L’analisi

J.P.Morgan AM punta sul rialzo dell’euro, cautela sulle obbligazioni governative

La variabile fondamentale secondo J.P.Morgan AM è il prezzo dell’energia: se si impenna di nuovo in Europa potrebbe indebolire l’euro, far salire l’inflazione e costringere la BCE a proseguire la stretta monetaria

di Leo Campagna 20 Gennaio 2023 12:07

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Nelle ultime settimane l’inflazione nell’Eurozona è calata al 9,2% (dopo aver raggiunto un picco del 10,6%) trainata dal forte calo dei prezzi dell’energia – scesi a 70 dollari per megawattora contro il massimo di 300 dollari in estate – mentre i livelli di stoccaggio del gas continuano a essere elevati grazie a una stagione invernale finora (al 10 gennaio) più mite del previsto. Si tratta di un’iniziale inversione di tendenza rispetto a quanto accaduto nel 2022.

GENERI ALIMENTARI E INFLAZIONE IN ULTERIORE CALO


“Grazie al minor costo dell’energia i prezzi dei generi alimentari e l’inflazione strutturale, saranno ulteriormente ridotti. Secondo la nostra analisi, se i prezzi del gas rimangono ai livelli attuali, le importazioni di energia potrebbero diminuire dal 7% al 4% del PIL, un livello già raggiunto nei primi dieci anni del nuovo millennio” fanno sapere gli analisti di J.P.Morgan AM nell’ultimo Bond Bulletin. I quali, tuttavia, preferiscono che si chiarisca la situazione sul fronte dell’inflazione.

POSIZIONE LUNGA SULL’EURO


“Al momento preferiamo una posizione lunga (rialzista) sull’Euro nei mercati dei cambi anziché un sovrappeso nei titoli di Stato dell’Eurozona all’interno dei quali stiamo passando da una duration (scadenza media dei titoli) breve a una duration neutrale convinti che il mercato abbia già scontato un aumento dei tassi ufficiali da parte della BCE” rivelano gli esperti di J.P.Morgan AM, secondo i quali la variabile fondamentale è il prezzo dell’energia. Se si impenna di nuovo in Europa potrebbe indebolire l’euro, far salire l’inflazione e costringere la BCE a proseguire la stretta monetaria mentre se le quotazioni restano basse, il mercato potrebbe avere sopravvalutato i tassi dell’Eurozona.

LE CONDIZIONI IDEALI PER UN RECUPERO DELL’EURO


I mercati obbligazionari euro incorporano ulteriori rialzi dei tassi da parte della BCE fino a raggiungere il tasso terminale del 3%. Un target che, tuttavia, potrebbe essere preso in contropiede se i prezzi dell’energia e l’inflazione continuassero a scendere. Inoltre, un eventuale apprezzamento dell’Euro potrebbe comportare un minor costo delle importazioni e attenuare ulteriormente le pressioni inflazionistiche. “Potrebbero configurarsi le condizioni ideali per un recupero dell’Euro – al momento molto sottovalutato - rispetto al dollaro statunitense. Infatti la domanda potenziale di dollari in quanto bene rifugio è destinata a contrarsi mentre i prezzi dell’energia dovrebbero scendere contribuendo a migliorare la bilancia dei pagamenti dell’Eurozona” riferiscono i manager di J.P.Morgan AM.

ALCUNI FATTORI TECNICI GIOCANO A FAVORE


Anche alcuni fattori tecnici giocano a favore. E’ possibile che i volumi delle emissioni attese per il 2023 siano stati sovrastimati. Le previsioni, che si basano sul fatto che il finanziamento degli impegni fiscali decisi dai governi europei per tutelare i consumatori e le imprese per il caro energia, potrebbero infatti essere ridimensionate alla luce del calo dei prezzi dei prodotti energetici: ad esempio, gli attuali prezzi del gas sono la metà di quelli ipotizzati nell’ultima legge di bilancio dell’Italia.

TORNARE A SCOMMETTERE SUL REDDITO FISSO EUROPEO


In base alle indagini proprietarie di J.P. Morgan Asset Management l’attuale posizione di consenso degli investitori è per una duration breve nei titoli di Stato dell’Eurozona sulla scia delle aspettative di ulteriori rialzi dei tassi da parte della BCE. Tuttavia, se l’inflazione sta effettivamente raggiungendo un punto di svolta, gli operatori di mercato potrebbero valutare di allungare la duration. “Stiamo osservando un aumento dell’esposizione alle obbligazionari governative europee da parte degli investitori che, per la prima volta negli ultimi dieci anni, possono puntare ad un rendimento modesto nel proprio mercato interno e potrebbero voler tornare a scommettere sul reddito fisso del Vecchio Continente” concludono gli analisti di J.P. Morgan Asset Management.

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