L’analisi
L’inflazione in frenata può favorire le azioni, ma poi la crescita debole si farà sentire
Neuberger Berman, nelle Prospettive Settimanali del CIO, avverte che sarà difficile un atterraggio morbido dell’economia e che la ‘resa dei conti’ sul fronte degli utili aziendali è rimandata al massimo a fine del 2023
di Stefano Caratelli 26 Gennaio 2023 18:00
L’azionario ha iniziato il 2023 con un certo slancio, e un rallentamento dell’inflazione potrebbe giocare temporaneamente a favore, ma l’indebolimento della crescita si farà prima o poi sentire sui conti aziendali. Nonostante il probabile rallentamento di crescita e utili nei primi mesi del 2023 ci sono in realtà diversi fattori positivi su cui gli investitori possono concentrarsi: l’inflazione che appunto sta rallentando, le banche centrali che appaiono in procinto di ridurre l’entità dei rialzi e il dollaro si sta indebolendo.
Lo sottolinea Neuberger Berman, nelle Prospettive Settimanali del CIO dal titolo ‘Rinviata la resa dei conti’, firmate da Joseph V. Amato, President and Chief Investment Officer—Equities, avvertendo però che il percorso verso un atterraggio morbido dell’economia è sempre più in salita. Nel breve periodo possono sussistere i margini affinché il sentiment degli investitori venga sostenuto dai dati, ma Amato vede il mercato azionario alle prese con dinamiche di crescita e inflazione molto complesse, e ritiene che qualora non inizi a concretizzarsi nel primo trimestre del 2023, una resa dei conti sul fronte degli utili potrà essere rimandata al massimo fino alla fine dell’anno.
I dati di dicembre sull’inflazione USA segnalavano un raffreddamento e poi quelli sui prezzi alla produzione ha rivelato che stanno calando più rapidamente di quanto non si sia mai visto dalla fase più acuta, mentre in Europa, grazie alle iniziative di risparmio energetico, ai combustibili alternativi e al clima mite, solo a dicembre il prezzo del gas si è dimezzato. L’ultimo rapporto sull’occupazione negli USA ha acceso il dibattito su un atterraggio morbido e una “disinflazione immacolata”, mostrando apparentemente come l’economia possa creare 200.000 posti di lavoro al mese, senza dare luogo a una spirale al rialzo dei salari.
Gli investitori azionari si sono generalmente assunti maggiori rischi, specialmente in Europa, dove l’indice Stoxx 600 nel 2023 è cresciuto del 6,4% segnando le migliori performance al mondo. Le autorità monetarie stanno prendendo in considerazione la possibilità di ridurre la stretta proprio perché vedono segni di rallentamento dell’economia, ma evitano di interrompere i rialzi perché sono consapevoli di quanto persistente potrebbe rivelarsi l’inflazione. Per giunta, sottolinea Amato, i dati su occupazione e inflazione sono indicatori ritardati, mentre quelli anticipatori restituiscono un quadro più netto sul rallentamento.
Amato cita al proposito gli indici PMI dell’attività manifatturiera e dei servizi che continuano a segnalare contrazione sia in USA che in Europa, e segnala le prime crepe anche sul fronte degli utili. Gli analisti pronosticano su base annua un calo di quelli dell’indice S&P 500 pari al 3,9%. A causa dell’estrema dispersione tra i settori la situazione potrebbe apparire più rosea di quanto non sia. Ma le società finanziarie, in particolar modo quelle che operano sui mercati dei capitali, stanno già comunicando una significativa riduzione degli utili, lasciando presagire un contesto difficile della crescita.
L’esperto di Neuberger Berman vede una forte incognita sul tavolo, rappresentata dalla Cina, la cui economia dovrebbe ritrovare slancio dopo un 2022 debole, da cui può derivare una forte ripresa della domanda globale. Potrebbe rivelarsi una notizia positiva per l’economia, ma negativa per l’inflazione. Una Cina più forte infatti, osserva Amato, renderà verosimilmente molto più arduo il compito dei banchieri centrali.
SOLO RINVIATA LA RESA DEI CONTI SUGLI UTILI
Lo sottolinea Neuberger Berman, nelle Prospettive Settimanali del CIO dal titolo ‘Rinviata la resa dei conti’, firmate da Joseph V. Amato, President and Chief Investment Officer—Equities, avvertendo però che il percorso verso un atterraggio morbido dell’economia è sempre più in salita. Nel breve periodo possono sussistere i margini affinché il sentiment degli investitori venga sostenuto dai dati, ma Amato vede il mercato azionario alle prese con dinamiche di crescita e inflazione molto complesse, e ritiene che qualora non inizi a concretizzarsi nel primo trimestre del 2023, una resa dei conti sul fronte degli utili potrà essere rimandata al massimo fino alla fine dell’anno.
IL DIBATTITO SULL’ATTERRAGGIO MORBIDO
I dati di dicembre sull’inflazione USA segnalavano un raffreddamento e poi quelli sui prezzi alla produzione ha rivelato che stanno calando più rapidamente di quanto non si sia mai visto dalla fase più acuta, mentre in Europa, grazie alle iniziative di risparmio energetico, ai combustibili alternativi e al clima mite, solo a dicembre il prezzo del gas si è dimezzato. L’ultimo rapporto sull’occupazione negli USA ha acceso il dibattito su un atterraggio morbido e una “disinflazione immacolata”, mostrando apparentemente come l’economia possa creare 200.000 posti di lavoro al mese, senza dare luogo a una spirale al rialzo dei salari.
I DATI ANTICIPATORI PUNTANO AL RALLENTAMENTO
Gli investitori azionari si sono generalmente assunti maggiori rischi, specialmente in Europa, dove l’indice Stoxx 600 nel 2023 è cresciuto del 6,4% segnando le migliori performance al mondo. Le autorità monetarie stanno prendendo in considerazione la possibilità di ridurre la stretta proprio perché vedono segni di rallentamento dell’economia, ma evitano di interrompere i rialzi perché sono consapevoli di quanto persistente potrebbe rivelarsi l’inflazione. Per giunta, sottolinea Amato, i dati su occupazione e inflazione sono indicatori ritardati, mentre quelli anticipatori restituiscono un quadro più netto sul rallentamento.
USA E EUROPA ANCORA IN CONTRAZIONE
Amato cita al proposito gli indici PMI dell’attività manifatturiera e dei servizi che continuano a segnalare contrazione sia in USA che in Europa, e segnala le prime crepe anche sul fronte degli utili. Gli analisti pronosticano su base annua un calo di quelli dell’indice S&P 500 pari al 3,9%. A causa dell’estrema dispersione tra i settori la situazione potrebbe apparire più rosea di quanto non sia. Ma le società finanziarie, in particolar modo quelle che operano sui mercati dei capitali, stanno già comunicando una significativa riduzione degli utili, lasciando presagire un contesto difficile della crescita.
LA RIPARTENZA CINESE PUO’ RENDERE PIU’ ARDUO IL COMPITO DELLE BANCHE CENTRALI
L’esperto di Neuberger Berman vede una forte incognita sul tavolo, rappresentata dalla Cina, la cui economia dovrebbe ritrovare slancio dopo un 2022 debole, da cui può derivare una forte ripresa della domanda globale. Potrebbe rivelarsi una notizia positiva per l’economia, ma negativa per l’inflazione. Una Cina più forte infatti, osserva Amato, renderà verosimilmente molto più arduo il compito dei banchieri centrali.