Politica monetaria

L’opinione delle case di investimento sul nuovo rialzo dei tassi da parte della BCE

Parlano Robert Dishner di Neuberger Berman, Jamie Niven di Candriam e Dave Chappell, gestore mercato obbligazionario di Columbia Threadneedle Investments

di Redazione 3 Febbraio 2023 10:58

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La BCE ha alzato ancora I tassi, di 50 punti base, portandoli al 3%. E ha fatto chiaramente capire che andrà ancora avanti con questa politica restrittiva nel chiaro e giusto intento di cercare far scendere l’inflazione. Vediamo cosa pensano alcune grandi case di investimento delle ultime mosse della BCE.

L’OPINIONE DI ROBERT DISHNER, SENIOR PORTFOLIO MANAGER OBBLIGAZIONARIO DI NEUBERGER BERMAN:


“La BCE ha indicato con chiarezza un rallentamento - o un possibile stop - dei rialzi dopo marzo. Anche se Lagarde ha specificato che probabilmente ci sarà ancora del lavoro da fare dopo marzo, il mercato lo interpreta come il segnale che ormai un cambio di rotta è prossimo. La BCE potrebbe aver commesso un errore nell'impegnarsi a un rialzo di 50 punti base a marzo, nel senso che potrebbe averne limitato la portata. Probabilmente pensavano che il mercato avrebbe visto questo impegno preliminare come un atteggiamento hawkish, ma, in realtà, è vero il contrario.

Difficile definirlo qualcosa di diverso da un’impostazione dovish, soprattutto dopo la conferenza stampa di dicembre.  I rischi di inflazione sono più equilibrati, secondo Lagarde, che ha inoltre notato una forte decelerazione dei prestiti bancari, già robusti in precedenza.

Inoltre, anche se Lagarde ha tentato di apparire hawkish riguardo al discorso inflazione, osservando come non sia affatto detto che i processi disinflazionistici siano già in atto - se la BCE sta prendendo in considerazione il downshifting e possibilmente lo faranno entro l'estate, se non prima - la reazione del mercato è probabilmente quella più appropriata. Anche i 50 punti percentuali di marzo non sono una garanzia, in quanto Lagarde li ha definiti come un'intenzione”.

L’OPINIONE DI JAMIE NIVEN, SENIOR FUND MANAGER DI CANDRIAM:


“È evidente che il mercato si era posizionato per una BCE hawkish. Nonostante le dichiarazioni esplicitamente da falco della banca centrale, con un ritorno alla forward guidance (nonostante si pensasse fosse stata abbandonata) e “l'intenzione” di effettuare un altro rialzo da 50 pb a marzo, abbiamo assistito a un forte rally delle obbligazioni (almeno prima della conferenza stampa della Lagarde). Ritengo che ci sia una buona possibilità di un errore di politica monetaria da parte della BCE. Sebbene l'inflazione sia ancora ben al di sopra dell'obiettivo e i dati sulla crescita siano inequivocabilmente più positivi rispetto a due mesi fa, con l'evoluzione dei prezzi del gas e la riapertura della Cina a portare venti favorevoli, il ciclo di rialzi dei tassi è stato aggressivo in Europa, persino più aggressivo della Fed in termini di ritmo di rialzi dei tassi, nonostante una data di inizio più tardiva. Il timore è che il ritardo nella trasmissione della politica monetaria provochi un indebolimento della crescita nella seconda metà del 2023. La reazione dei prezzi delle obbligazioni dopo l'annuncio odierno della BCE suggerisce che il mercato tende ad essere d'accordo e non crede davvero che la BCE possa mantenere questo tono da falco più a lungo di quanto già previsto”.

L’OPINIONE DI DAVE CHAPPELL, GESTORE MERCATO OBBLIGAZIONARIO DI COLUMBIA THREADNEEDLE INVESTMENTS:


“In controtendenza rispetto ai recenti segnali provenienti dal Regno Unito e dagli USA, la BCE ha mantenuto il suo orientamento precedente, aumentando i tassi di 50 punti base e impegnandosi preventivamente in un ulteriore aumento di mezzo punto nella prossima riunione di marzo. Da quel momento valuterà il successivo percorso della sua politica monetaria. Le prospettive sono state giudicate meno cupe rispetto all'ultima riunione del Consiglio, grazie soprattutto ai costi energetici significativamente più bassi e all'aumento dei redditi. Per contro, i prezzi dei generi alimentari continuano a salire e l'inflazione di fondo, pur essendo stabile rispetto al livello di dicembre, è ancora troppo elevata. I rischi per la crescita economica sono diventati più equilibrati, così come quelli per l'inflazione, almeno nel breve periodo. Un fattore esterno di indebolimento della crescita potrebbe arrivare da un'ulteriore recessione globale, mentre un'accelerazione della ripresa in Cina potrebbe rappresentare un rischio di aumento della crescita e dell'inflazione. Mentre un eventuale brusco inasprimento delle condizioni di credito, sia per le imprese che per le famiglie, potrebbe fungere da fattore interno di indebolimento della crescita.

Anche se la riunione di marzo sembra bloccata a +50 punti base, le condizioni globali potrebbero essere molto diverse quando la commissione si riunirà a metà giugno. Sebbene la Presidente Lagarde abbia sottolineato che in seguito ci sarà ancora molto da fare, la Banca Centrale potrebbe trovarsi da sola nel continuare a perseguire una politica monetaria in territorio restrittivo. La fine sembra essere prossima e i mercati lo hanno percepito”.

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