Nuovo approccio

Pictet AM: come investire nella Cina di Xi Jinping

Lan Wang Simond sottolinea come la svolta imposta da Xi imponga l'adozione di una strategia diversa per continuare a investire nel mercato cinese: ecco i settori favoriti

di Antonio Cardarelli 16 Novembre 2022 14:00

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L'ingresso della Cina nell'Organizzazione Mondiale del Commercio, nel 2001, ha cambiato il corso della storia recente. Da allora il Paese ha raddoppiato il suo PIL pro capite ogni otto anni, triplicato la spesa per ricerca e sviluppo ed è diventato leader mondiale in diversi settori tecnologici strategici. In altre parole, la Cina si avvia a diventare la prima economia globale entro la fine del decennio.

LA SVOLTA DI XI


Le riforme sono state il motore che ha permesso alla Cina di aprirsi al mercato e raggiungere questi obiettivi. Ma l'ultimo congresso del Partito Comunista Cinese ha introdotto uno scenario imprevisto, nel quale il presidente Xi Jinping assumerà un controllo pressoché totale della politica governativa. "Si tratta di una mossa che va a intaccare il sistema di controlli e contrappesi alla base della politica cinese degli ultimi 20 anni, oltre a indicare un futuro in cui la visione di Xi di una "prosperità comune" guidata dallo stato eclisserà la possibilità di perseguire una crescita del settore privato", sottolinea Lan Wang Simond, Senior Investment Manager di Pictet Asset Management.

PERCHÉ NON SI PUÒ IGNORARE LA CINA


Per gli investitori questo nuovo scenario presenta sfide difficili. E secondo l'esperto di Pictet AM quella di disinvestire, cioè di abbandonare il mercato cinese, pur essendo un'opzione allettante non è quella giusta per un motivo molto semplice: l'economia cinese è troppo importante per essere ignorata. Lan Wang Simond spiega che la svolta accentratrice di Xi presenterà problemi di trasparenza, volatilità e crescita del settore privato a causa di una rinnovata spinta verso la regolamentazione. Ma secondo l'esperto di Pictet Am esiste un'alternativa più sensata all'uscita dalla Cina: allineare le proprie partecipazioni alle priorità a lungo termine del governo cinese.

I SETTORI FAVORITI


"In pratica, si tratterebbe di allocare il capitale nelle società che operano in settori ritenuti strategici da Pechino. In cima alla lista si trova il settore dell'energia pulita, il cui sviluppo è considerato prioritario dal governo e lo stesso Xi ha citato l'obiettivo zero emissioni nette entro il 2060 durante il Congresso", commenta Lan Wang Simond. Secondo l'esperto un altro settore che offre un buon potenziale di investimento è la sanità, sostenuto dagli sviluppi in ambiti come la biotecnologia, le scienze biologiche e la chirurgia robotica. Un altro settore favorito dallo spostamento delle politiche del governo verso i consumi interni sarà quello delle società che producono beni di consumo, oltre a quelle finanziarie.

MENO DATI A DISPOSIZIONE


"A complicare ulteriormente le cose si aggiunge la scarsità di dati affidabili. Da quando Xi è al potere, la Cina ha ridotto di circa tre quarti il numero delle statistiche economiche pubblicate, il che rende necessario per gli investitori una comprensione molto più approfondita della politica cinese, impresa estremamente complessa per chi non dispone di risorse sul campo", spiega Lan Wang Simond. Tuttavia, secondo l'esperto di Pictet AM la Cina non può sperare di raggiungere i suoi obiettivi senza capitale estero e per questo gli investitori esteri vedranno ancora emergere nuove opportunità. "Ciò significa che la Cina (le sue azioni, le sue obbligazioni e la sua valuta) dovrebbe rimanere una costante di ogni portafoglio di investimento globale", conclude Lan Wang Simond.

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