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Cina, possibili opportunità oltre il caos di breve termine?
Bo Zhuang (Loomis Sayles, affiliata di Natixis Investment Managers) illustra le problematiche sulla strada della ripresa cinese a cominciare dall’impatto della crescita della domanda di materie prime ed energia
di Leo Campagna 29 Dicembre 2022 19:00
È probabile che la recente ondata di proteste in Cina legate al programma zero-Covid, motivata da un elevato tasso di disoccupazione giovanile al 18%, abbia accelerato la tabella di marcia del governo di Pechino allentando drasticamente le restrizioni. In ogni caso, la riapertura della seconda economia mondiale ha importanti implicazioni economiche e di mercato, sia all’interno del Paese sia a livello globale. Tuttavia, l'evoluzione dei contagi è ovviamente da tenere sotto controllo dopo l'introduzione, da parte di diversi Paesi, dei test Covid negativi per chi arriva dalla Cina.
“E’ ipotizzabile, nel breve periodo, una situazione caotica per l'economia cinese per il semplice fatto che il Paese è poco preparato ad affrontare il Covid”, fa sapere Bo Zhuang, Senior Sovereign Analyst di Loomis Sayles, affiliata di Natixis Investment Managers. Prima dell'abolizione della politica zero-Covid, oltre il 90% della popolazione cinese non era stato infettato dal virus. E’ vero che i tassi di vaccinazione risultano elevati, tuttavia gli anziani vaccinati sono inferiori al totale mentre la capacità delle unità cinesi di terapia intensiva è pari a circa il 10% di quella disponibile negli Stati Uniti.
Inoltre il vaccino utilizzato in Cina evidenzia una minore efficacia rispetto a quelli a mRNA usati nel resto del mondo. “Nella fase iniziale, la riapertura potrebbe scatenare un'ondata di casi di Covid, travolgendo il sistema sanitario, frenando i consumi e la produzione. Anche se i politici difficilmente imporranno chiusure generalizzate, la produzione industriale potrebbe subire interruzioni nell'approvvigionamento. Non si può escludere che i tassi di crescita nei prossimi tre mesi del 2023 siano pari a zero, in calo rispetto all'attuale ritmo di circa il 2% su base annua” spiega Zhuang.
A mano a mano che la crisi sanitaria tenderà ad attenuarsi, la situazione dovrebbe migliorare anche grazie all’intensificazione della campagna di vaccinazione per gli ultrasessantenni. “La crescita cinese dovrebbe riprendersi entro il secondo trimestre del 2023 per raggiungere il 5% nella seconda metà dell'anno. Un trend che potrebbe essere ulteriormente favorito dal previsto allentamento delle politiche abitative restrittive, che negli ultimi 18 mesi hanno frenato l'economia cinese”, riferisce il manager di Loomis Sayles.
Secondo Zhuang è probabile che gli investitori guardino oltre al caos di breve termine in cerca di opportunità e questo dovrebbe generare un movimento dei prezzi di mercato in anticipo rispetto all'economia reale. “Grazie anche alla volatilità si dovrebbero creare potenziali opportunità di acquisto sia per le azioni che per le obbligazioni societarie cinesi. Un'accelerazione della crescita cinese darebbe anche una spinta agli altri Paesi asiatici, soprattutto se i turisti cinesi riprendessero i loro normali modelli di viaggio. I Paesi asiatici vicini, come Vietnam, Thailandia e Giappone, potrebbero registrare un rafforzamento delle valute” argomenta il manager.
Per contro, si potrebbero materializzare spinte inflazionistiche dal momento che la crescita lenta ha fatto utilizzare al Paese meno materie prime e meno energia del normale. Solo per fare un esempio, la domanda cinese di petrolio è stata inferiore di 1 milione di barili al giorno rispetto al trend. “È probabile che la domanda di materie prime ed energia aumenti con la ripresa dell'economia cinese, facendo salire i prezzi proprio quando si prevede che l'inflazione nel resto del mondo si attenui. Un elemento da tenere d’occhio nel 2023” conclude il Senior Sovereign Analyst di Loomis Sayles.
UNA POSSIBILE SITUAZIONE CAOTICA NEL BREVE PERIODO
“E’ ipotizzabile, nel breve periodo, una situazione caotica per l'economia cinese per il semplice fatto che il Paese è poco preparato ad affrontare il Covid”, fa sapere Bo Zhuang, Senior Sovereign Analyst di Loomis Sayles, affiliata di Natixis Investment Managers. Prima dell'abolizione della politica zero-Covid, oltre il 90% della popolazione cinese non era stato infettato dal virus. E’ vero che i tassi di vaccinazione risultano elevati, tuttavia gli anziani vaccinati sono inferiori al totale mentre la capacità delle unità cinesi di terapia intensiva è pari a circa il 10% di quella disponibile negli Stati Uniti.
POSSIBILI TASSI DI CRESCITA ZERO NEI PROSSIMI TRE MESI DEL 2023
Inoltre il vaccino utilizzato in Cina evidenzia una minore efficacia rispetto a quelli a mRNA usati nel resto del mondo. “Nella fase iniziale, la riapertura potrebbe scatenare un'ondata di casi di Covid, travolgendo il sistema sanitario, frenando i consumi e la produzione. Anche se i politici difficilmente imporranno chiusure generalizzate, la produzione industriale potrebbe subire interruzioni nell'approvvigionamento. Non si può escludere che i tassi di crescita nei prossimi tre mesi del 2023 siano pari a zero, in calo rispetto all'attuale ritmo di circa il 2% su base annua” spiega Zhuang.
LA CRESCITA VERSO IL 5% NELLA SECONDA META’ DELL’ANNO
A mano a mano che la crisi sanitaria tenderà ad attenuarsi, la situazione dovrebbe migliorare anche grazie all’intensificazione della campagna di vaccinazione per gli ultrasessantenni. “La crescita cinese dovrebbe riprendersi entro il secondo trimestre del 2023 per raggiungere il 5% nella seconda metà dell'anno. Un trend che potrebbe essere ulteriormente favorito dal previsto allentamento delle politiche abitative restrittive, che negli ultimi 18 mesi hanno frenato l'economia cinese”, riferisce il manager di Loomis Sayles.
UN TRAINO ANCHE PER GLI ALTRI MERCATI ASIATICI
Secondo Zhuang è probabile che gli investitori guardino oltre al caos di breve termine in cerca di opportunità e questo dovrebbe generare un movimento dei prezzi di mercato in anticipo rispetto all'economia reale. “Grazie anche alla volatilità si dovrebbero creare potenziali opportunità di acquisto sia per le azioni che per le obbligazioni societarie cinesi. Un'accelerazione della crescita cinese darebbe anche una spinta agli altri Paesi asiatici, soprattutto se i turisti cinesi riprendessero i loro normali modelli di viaggio. I Paesi asiatici vicini, come Vietnam, Thailandia e Giappone, potrebbero registrare un rafforzamento delle valute” argomenta il manager.
UN RISCHIO PER L’INFLAZIONE GLOBALE
Per contro, si potrebbero materializzare spinte inflazionistiche dal momento che la crescita lenta ha fatto utilizzare al Paese meno materie prime e meno energia del normale. Solo per fare un esempio, la domanda cinese di petrolio è stata inferiore di 1 milione di barili al giorno rispetto al trend. “È probabile che la domanda di materie prime ed energia aumenti con la ripresa dell'economia cinese, facendo salire i prezzi proprio quando si prevede che l'inflazione nel resto del mondo si attenui. Un elemento da tenere d’occhio nel 2023” conclude il Senior Sovereign Analyst di Loomis Sayles.