Asset allocation
Pictet AM: torna interessante l'obbligazionario
Raymond Sagayam, Chief Investment Officer – Fixed income di Pictet Asset Management, sottolinea le opportunità di investimento obbligazionario anche se restano rischi di volatilità e ampliamento degli spread
di Stefano Caratelli 28 Novembre 2022 12:42
Anche se è ancora presto, per gli investitori i mercati obbligazionari sono più interessanti ora di quanto non siano stati per anni, in alcuni casi decenni. Volatilità, rischi di allargamento degli spread e propagazione della stagflazione rappresentano ancora un pericolo per tutti gli asset rischiosi, e vanno anche tenuti in considerazione incidenti causati dai policymaker, ma per gli investitori disposti ad affrontare il rischio aspetta una lauta ricompensa.
Lo sottolinea un commento di Raymond Sagayam, Chief Investment Officer – Fixed income di Pictet Asset Management, dedicato al ritorno del reddito fisso, che sta vivendo un Nuovo Rinascimento. Negli USA i tassi reali a 10 anni sono passati in pochi mesi da -1% a +1,5%, nel Regno Unito sono saliti da -2% a +2%, e gli investitori sono ripagati sempre meglio per il rischio che si assumono. Ma, avverte Sagayam, sarà necessario un lungo periodo di tassi più alti prima che l'inflazione torni al target del 2% cui mirano le banche centrali. I mercati stanno scontando un picco critico vicino al 5% dei Fed Fund nella prima metà del 2023, seguito poco dopo da un ritorno all'allentamento.
Al momento, secondo l’esperto di Pictet AM, i rendimenti a più lunga scadenza sono interessanti, ma la volatilità trasforma l'investimento in potenziale rischio. A complicare il quadro, il timore delle banche centrali di causare incidenti, ma se un segmento a lungo termine del mercato obbligazionario divenisse pericolosamente volatile, la Fed potrebbe reintrodurre la sua politica di appiattire la curva dei rendimenti con l'acquisto di obbligazioni a lunga scadenza e la vendita di quelle più a breve. I mercati emergenti rappresentano potenzialmente un investimento adatto a questa fase di transizione.
In ogni caso, gli investitori sono ripagati sempre meglio per il rischio che si assumono, il che rappresenta una straordinaria inversione di rotta, con rendimenti reali che rappresentano una sorgente d'acqua fresca e cristallina in quello che è stato per troppo tempo un deserto invivibile, sottolinea Sagayam. Ma avverte anche che è prematuro trarre la conclusione che la guerra contro l'inflazione sia stata vinta. Indipendentemente da ciò che accadrà dopo il picco del ciclo dei tassi, il fatto stesso che la stretta monetaria abbia quasi fatto il suo corso è un forte segnale per i mercati.
Al momento i rendimenti a più lunga scadenza sono interessanti, ma la volatilità incombe e per questo al momento Pictet AM preferisce le short-duration di alta qualità, dove i rischi vengono bilanciati da ricompense insolitamente interessanti su un orizzonte temporale molto breve. Mentre si avvicina il 2023, gli investitori potranno muoversi ulteriormente lungo la curva dei rendimenti e, in particolare, verso i titoli di Stato, dove i rendimenti obbligazionari reali paiono già interessanti.
Qualsiasi risposta d'emergenza della Fed, secondo l’esperto di Pictet AM, non sarebbe distante da un rilancio del quantitative easing. Se il segmento a lungo termine dell’obbligazionario diventasse pericolosamente volatile, la Fed potrebbe tentare di appiattire la curva dei rendimenti con l'acquisto di obbligazioni a lunga scadenza e la vendita di quelle più a breve. Insomma, commenta Sagayam, “La aspettavamo, Mr. Bond”.
Questa situazione tende in primo luogo a favorire il debito sovrano dei Paesi sviluppati, dove l’azionario ha dovuto affrontare un 2022 difficile, ma anche i mercati emergenti rappresentano potenzialmente un investimento adatto alla fase di transizione, con le rispettive valute rimaste vittima del dollaro forte in misura relativamente inferiore al passato e le banche centrali che hanno anticipato il decorso dell'inflazione, agendo in modo aggressivo prima delle banche centrali del G7.
Secondo l’esperto di Pictet AM la sopravvalutazione del dollaro dovrebbe iniziare a diminuire non appena cominceranno a stabilizzarsi i tassi USA, il che darebbe una spinta al debito in valuta locale. Contemporaneamente, i corporate bond emergenti sono in uno stato generale di buona salute, con leva finanziaria relativamente bassa e emittenti tendenzialmente di alta qualità.
