Mercati emergenti
La Financière de l’Échiquier: perché investire in Cina al momento è un'opzione rischiosa
La riapertura post Covid ha riportato l'economia cinese vicina ai livelli pre-Covid, ma diversi aspetti, a cominciare dalle tensioni geopolitiche, lasciano aperti molti dubbi
di Antonio Cardarelli 16 Febbraio 2023 12:23
La fine praticamente istantanea delle restrizioni contro il Covid-19 in Cina ha portato a una riapertura generale del Paese. I dati economici sono tornati ai livelli pre-Covid, ma le conseguenze della ripartenza non sono ancora chiare. E sullo sfondo si stagliano le tensioni tra Pechino e Washington, acuite dalla vicenda del pallone spia che ha portato all'annullamento del viaggio di Blinken in Cina proprio quando sembravano essere tornate alla normalità. Clément Inbona, gestore di La Financière de l’Échiquier, ha fatto il punto sul futuro dell'economia cinese.
"A livello sanitario, una spessa coltre continua ad avviluppare Pechino. Il bilancio umano della riapertura non è ancora noto, e forse non lo sarà mai, ma c’è da scommettere sulla sua drammaticità", premette l'esperto di La Financière de l’Échiquier. Dal punto di vista economico, indicatori come i passeggeri nelle linee metropolitane, gli spettatori nelle sale cinematografiche, il traffico nelle grandi città e le vendite di auto indicano un chiaro ritorno alla normalità. Ma Inbona si chiede se l'effervescenza sia simile a quella vissuta dai Paesi occidentali dopo la rimozione delle restrizioni nel 2020. Da alcuni indicatori economici sembrerebbe di no, perché per esempio l'aumento dei prezzi al consumo rimane contenuto e l’ottimismo non è diffuso, sebbene le indagini sulla fiducia delle imprese segnino una ripresa.
L'esperto di La Financière de l’Échiquier analizza la politica monetaria cinese e rileva come la banca centrale del Paese asiatico, a differenza delle altre, sia pronta ad aprire il rubinetto monetario per stimolare il credito e favorire la ripresa, avendo più margini di manovra a disposizione. La geopolitica resta un'incognita, perché il caso del pallone spia, sottolinea Inbona, nasconde probabilmente velleità più forti, a partire dal desiderio di integrare Taiwan. "Per un investitore avventuroso, l’investimento in Cina è sicuramente fonte di diversificazione alla luce della dinamica economica e finanziaria singolare del Paese in questo momento. Ma è anche un'opzione rischiosa, tanta è l’opacità che avvolge Pechino", conclude Clément Inbona.
ECONOMIA, GLI INDICATORI POSITIVI
"A livello sanitario, una spessa coltre continua ad avviluppare Pechino. Il bilancio umano della riapertura non è ancora noto, e forse non lo sarà mai, ma c’è da scommettere sulla sua drammaticità", premette l'esperto di La Financière de l’Échiquier. Dal punto di vista economico, indicatori come i passeggeri nelle linee metropolitane, gli spettatori nelle sale cinematografiche, il traffico nelle grandi città e le vendite di auto indicano un chiaro ritorno alla normalità. Ma Inbona si chiede se l'effervescenza sia simile a quella vissuta dai Paesi occidentali dopo la rimozione delle restrizioni nel 2020. Da alcuni indicatori economici sembrerebbe di no, perché per esempio l'aumento dei prezzi al consumo rimane contenuto e l’ottimismo non è diffuso, sebbene le indagini sulla fiducia delle imprese segnino una ripresa.
POLITICA MONETARIA E GEOPOLITICA
L'esperto di La Financière de l’Échiquier analizza la politica monetaria cinese e rileva come la banca centrale del Paese asiatico, a differenza delle altre, sia pronta ad aprire il rubinetto monetario per stimolare il credito e favorire la ripresa, avendo più margini di manovra a disposizione. La geopolitica resta un'incognita, perché il caso del pallone spia, sottolinea Inbona, nasconde probabilmente velleità più forti, a partire dal desiderio di integrare Taiwan. "Per un investitore avventuroso, l’investimento in Cina è sicuramente fonte di diversificazione alla luce della dinamica economica e finanziaria singolare del Paese in questo momento. Ma è anche un'opzione rischiosa, tanta è l’opacità che avvolge Pechino", conclude Clément Inbona.