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La Banca del Giappone non riuscirà ad evitare di alzare i tassi, ecco perché
Il team Global Fixed Income, Currency and Commodities Group di J.P. Morgan AM spiega che la politica di controllo della curva dei rendimenti non è sostenibile, se viene abbandonata sosterrà il mercato dei bond
di Stefano Caratelli 26 Gennaio 2023 19:00
La Banca del Giappone ha sorpreso il mercato una volta, scegliendo di modificare l’intervallo di oscillazione del controllo della curva dei tassi quando meno lo si aspettava. Se dovesse rifarlo, potrebbe creare le premesse per resettare le posizioni di duration breve in Giappone. Il mercato continuerà a sfidare la Banca Centrale nipponica, ma è preferibile una posizione di duration breve sui titoli di Stato di Tokyo perché prima o poi la Banca Centrale abolirà la politica di controllo della curva dei rendimenti consentendo a questi di salire. L’attuale orientamento non è sostenibile in quanto crea un mercato interno nel quale una domanda organica di obbligazioni da parte del settore privato è assente. La Banca del Giappone sta solo ritardando l’aumento ineluttabile dei tassi d’interesse giapponesi.
Sono le indicazioni per l’investitore che guarda al mercato obbligazionario giapponese del Bond Bulletin settimanale a cura del team Global Fixed Income, Currency and Commodities Group di J.P. Morgan Asset Management, che sottolinea come la Banca del Giappone sia l’unica grande Banca Centrale che, all’aumentare dell’inflazione, si muove in controtendenza sul fronte dei tassi. Il Bond Bulletin esamina in che modo gli interventi della Banca del Giappone abbiano creato un mercato per i titoli di Stato giapponesi che prescinde dai fondamentali economici.
In un contesto di inflazione elevata i tassi dovrebbero salire, e in tutto il mondo la maggior parte delle Banche Centrali ha li ha alzati. Ma la Banca del Giappone ritiene di doversi muovere in controtendenza, nonostante l’inflazione abbia raggiunto il livello più alto da trent’anni, e continua a mantenere i tassi artificialmente bassi intervenendo nei mercati obbligazionari, tramite la politica di controllo della curva dei rendimenti, nota come YCC.
La Banca Centrale acquista titoli di Stato giapponesi per mantenere i rendimenti all’interno di un intervallo di oscillazione prestabilito. Nonostante per tutto il 2022 il mercato abbia continuato a presagire una svolta, l’istituto è intervenuto quando il mercato meno se lo aspettava, a dicembre, ampliando l’intervallo della YCC dallo 0,25% allo 0,50% per i titoli di Stato decennali. Il mercato si attendeva che a gennaio allargasse ulteriormente il corridoio di tolleranza della YCC ma il governatore Haruhiko Kuroda non si è fatto condizionare ed è stato irremovibile nella decisione di lasciare invariata la YCC.
Il mercato continua a sfidare la Banca Centrale e recentemente ha spinto i titoli di Stato decennali oltre la linea rossa dello 0,5% fissata dalla YCC, costringendola a intervenire. Sui mercati dei derivati, dove il tasso swap a 10 anni può muoversi più liberamente, rende 50 punti base in più. I tassi giapponesi restano interessanti per gli operatori in Yen, che potrebbero far fatica a trovare rendimento tra gli investimenti internazionali, visto che la copertura di titoli denominati in dollari rispetto allo Yen costa il 5,3%.
Le condizioni tecniche per i titoli di Stato nipponici hanno raggiunto livelli estremi. Negli ultimi due mesi la Banca Centrale ne acquistati per oltre 100 miliardi di dollari, vale a dire il 2,5% di quelli immediatamente disponibili sul mercato ogni mese. Oggi la Banca Centrale detiene quasi tutta la duration a 7-10 anni del mercato. Poiché ci si aspetta che i rendimenti salgano, il posizionamento di consenso propende per una duration breve, secondo le indagini proprietarie di J.P. Morgan Asset Management.
