Investimenti e sostenibilità
AllianceBernstein: gli investimenti responsabili crescono. E maturano
La Chief Responsibility Officer Erin Bigley analizza i cambiamenti intervenuti a livello normativo e di mercato nel 2021 e nel 2022 e spiega come gli investitori devono approcciare un quadro ESG divenuto più complesso
di Stefano Caratelli 16 Febbraio 2023 18:30
Gli investimenti ESG sono sopravvissuti a un anno impegnativo, in cui il controllo sempre più capillare esercitato dalle autorità di regolamentazione e le performance altalenanti hanno alimentato un dibattito acceso, ma stanno anche maturando. Gli investitori hanno scoperto che un engagement tempestivo e costruttivo è proficuo e che le recenti sfide rappresentano per gli stakeholder un’opportunità di scrivere insieme il manuale degli investimenti responsabili: elaborare e rispettare le normative, stabilire una tassonomia e una terminologia comuni e creare flussi di rendimento diversificati incentrati su tematiche ESG in grado di aumentare il potenziale di rendimento a lungo termine.
AllianceBernstein, in un approfondimento della Chief Responsibility Officer Erin Bigley, osserva che a fronte dell’entusiasmo degli ultimi anni, i gestori sono stati incentivati a creare fondi ESG o a trasformare i portafogli esistenti in versioni più rispondenti ai criteri di responsabilità ambientale, sociale e di governance. Anche gli emittenti hanno fatto sforzi importanti. Ma alcuni hanno vantato capacità e credenziali eccessive in termini di responsabilità. Ora però non più, perché dal 2021 sono state adottate una varietà di normative per contrastare il greenwashing e ad aiutare a orientarsi in un panorama di prodotti di investimento sempre più complesso.
Normative che hanno un obiettivo comune: gli asset manager devono fare ciò che dicono di fare e agire in totale trasparenza, indicando chiaramente gli obiettivi ESG, elaborando e rendendo noti quadri di riferimento rigorosi e affidabili e riferendo in modo esauriente i progressi compiuti. L’esperta di AllianceBernstein sottolinea che gli stakeholder “devono parlare la stessa lingua” fatta di definizioni chiare e di informative trasparenti e collaborare con le autorità di regolamentazione e i policymaker per dissipare l’ambiguità e la confusione sulla definizione di integrazione ESG e le pratiche di investimento responsabile. In primo luogo, secondo Bigley, va operata una distinzione tra strategie che integrano i fattori ESG e quelle focalizzate sui fattori ESG.
Queste ultime vanno oltre l’integrazione, presentano obiettivi o temi ESG specifici e mirano a investire in società che offrono soluzioni climatiche, oltre a ottimizzare il rischio e il rendimento. Le autorità mirano a organizzare in una tassonomia comune i diversi approcci. Bigley sottolinea che gli investitori alla ricerca di portafogli con integrazione dei fattori ESG meritano di sapere come viene realizzata questa integrazione, e che sia adottato un approccio rigoroso per documentare il modo in cui le questioni ESG vengono considerate in ogni fase del processo di investimento.
La vera integrazione ESG non si ferma una volta presa la decisione di investimento, i gestori devono continuare a monitorare gli emittenti e a collaborare con le autorità per dissipare l’ambiguità attorno alla definizione di integrazione ESG. Integrare le considerazioni ESG nel processo di investimento significa migliorare la valutazione del rischio in attesa di generare migliori rendimenti corretti per il rischio. Inoltre, i flussi di rendimento ESG diversificati saranno sempre più richiesti.
Gli investitori che stanno prendendo in considerazione strategie focalizzate sull’ESG vogliono essere sicuri di non sacrificare il potenziale di rendimento. Negli ultimi anni, i portafogli ESG hanno complessivamente sovraperformato il mercato, soprattutto perché molti sovrappesavano i titoli growth, ma nel 2022, con la brusca flessione dei tecnologici e il rally dei combustibili fossili, molti portafogli ESG hanno sottoperformato. Questo secondo Bigley iindica a necessità di sviluppare strategie ESG complementari che non si basino su un’unica fonte di beta.
Come per qualsiasi asset allocation, gli investitori devono prendere in considerazione diversi stili, investimenti alternativi e obbligazionari per diversificare i rendimenti incentrati sull’ESG. Le prossime fasi della maturazione degli investimenti responsabili richiede che gli investitori dispongano di maggiori indicazioni e chiarezza su queste difficoltà crescenti. In un contesto di normative, preferenze dei consumatori e panorami competitivi in continua evoluzione, i gestori devono proseguire un dialogo costruttivo che comprenda normative, linguaggio comune, quadri di riferimento solidi, flussi di rendimento differenziati e altro ancora.
Dal cambiamento climatico al lavoro forzato, alla discriminazione e alla diversità, i fattori ESG rappresentano rischi e opportunità di investimento rilevanti in grado di inibire o favorire la creazione di valore per gli azionisti nel lungo periodo. Per questo l’esperta di AllianceBernstein sottolinea nelle sue conclusioni che il miglior antidoto alle sfide rappresentate dall’ESG, nonché il modo migliore per garantire il successo a lungo termine dei clienti, sia un approccio agli investimenti attento, ragionato e basato sulla rilevanza finanziaria.
