L'analisi
J.P. Morgan AM: la Fed potrebbe chiudere il ciclo restrittivo nella seconda metà del 2023
Il Bond Bulletin del Team Global Fixed Income Currency and Commodities prevede di continuare ad allungare la duration sui Treasury USA dopo il netto calo dei rendimenti da inizio anno
di Stefano Caratelli 10 Febbraio 2023 08:00
I mercati obbligazionari sono partiti alla grande nel 2023, in scia all’andamento calante dell’inflazione negli USA, con la domanda ad alta frequenza su 4 settimane di bond in ripresa e i rendimenti dei titoli di Stato scesi, giocando a favore della decisione di J.P. Morgan Asset Management di aumentare la duration negli USA a inizio anno. I dati su inflazione, salari e crescita economica potrebbero confinare i rendimenti dei titoli di Stato in un intervallo ristretto, di conseguenza J.P. Morgan Asset Management preferisce mantenere una duration strutturalmente lunga negli USA continuando a ravvisare una probabilità del 60% che il mercato sconti una recessione nella seconda parte dell’anno.
Il Bond Bulletin del Team Global Fixed Income Currency and Commodities Group di J.P. Morgan Asset Management, dal titolo ‘Riconsiderare la duration statunitense’, esamina la possibilità che negli USA il ciclo di inasprimento possa volgere al termine e valuta quali potrebbero essere gli effetti sul posizionamento obbligazionario, dopo il rallentamento dell’inflazione USA e soprattutto i segnali di frenata della crescita dei salari che hanno indotto la Fed a un rialzo dei tassi più contenuto nell’ultimo FOMC. Da inizio anno, l’andamento dei rendimenti obbligazionari è stato determinato soprattutto dal consenso degli operatori che l’inflazione statunitense avrebbe raggiunto il punto di svolta e continuerà verosimilmente a calare.
L’Employment Cost Index, indicatore più generale dei costi del lavoro, mostra una crescita dei salari che sta cominciando a rallentare, con un aumento dell’1% nel quarto trimestre 2022, il più contenuto dal quarto trimestre 2021. Insieme alla frenata dei prezzi delle abitazioni indica che l’aggressivo inasprimento monetario della Fed sta funzionando e infatti il primo febbraio ha aumentato i tassi di soli 25 punti. Ulteriori cali dell’ECI e il consistente indebolimento del mercato del lavoro potrebbero convincere la Fed, secondo il Bond Bulletin, a chiudere il ciclo di inasprimento nella seconda parte dell’anno, fornendo agli investitori l’opportunità di incrementare la duration.
Da inizio 2023, il rallentamento dell’inflazione ha condizionato fortemente l’andamento dei rendimenti dei Treasury decennali, scesi di 35 punti attestandosi a fine febbraio al 3,53%. Dopo una flessione del 12,46% nel 2022, a gennaio 2023 il Bloomberg US Treasury Index ha reso il 2,51%. Il Team di J. P. Morgan AM prende atto e continua a ritenere che i portafogli debbano optare per un posizionamento di duration strutturalmente lungo, con la Fed ormai vicina all’obiettivo di tasso terminale poco sopra il 5%.
Il mercato sta già scontando un allentamento di 50 punti dei tassi nel secondo semestre 2023, ma la Fed sta scoraggiando l’aspettativa. Il Bond Bulletin nota però che un’eventuale forte debolezza del mercato del lavoro o l’accentuarsi dei rischi di recessione potrebbero costringerla a invertire rotta prima del previsto, con premesse allettanti per la duration statunitense.
Nel 2023, la domanda di obbligazioni ha già registrato un forte incremento con afflussi retail, esteri, depositi presso la Fed, e investimenti obbligazionari delle banche di 15,7 miliardi di dollari al 25 gennaio, in rialzo rispetto ai 18 miliardi al 28 dicembre 2022. Gennaio è stato il primo mese di domanda positiva da agosto 2022, e il Team di J. P. Morgan AM ritiene che la tendenza proseguirà in quanto le valutazioni sembrano ancora convenienti e il rischio di recessione è tuttora incombente, frenando potenziali aumenti dei rendimenti dei Treasury.
RICONSIDERARE LA DURATION STATUNITENSE
Il Bond Bulletin del Team Global Fixed Income Currency and Commodities Group di J.P. Morgan Asset Management, dal titolo ‘Riconsiderare la duration statunitense’, esamina la possibilità che negli USA il ciclo di inasprimento possa volgere al termine e valuta quali potrebbero essere gli effetti sul posizionamento obbligazionario, dopo il rallentamento dell’inflazione USA e soprattutto i segnali di frenata della crescita dei salari che hanno indotto la Fed a un rialzo dei tassi più contenuto nell’ultimo FOMC. Da inizio anno, l’andamento dei rendimenti obbligazionari è stato determinato soprattutto dal consenso degli operatori che l’inflazione statunitense avrebbe raggiunto il punto di svolta e continuerà verosimilmente a calare.
LA FED POTREBBE CONVINCERSI DI CHIUDERE IL CICLO
L’Employment Cost Index, indicatore più generale dei costi del lavoro, mostra una crescita dei salari che sta cominciando a rallentare, con un aumento dell’1% nel quarto trimestre 2022, il più contenuto dal quarto trimestre 2021. Insieme alla frenata dei prezzi delle abitazioni indica che l’aggressivo inasprimento monetario della Fed sta funzionando e infatti il primo febbraio ha aumentato i tassi di soli 25 punti. Ulteriori cali dell’ECI e il consistente indebolimento del mercato del lavoro potrebbero convincere la Fed, secondo il Bond Bulletin, a chiudere il ciclo di inasprimento nella seconda parte dell’anno, fornendo agli investitori l’opportunità di incrementare la duration.
RENDIMENTI DEI TREASURY SCESI NETTAMENTE
Da inizio 2023, il rallentamento dell’inflazione ha condizionato fortemente l’andamento dei rendimenti dei Treasury decennali, scesi di 35 punti attestandosi a fine febbraio al 3,53%. Dopo una flessione del 12,46% nel 2022, a gennaio 2023 il Bloomberg US Treasury Index ha reso il 2,51%. Il Team di J. P. Morgan AM prende atto e continua a ritenere che i portafogli debbano optare per un posizionamento di duration strutturalmente lungo, con la Fed ormai vicina all’obiettivo di tasso terminale poco sopra il 5%.
IL MERCATO SCONTA UN ALLENTAMENTO GIÀ NEL SECONDO SEMESTRE
Il mercato sta già scontando un allentamento di 50 punti dei tassi nel secondo semestre 2023, ma la Fed sta scoraggiando l’aspettativa. Il Bond Bulletin nota però che un’eventuale forte debolezza del mercato del lavoro o l’accentuarsi dei rischi di recessione potrebbero costringerla a invertire rotta prima del previsto, con premesse allettanti per la duration statunitense.
LA FORTE DOMANDA FRENA UN AUMENTO DEI RENDIMENTI
Nel 2023, la domanda di obbligazioni ha già registrato un forte incremento con afflussi retail, esteri, depositi presso la Fed, e investimenti obbligazionari delle banche di 15,7 miliardi di dollari al 25 gennaio, in rialzo rispetto ai 18 miliardi al 28 dicembre 2022. Gennaio è stato il primo mese di domanda positiva da agosto 2022, e il Team di J. P. Morgan AM ritiene che la tendenza proseguirà in quanto le valutazioni sembrano ancora convenienti e il rischio di recessione è tuttora incombente, frenando potenziali aumenti dei rendimenti dei Treasury.