Inoltre, sottolinea il Bond Bulletin del team Global Fixed Income, Currency and Commodities Group di J.P. Morgan Asset Management, i dati mostrano che, considerati gli alti costi di copertura valutaria, gli investitori giapponesi hanno ridotto gli acquisti di obbligazioni estere. Date le dimensioni significative della platea di investitori giapponesi, il team di J. P. Morgan AM ritiene che l’eventuale abolizione della politica YCC da parte della Banca del Giappone stimolerebbe la domanda nei mercati obbligazionari globali.
UN MERCATO CHE PRESCINDE DAI FONDAMENTALI
Sono le indicazioni per l’investitore che guarda al mercato obbligazionario giapponese del Bond Bulletin settimanale a cura del team Global Fixed Income, Currency and Commodities Group di J.P. Morgan Asset Management, che sottolinea come la Banca del Giappone sia l’unica grande Banca Centrale che, all’aumentare dell’inflazione, si muove in controtendenza sul fronte dei tassi. Il Bond Bulletin esamina in che modo gli interventi della Banca del Giappone abbiano creato un mercato per i titoli di Stato giapponesi che prescinde dai fondamentali economici.
TASSI ARTIFICIALMENTE BASSI
In un contesto di inflazione elevata i tassi dovrebbero salire, e in tutto il mondo la maggior parte delle Banche Centrali ha li ha alzati. Ma la Banca del Giappone ritiene di doversi muovere in controtendenza, nonostante l’inflazione abbia raggiunto il livello più alto da trent’anni, e continua a mantenere i tassi artificialmente bassi intervenendo nei mercati obbligazionari, tramite la politica di controllo della curva dei rendimenti, nota come YCC.
LA BANCA CENTRALE E’ STATA IRREMOBILE
La Banca Centrale acquista titoli di Stato giapponesi per mantenere i rendimenti all’interno di un intervallo di oscillazione prestabilito. Nonostante per tutto il 2022 il mercato abbia continuato a presagire una svolta, l’istituto è intervenuto quando il mercato meno se lo aspettava, a dicembre, ampliando l’intervallo della YCC dallo 0,25% allo 0,50% per i titoli di Stato decennali. Il mercato si attendeva che a gennaio allargasse ulteriormente il corridoio di tolleranza della YCC ma il governatore Haruhiko Kuroda non si è fatto condizionare ed è stato irremovibile nella decisione di lasciare invariata la YCC.
MA IL MERCATO CONTINUA A SFIDARLA
Il mercato continua a sfidare la Banca Centrale e recentemente ha spinto i titoli di Stato decennali oltre la linea rossa dello 0,5% fissata dalla YCC, costringendola a intervenire. Sui mercati dei derivati, dove il tasso swap a 10 anni può muoversi più liberamente, rende 50 punti base in più. I tassi giapponesi restano interessanti per gli operatori in Yen, che potrebbero far fatica a trovare rendimento tra gli investimenti internazionali, visto che la copertura di titoli denominati in dollari rispetto allo Yen costa il 5,3%.
CONDIZIONI TECNICHE ORMAI A LIVELLI ESTREMI
Le condizioni tecniche per i titoli di Stato nipponici hanno raggiunto livelli estremi. Negli ultimi due mesi la Banca Centrale ne acquistati per oltre 100 miliardi di dollari, vale a dire il 2,5% di quelli immediatamente disponibili sul mercato ogni mese. Oggi la Banca Centrale detiene quasi tutta la duration a 7-10 anni del mercato. Poiché ci si aspetta che i rendimenti salgano, il posizionamento di consenso propende per una duration breve, secondo le indagini proprietarie di J.P. Morgan Asset Management.
STIMOLO ALLA DOMANDA DI BOND SUI MERCATI GLOBALI
Inoltre, sottolinea il Bond Bulletin del team Global Fixed Income, Currency and Commodities Group di J.P. Morgan Asset Management, i dati mostrano che, considerati gli alti costi di copertura valutaria, gli investitori giapponesi hanno ridotto gli acquisti di obbligazioni estere. Date le dimensioni significative della platea di investitori giapponesi, il team di J. P. Morgan AM ritiene che l’eventuale abolizione della politica YCC da parte della Banca del Giappone stimolerebbe la domanda nei mercati obbligazionari globali.