Fonti alternative

Il pragmatismo USA vince anche nell’energia con lo sdoganamento del nucleare

L’Inflation Reduction Act di Biden viene bollato come protezionista ma alla fine spinge la crescita riducendo il deficit federale e promuove le centrali alimentate a uranio vecchie e nuove mentre l’Europa le spegne

di Stefano Caratelli 13 Febbraio 2023 07:59

financialounge -  Bulletin energia nucleare USA
Da quando è stato firmato lo scorso agosto dal presidente Joe Biden, l’Inflation Reduciton Act è finito sul banco degli imputati in Europa con la doppia accusa di protezionismo e aiuti di Stato. In pratica sovvenzionerebbe con i dollari del Tesoro americano una serie di misure e azioni, dirette soprattutto alla transizione energetica, creando così un indebito vantaggio competitivo rispetto alle controparti europee, oltretutto in un campo, quello della svolta ‘green’ che rappresenta il fiore all’occhiello della Commissione di Bruxelles guidata da Ursula von der Leyen. In realtà la legge americana si propone di raccogliere 738 miliardi di dollari con nuove tasse mirate soprattutto a stimolare la decarbonizzazione per poi spendere 391 miliardi a sostegno di progetti energetici e per contrastare il cambiamento climatico, realizzando alla fine una riduzione del deficit federale di 238 miliardi e un abbattimento delle emissioni di gas serra del 40% rispetto ai livelli del 2005 entro il 2030.

ORGOGLIO EUROPEO FERITO NEL ‘GREEN’


Ovviamente, niente di paragonabile alla campagna contro il ‘protezionista’ Donald Trump e del suo programma per far ‘tornare grande’ l’America, ma certamente un orgoglio europeo ‘ferito’ dall’umiliazione di essere sorpassati a tradimento sul green proprio dagli inquinatori per definizione a stelle e strisce, spesso accomunati ai cinesi come emblema di un modello di sviluppo energivoro che più degli altri brucia irresponsabilmente le preziose riserve di materie prime del pianeta, a cominciare da quelle energetiche. Alla fine però i numeri, almeno quelli scritti nell’IRA e non ancora diventati realtà, disegnano un circolo virtuoso, che consente di progredire sul sentiero della transizione energetica conseguendo allo stesso tempo un risparmio di denaro pubblico. Una combinazione tra austerity e sviluppo che il Patto di Stabilità e Crescita della UE, ora sospeso dopo il Covid, non è mai riuscito a far quadrare.

APPROCCIO PRAGMATICO AL NUCLEARE


C’è un aspetto dell’IRA di cui si parla poco ma che la dice lunga sulla distanza tra l’approccio pragmatico degli americani e quello molto verbale e ideologico ma poco pratico degli europei, e riguarda il ricorso all’energia nucleare. La legge firmata da Biden accoglie il nucleare tra le fonti ‘pulite’ di energia senza giri di parole, mentre il Parlamento Europeo ha votato per inserirlo nella tassonomia delle fonti rinnovabili con molti distinguo e paletti. Per di più, l’IRA americano garantisce incentivi fiscali non solo alle centrali nucleari di nuova generazione ancora da costruire, ma anche a quelle esistenti sulle quote incrementali di produzione di elettricità, mentre l’Europa le sta spegnendo.

PAESI CON IL MAGGIOR NUMERO DI IMPIANTI ENERGETICI NUCLEARI




SENZA RIVALI SU EMISSIONI E AFFIDABILITÀ


A livello mondiale sono operative circa 440 centrali nucleari ma il 90% è concentrato in 10 Paesi, tra i quali gli USA sono di gran lunga il primo della lista, seguiti da una Francia unica rappresentante della Ue che si prepara a essere sorpassata dalla Cina, come si vede nella grafica qui sopra. La nomea di pericolosità che frena il ricorso al nucleare, unica fonte di elettricità che dal 2010 ad oggi ha registrato una crescita zero della produzione, mentre quella di gas naturale è quasi raddoppiata, è legata alle immagini apocalittiche dei disastri di Cernobyl e Fukushima, dovuti a cause molto specifiche: la cronica inefficienza sovietica nel primo caso e prevenzione antisismica insufficiente nel secondo. È un fatto che il nucleare non ha rivali quanto a emissioni di CO2, pari a zero, ma anche se non soprattutto quanto ad affidabilità operativa, con quozienti di capacità garantita superiore stabilmente al 90%, caratteristica assente nell’eolico e nel solare che sono dipendenti fa fattori metereologici.

IL VANTAGGIO DELLA DENSITÀ ENERGETICA


Il nucleare è anche vincente quanto a ‘densità’ energetica, vale a dire l’elettricità prodotta rispetto alla quantità di combustibile. Secondo i dati del Dipartimento dell’Energia tutto l’uranio usato dai reattori USA negli ultimi 60 anni può stare dentro un’area equivalente a un campo di football scavata a una profondità di meno di 10 metri. La densità è un altro vantaggio chiave su solare e eolico, oltre alla capacità, soprattutto nelle zone densamente popolate, il che spiega la diffusione del nucleare in paesi come Giappone e Korea. Anche nel nucleare la competizione è sempre più tra USA e Cina, che di recente ha approvato un piano per la costruzione di 10 nuovi reattori l’anno.

BOTTOM LINE


Per l’investitore che guarda al lungo termine il caso dell’IRA è una prova in più che le prospettive di crescita e reddito si concentrano in USA. A livello di diversificazione, il revival del nucleare potrebbe anche suggerire una modesta allocazione strategica di portafoglio sui produttori di uranio, il cui prezzo è molto sensibile agli shock energetici, come è successo con la guerra in Ucraina che lo ha fatto schizzare per poi stabilizzarsi ben sotto il picco ma ben sopra la media storica.

Trending