Il debito dei mercati emergenti, sia in dollari che in valuta locale, merita secondo l’esperto di Pictet AM una maggiore attenzione, anche se molti investitori sono scettici sul fatto che questa volta le cose siano davvero diverse.
FORTE RECUPERO DEI RENDIMENTI REALI
Lo sottolinea un commento di Raymond Sagayam, Chief Investment Officer – Fixed income di Pictet Asset Management, dedicato al ritorno del reddito fisso, che sta vivendo un Nuovo Rinascimento. Negli USA i tassi reali a 10 anni sono passati in pochi mesi da -1% a +1,5%, nel Regno Unito sono saliti da -2% a +2%, e gli investitori sono ripagati sempre meglio per il rischio che si assumono. Ma, avverte Sagayam, sarà necessario un lungo periodo di tassi più alti prima che l'inflazione torni al target del 2% cui mirano le banche centrali. I mercati stanno scontando un picco critico vicino al 5% dei Fed Fund nella prima metà del 2023, seguito poco dopo da un ritorno all'allentamento.
INVESTIMENTI ADATTI ALLA TRANSIZIONE
Al momento, secondo l’esperto di Pictet AM, i rendimenti a più lunga scadenza sono interessanti, ma la volatilità trasforma l'investimento in potenziale rischio. A complicare il quadro, il timore delle banche centrali di causare incidenti, ma se un segmento a lungo termine del mercato obbligazionario divenisse pericolosamente volatile, la Fed potrebbe reintrodurre la sua politica di appiattire la curva dei rendimenti con l'acquisto di obbligazioni a lunga scadenza e la vendita di quelle più a breve. I mercati emergenti rappresentano potenzialmente un investimento adatto a questa fase di transizione.
STRAORDINARIA INVERSIONE DI ROTTA
In ogni caso, gli investitori sono ripagati sempre meglio per il rischio che si assumono, il che rappresenta una straordinaria inversione di rotta, con rendimenti reali che rappresentano una sorgente d'acqua fresca e cristallina in quello che è stato per troppo tempo un deserto invivibile, sottolinea Sagayam. Ma avverte anche che è prematuro trarre la conclusione che la guerra contro l'inflazione sia stata vinta. Indipendentemente da ciò che accadrà dopo il picco del ciclo dei tassi, il fatto stesso che la stretta monetaria abbia quasi fatto il suo corso è un forte segnale per i mercati.
PREFERITE PER ORA LE SCADENZE PIÙ BREVI
Al momento i rendimenti a più lunga scadenza sono interessanti, ma la volatilità incombe e per questo al momento Pictet AM preferisce le short-duration di alta qualità, dove i rischi vengono bilanciati da ricompense insolitamente interessanti su un orizzonte temporale molto breve. Mentre si avvicina il 2023, gli investitori potranno muoversi ulteriormente lungo la curva dei rendimenti e, in particolare, verso i titoli di Stato, dove i rendimenti obbligazionari reali paiono già interessanti.
FED PRONTA A RISPOSTE D’EMERGENZA
Qualsiasi risposta d'emergenza della Fed, secondo l’esperto di Pictet AM, non sarebbe distante da un rilancio del quantitative easing. Se il segmento a lungo termine dell’obbligazionario diventasse pericolosamente volatile, la Fed potrebbe tentare di appiattire la curva dei rendimenti con l'acquisto di obbligazioni a lunga scadenza e la vendita di quelle più a breve. Insomma, commenta Sagayam, “La aspettavamo, Mr. Bond”.
FAVORITI I BOND SOVRANI DEI PAESI SVILUPPATI
Questa situazione tende in primo luogo a favorire il debito sovrano dei Paesi sviluppati, dove l’azionario ha dovuto affrontare un 2022 difficile, ma anche i mercati emergenti rappresentano potenzialmente un investimento adatto alla fase di transizione, con le rispettive valute rimaste vittima del dollaro forte in misura relativamente inferiore al passato e le banche centrali che hanno anticipato il decorso dell'inflazione, agendo in modo aggressivo prima delle banche centrali del G7.
DEBITO EMERGENTE IN SALUTE
Secondo l’esperto di Pictet AM la sopravvalutazione del dollaro dovrebbe iniziare a diminuire non appena cominceranno a stabilizzarsi i tassi USA, il che darebbe una spinta al debito in valuta locale. Contemporaneamente, i corporate bond emergenti sono in uno stato generale di buona salute, con leva finanziaria relativamente bassa e emittenti tendenzialmente di alta qualità.
MERITA MAGGIOR ATTENZIONE
Il debito dei mercati emergenti, sia in dollari che in valuta locale, merita secondo l’esperto di Pictet AM una maggiore attenzione, anche se molti investitori sono scettici sul fatto che questa volta le cose siano davvero diverse.