LA SVOLTA NORMATIVA DEL 2021
AllianceBernstein, in un approfondimento della Chief Responsibility Officer Erin Bigley, osserva che a fronte dell’entusiasmo degli ultimi anni, i gestori sono stati incentivati a creare fondi ESG o a trasformare i portafogli esistenti in versioni più rispondenti ai criteri di responsabilità ambientale, sociale e di governance. Anche gli emittenti hanno fatto sforzi importanti. Ma alcuni hanno vantato capacità e credenziali eccessive in termini di responsabilità. Ora però non più, perché dal 2021 sono state adottate una varietà di normative per contrastare il greenwashing e ad aiutare a orientarsi in un panorama di prodotti di investimento sempre più complesso.
GLI STAKEHOLDER DEVONO PARLARE LA STESSA LINGUA
Normative che hanno un obiettivo comune: gli asset manager devono fare ciò che dicono di fare e agire in totale trasparenza, indicando chiaramente gli obiettivi ESG, elaborando e rendendo noti quadri di riferimento rigorosi e affidabili e riferendo in modo esauriente i progressi compiuti. L’esperta di AllianceBernstein sottolinea che gli stakeholder “devono parlare la stessa lingua” fatta di definizioni chiare e di informative trasparenti e collaborare con le autorità di regolamentazione e i policymaker per dissipare l’ambiguità e la confusione sulla definizione di integrazione ESG e le pratiche di investimento responsabile. In primo luogo, secondo Bigley, va operata una distinzione tra strategie che integrano i fattori ESG e quelle focalizzate sui fattori ESG.
UNA TASSONOMIA COMUNE PER I DIVERSI APPROCCI
Queste ultime vanno oltre l’integrazione, presentano obiettivi o temi ESG specifici e mirano a investire in società che offrono soluzioni climatiche, oltre a ottimizzare il rischio e il rendimento. Le autorità mirano a organizzare in una tassonomia comune i diversi approcci. Bigley sottolinea che gli investitori alla ricerca di portafogli con integrazione dei fattori ESG meritano di sapere come viene realizzata questa integrazione, e che sia adottato un approccio rigoroso per documentare il modo in cui le questioni ESG vengono considerate in ogni fase del processo di investimento.
L’INTEGRAZIONE ESG È UN PROCESSO CONTINUO
La vera integrazione ESG non si ferma una volta presa la decisione di investimento, i gestori devono continuare a monitorare gli emittenti e a collaborare con le autorità per dissipare l’ambiguità attorno alla definizione di integrazione ESG. Integrare le considerazioni ESG nel processo di investimento significa migliorare la valutazione del rischio in attesa di generare migliori rendimenti corretti per il rischio. Inoltre, i flussi di rendimento ESG diversificati saranno sempre più richiesti.
NON SACRIFICARE IL POTENZIALE RENDIMENTO
Gli investitori che stanno prendendo in considerazione strategie focalizzate sull’ESG vogliono essere sicuri di non sacrificare il potenziale di rendimento. Negli ultimi anni, i portafogli ESG hanno complessivamente sovraperformato il mercato, soprattutto perché molti sovrappesavano i titoli growth, ma nel 2022, con la brusca flessione dei tecnologici e il rally dei combustibili fossili, molti portafogli ESG hanno sottoperformato. Questo secondo Bigley iindica a necessità di sviluppare strategie ESG complementari che non si basino su un’unica fonte di beta.
PRENDERE IN CONSIDERAZIONE DIVERSI STILI DI INVESTIMENTO
Come per qualsiasi asset allocation, gli investitori devono prendere in considerazione diversi stili, investimenti alternativi e obbligazionari per diversificare i rendimenti incentrati sull’ESG. Le prossime fasi della maturazione degli investimenti responsabili richiede che gli investitori dispongano di maggiori indicazioni e chiarezza su queste difficoltà crescenti. In un contesto di normative, preferenze dei consumatori e panorami competitivi in continua evoluzione, i gestori devono proseguire un dialogo costruttivo che comprenda normative, linguaggio comune, quadri di riferimento solidi, flussi di rendimento differenziati e altro ancora.
APPROCCIO ATTENTO E RAGIONATO
Dal cambiamento climatico al lavoro forzato, alla discriminazione e alla diversità, i fattori ESG rappresentano rischi e opportunità di investimento rilevanti in grado di inibire o favorire la creazione di valore per gli azionisti nel lungo periodo. Per questo l’esperta di AllianceBernstein sottolinea nelle sue conclusioni che il miglior antidoto alle sfide rappresentate dall’ESG, nonché il modo migliore per garantire il successo a lungo termine dei clienti, sia un approccio agli investimenti attento, ragionato e basato sulla rilevanza finanziaria.