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Bce e altre banche centrali: cosa aspettarsi secondo LGIM
Questa settimana anche le banche centrali di Regno Unito, Canada e Australia dovranno prendere decisioni sulla politica monetaria: ecco il parere di Hetal Mehta, Senior European Economist di LGIM
di Antonio Cardarelli 30 Gennaio 2023 14:54
Il meeting della Banca centrale europea, in programma giovedì 2 febbraio, è sicuramente l'appuntamento economico più importante della settimana. Come altre banche centrali nel mondo, anche Francoforte è impegnata nel contrasto dell'inflazione. Compito più duro rispetto a quello della Federal Reserve perché i rincari dell'energia - che ora in parte stanno rientrando - si riflettono in modo maggiore sull'inflazione europea.
Ma la settimana appena iniziata vedrà anche altre banche centrali impegnate nelle decisioni di politica monetaria, come la Banca del Canada, la Reserve Bank of Australia e ovviamente la Federal Reserve. La banca centrale canadese, spiega Hetal Mehta, Senior European Economist di LGIM, ha annunciato l’interruzione dei rialzi dei tassi d’interesse, muovendosi verosimilmente verso dei tagli, e la Reserve Bank of Australia sembra essere in procinto di prendere provvedimenti molto simili.
"La Banca Centrale Europea, invece, si è legata le mani da sola quando, poco prima di Natale, ha indicato ai mercati, anche in modo abbastanza esplicito, che ad inizio 2023 si sarebbero dovuti attendere ulteriori rialzi per almeno 100 punti base", commenta Mehta. "Sebbene in passato le direttive della Bce sia state spesso soggette a bruschi capovolgimenti, riteniamo che l’inflazione elevata e la forte pressione salariale faranno sì che si realizzi quanto è stato annunciato. Inoltre, se l’inflazione core dovesse mantenersi su livelli ritenuti insostenibili, i rialzi potrebbero perdurare per tutto l’anno e anche oltre", è il parere dell'esperto.
Secondo l'esperto di LGIM lo scenario peggiore è quello che deve affrontare la Bank of England, perché il Paese è alle prese con bassa crescita economica, inflazione e pressione salariale più alte rispetto al resto d'Europa. "In un contesto del genere, non sorprende riscontrare un disaccordo molto elevato all’interno della Monetary Policy Committee, dove recentemente si sono venute a creare tre diverse spaccature; un evento a cui verosimilmente assisteremo di nuovo in futuro", spiega Mehta. "Sebbene non ci troviamo in disaccordo con il mercato che sta prezzando il percorso che dovrebbero seguire i tassi d’interesse, bisogna tenere in considerazione l’offerta totale di Gilt, influenzata dal quantitative tightening della stessa BoE. Infatti, la nostra posizione verso i Gilt è ottimistica, in quanto rappresentano una questione ormai ben nota e il Debt management Office dovrebbe essere flessibile su come rispettare le scadenze", conclude l'esperto di LGIM.
AUSTRALIA E CANADA
Ma la settimana appena iniziata vedrà anche altre banche centrali impegnate nelle decisioni di politica monetaria, come la Banca del Canada, la Reserve Bank of Australia e ovviamente la Federal Reserve. La banca centrale canadese, spiega Hetal Mehta, Senior European Economist di LGIM, ha annunciato l’interruzione dei rialzi dei tassi d’interesse, muovendosi verosimilmente verso dei tagli, e la Reserve Bank of Australia sembra essere in procinto di prendere provvedimenti molto simili.
COSA ASPETTARSI DALLA BCE
"La Banca Centrale Europea, invece, si è legata le mani da sola quando, poco prima di Natale, ha indicato ai mercati, anche in modo abbastanza esplicito, che ad inizio 2023 si sarebbero dovuti attendere ulteriori rialzi per almeno 100 punti base", commenta Mehta. "Sebbene in passato le direttive della Bce sia state spesso soggette a bruschi capovolgimenti, riteniamo che l’inflazione elevata e la forte pressione salariale faranno sì che si realizzi quanto è stato annunciato. Inoltre, se l’inflazione core dovesse mantenersi su livelli ritenuti insostenibili, i rialzi potrebbero perdurare per tutto l’anno e anche oltre", è il parere dell'esperto.
COMPITO DIFFICILE PER LA BANK OF ENGLAND
Secondo l'esperto di LGIM lo scenario peggiore è quello che deve affrontare la Bank of England, perché il Paese è alle prese con bassa crescita economica, inflazione e pressione salariale più alte rispetto al resto d'Europa. "In un contesto del genere, non sorprende riscontrare un disaccordo molto elevato all’interno della Monetary Policy Committee, dove recentemente si sono venute a creare tre diverse spaccature; un evento a cui verosimilmente assisteremo di nuovo in futuro", spiega Mehta. "Sebbene non ci troviamo in disaccordo con il mercato che sta prezzando il percorso che dovrebbero seguire i tassi d’interesse, bisogna tenere in considerazione l’offerta totale di Gilt, influenzata dal quantitative tightening della stessa BoE. Infatti, la nostra posizione verso i Gilt è ottimistica, in quanto rappresentano una questione ormai ben nota e il Debt management Office dovrebbe essere flessibile su come rispettare le scadenze", conclude l'esperto di LGIM.