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Morgan Stanley IM: il cambio di rotta positivo per bond e azioni va avanti, da vedere quanto a lungo

Morgan Stanley IM analizza i fattori che hanno determinato un’inversione a U nel 2023 sia sul reddito fisso che sull’azionario. L’ottimismo non trova grande riscontro nella Fed ma è ancora sostenuto da varie ragioni

di Stefano Caratelli 18 Febbraio 2023 09:30

financialounge -  mercati Morgan Stanley Investment Management
In pochi giorni si è passato dal ringhio dell’Orso di fine 2022 sui mercati obbligazionari e azionari che poi hanno chiuso gennaio in netto rialzo, con i bond che hanno generato un ritorno del 4% mentre l’indice S&P 500 ha messo a segno un +4,5% e oltre, recuperando gran parte delle perdite di dicembre, che aveva visto i rendimenti del reddito fisso impennarsi. I mercati obbligazionari hanno poi fatto una svolta a ‘U’, con i rendimenti in picchiata a gennaio. Nel suo ultimo Global Fixed Income Bulletin, Morgan Stanly spiega le ragioni del drastico cambio di rotta.

LIBERTÀ AI MERCATI DI IMMAGINARE GLI SVILUPPI


In primo luogo, l’assenza di riunioni delle banche centrali a gennaio ha lasciato libertà ai mercati di interpretare gli sviluppi della politica monetaria dopo i rialzi aggressivi del 2022 immaginando un atteggiamento più accomodante. In effetti a febbraio sia Fed che Bank of England hanno rallentato il ritmo dei rialzi, la volatilità è calata supportando gli asset a rischio, mentre il dollaro si è indebolito migliorando le prospettive per Europa e Mercati Emergenti.

FONDAMENTALI MOSSI NELLA GIUSTA DIREZIONE


Il secondo fattore segnalato da Morgan Stanley IM è rappresentato da fondamentali che si sono mossi nella giusta direzione, con il rallentamento dell’inflazione Usa e gli indicatori di attività manifatturiera e dei servizi che puntavano alla recessione, mentre anche le tensioni salariali mostravano qualche segno di allentamento indicando quanto meno un “atterraggio morbido”. Un netto cambiamento rispetto al 2022 quando il rischio percepito era la combinazione di recessione e inflazione.

HA GIOCATO ANCHE LA ‘PAURA DI PERDERE IL TRENO’


In terzo luogo, prosegue l’analisi di Morgan Stanley IM, il fattore FOMO, vale a dire il timore degli investitori di ‘perdere il treno’ del rialzo, ha avuto un ruolo. Anche le condizioni tecniche hanno giocato a favore del rally di gennaio, con gli speculatori che hanno chiuso le posizioni al ribasso mentre gli altri investitori, al dettaglio e istituzionali, hanno ridotto i rispettivi sottopesi.

CONTINUO CALO DELLA VOLATILITÀ


Alla fine, gennaio ha fatto sparire una serie di fattori che frenavano i bond, le azioni e le divise diverse dal dollaro. Il continuo calo della volatilità è stato un fattore chiave che ha consentito ai rendimenti dei bond di scendere e alle azioni di rimbalzare, con un rientro sensibile degli spread creditizi, con i mercati sempre più convinti che un “atterraggio morbido” sia in arrivo, alleviando la pressione sulle banche centrali.

RESTA COMUNQUE NOTEVOLE INCERTEZZA


Ma Morgan Stanley avverte che, nonostante il rallentamento economico e un’inflazione in rallentamento, resta comunque una notevole incertezza in termini di direzione futura dei tassi di interesse e dei dati macro economici. Secondo il Bulletin della grande casa, il mercato dei tassi è ora prezzato correttamente rispetto a quello che dicono oggi i dati economici.  Ma le banche centrali sono state molto chiare nel dichiarare determinazione a tenere i tassi a un livello elevato, e mentre l’inflazione scende dai picchi i dati comunque indicano un surriscaldamento dell’economia.

RISCHIO DI TASSI IN MARGINALE RIALZO


Dopo il rally di gennaio, il mercato continua a sperare che l’inflazione rientri rapidamente, e prezza tagli dei tassi di interesse di una certa consistenza da parte della Fed nell’arco dei prossimi due anni, in netto contrasto con i messaggi che la stessa Fed invia. La conseguenza, secondo Morgan Stanley IM, è il rischio che i tassi di interesse possano muoversi in rialzo, anche se marginalmente. Sul mercato valutario, invece, la debolezza del dollaro potrebbe continuare per ora nel corso del 2023, dopo un anno in cui il biglietto verde è stato sostenuto dalla politica della Fed e da timori sulla crescita globale.

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