,75-4%, il livello più alto dal 2008. Si è trattato del sesto rialzo dei tassi consecutivo, il quarto di fila da 75 punti base, una serie cominciata a marzo con il primo ritocco di 25 punti base dopo oltre tre anni di tassi fermi. L'obiettivo della banca centrale americana, ovviamente, è contrastare l'inflazione sui massimi da 40 anni, anche a costo di provocare una recessione dell'economia.
“In linea con le aspettative la Fed ha aumentato i tassi di 75 punti base, ma ha comunicato un ridimensionamento dell'entità del rialzo già a dicembre, tenendo conto della complessiva stretta della politica monetaria e dei ritardi con cui essa ha effetto sull'attività economica", commenta Salman Ahmed, Global Head of Macro & Strategic Asset Allocation, Fidelity International. "Per evitare l’ossessione del pivot vista a fine estate, il presidente Powell ha anche evidenziato la possibilità di un tasso finale più alto (prevediamo il 5%) e ha difeso con forza l'attuale orientamento politico. Si è discusso, inoltre, dei dati forward e backward-looking, e il presidente Powell non ha voluto ammettere che tutte le pressioni a cui stiamo assistendo sono essenzialmente dinamiche di riflesso", prosegue l'esperto di Fidelity International.
Secondo Ahmed le possibilità di un hard landing nel 2023 sono molto elevate "man mano che gli effetti del ciclo di inasprimento delle politiche monetarie si riflettono all’interno del sistema". "I nostri indicatori segnalano una probabilità di recessione del 55% entro la metà del prossimo anno - conclude l'esperto di Fidelity International - La riduzione del ritmo dell’aumento dei tassi di interesse sarà un passo importante per entrare nella "fase finale" dell'inasprimento, ma per ora la Fed rimane attenta al rischio di un'inflazione elevata in un'economia che è ancora forte quando si tratta di dati concreti”.
POSSIBILI TASSI FINALI AL 5%
“In linea con le aspettative la Fed ha aumentato i tassi di 75 punti base, ma ha comunicato un ridimensionamento dell'entità del rialzo già a dicembre, tenendo conto della complessiva stretta della politica monetaria e dei ritardi con cui essa ha effetto sull'attività economica", commenta Salman Ahmed, Global Head of Macro & Strategic Asset Allocation, Fidelity International. "Per evitare l’ossessione del pivot vista a fine estate, il presidente Powell ha anche evidenziato la possibilità di un tasso finale più alto (prevediamo il 5%) e ha difeso con forza l'attuale orientamento politico. Si è discusso, inoltre, dei dati forward e backward-looking, e il presidente Powell non ha voluto ammettere che tutte le pressioni a cui stiamo assistendo sono essenzialmente dinamiche di riflesso", prosegue l'esperto di Fidelity International.
RISCHIO RECESSIONE CONCRETO
Secondo Ahmed le possibilità di un hard landing nel 2023 sono molto elevate "man mano che gli effetti del ciclo di inasprimento delle politiche monetarie si riflettono all’interno del sistema". "I nostri indicatori segnalano una probabilità di recessione del 55% entro la metà del prossimo anno - conclude l'esperto di Fidelity International - La riduzione del ritmo dell’aumento dei tassi di interesse sarà un passo importante per entrare nella "fase finale" dell'inasprimento, ma per ora la Fed rimane attenta al rischio di un'inflazione elevata in un'economia che è ancora forte quando si tratta di dati concreti”.