L'analisi
Amundi: la guerra in Ucraina accelera la frammentazione e la transizione energetica
Mahmood Pradhan, Head of Global Macro Economics di Amundi Institute, fa un bilancio delle conseguenze del conflitto nel breve e lungo periodo e analizza le implicazioni per gli investitori in tre scenari principali
di Stefano Caratelli 20 Febbraio 2023 18:00
La guerra scatenata dalla Russia con l’invasione dell’Ucraina un anno fa accelera la frammentazione e la transizione energetica, con la prospettiva di esitare in tre scenari principali: un cessate il fuoco entro il 2023 che metta fine alla guerra, combattimenti che invece proseguono per anni, e l’apertura di un conflitto aperto con l’Occidente. Ai primi due Mahmood Pradhan, Head of Global Macro Economics di Amundi Institute, assegna una probabilità del 30% ciascuno, mentre al terzo del 25%. Come mostra il grafico qui sotto sono presi anche in considerazione altri tre scenari, ciascuno con possibilità al 5%: ribaltone politico a Mosca che mette fine alla guerra, vittoria dell’Ucraina e vittoria della Russia.
Nella visione di Amundi sia gli scenari migliori sia quelli peggiori sono sottovalutati. Le probabilità che il conflitto si trasformi in una guerra prolungata sono aumentate, ma un cessate il fuoco alla fine del prossimo anno rimane una possibilità sottostimata. Anche il rischio di un'escalation diretta con l'Occidente è sottovalutato, secondo Pradhan, mentre sarebbe invece opportuno prevedere le probabili reazioni del mercato alle gravi ripercussioni economiche e finanziarie.
A prescindere dagli scenari, secondo l’analisi dell’Amundi Institute gli investitori si trovano di fronte a un nuovo panorama geopolitico globale, caratterizzato da catene del valore più corte, maggior protezionismo e aumento dell'inflazione. Questi grandi e fondamentali cambiamenti comportano anche opportunità. La corsa ai semiconduttori, all'intelligenza artificiale o alle biotecnologie, come la ricerca dell'indipendenza energetica e la diversificazione delle catene di fornitura, rimarranno temi chiave nel lungo periodo.
Nel nuovo e complesso contesto, le materie prime possono essere asset interessanti. Per quanto riguarda le azioni, secondo Amundi Institute l'impatto varia a seconda di settori e società, rafforzando la necessità di un approccio bottom up, in particolare per l'azionario europeo, per il quale Pradhan fornisce una visione che va oltre l'attuale ‘illusione monetaria’. Per i Mercati Emergenti, la maggior frammentazione implica di concentrarsi sulle specificità dei paesi più che sull’ asset class. Con un accesso molto più ridotto ai capitali esteri, quasi il 60% dei paesi a basso reddito si troverà probabilmente in una situazione di grave sofferenza debitoria e molti saranno costretti a ristrutturare il debito estero.
Per quanto riguarda il mercato valutario, con la guerra in Ucraina le banche centrali giocheranno un ruolo centrale e dovranno ripensare l'allocazione delle riserve alla luce dell'equilibrio geopolitico che prevarrà. Nel lungo periodo, l'incertezza sui prezzi e sull'offerta di energia richiederà una politica monetaria più proattiva e guidata dai dati più che dalla forward guidance delle banche centrali. L’Amundi Institute sottolinea che il conflitto ha devastato l'economia e il potenziale produttivo dell'Ucraina, con il PIL diminuito di oltre il 30% e un costo finale della ricostruzione che potrebbe superare i mille miliardi di dollari, dati i continui danni alle infrastrutture fondamentali.
Le sanzioni contro la Russia hanno colpito principalmente in conto capitale, ma a lungo termine, il reddito estero diminuirà man mano che l'Europa ridurrà la sua dipendenza dall'energia russa. Le spese della Russia per la difesa sono aumentate del 60%, ma i ricavi delle esportazioni di petrolio e gas sono diminuiti del 40%. Lo sforzo bellico sta portando a un forte deterioramento delle finanze pubbliche, con disavanzi senza precedenti negli ultimi mesi.
Anche la ‘fuga di cervelli’, del capitale umano, e le sanzioni sulle importazioni di tecnologia comprometteranno gravemente la prospettiva di rilanciare gli investimenti, già in forte calo e la capacità della Russia di diversificare la crescita.
In Europa infine, lo shock iniziale sulle forniture energetiche ha avuto un impatto del 4% sul PIL e ha contribuito al forte aumento dell'inflazione. L'Europa ha utilizzato la leva fiscale per attutire l'impatto su famiglie e imprese, ma avrà bisogno di un nuovo mix energetico per preservare la competitività dei settori ad alta intensità energetica. La riduzione della dipendenza dai combustibili fossili ha una prospettiva di 10-15 anni, sottolinea Pradhan, e la guerra potrebbe rafforzare la determinazione ad accelerare l'agenda climatica europea e i suoi obiettivi Net Zero.
LE IMPLICAZIONI PER GLI INVESTITORI
Nella visione di Amundi sia gli scenari migliori sia quelli peggiori sono sottovalutati. Le probabilità che il conflitto si trasformi in una guerra prolungata sono aumentate, ma un cessate il fuoco alla fine del prossimo anno rimane una possibilità sottostimata. Anche il rischio di un'escalation diretta con l'Occidente è sottovalutato, secondo Pradhan, mentre sarebbe invece opportuno prevedere le probabili reazioni del mercato alle gravi ripercussioni economiche e finanziarie.
FORTI CAMBIAMENTI E ANCHE OPPORTUNITÀ
A prescindere dagli scenari, secondo l’analisi dell’Amundi Institute gli investitori si trovano di fronte a un nuovo panorama geopolitico globale, caratterizzato da catene del valore più corte, maggior protezionismo e aumento dell'inflazione. Questi grandi e fondamentali cambiamenti comportano anche opportunità. La corsa ai semiconduttori, all'intelligenza artificiale o alle biotecnologie, come la ricerca dell'indipendenza energetica e la diversificazione delle catene di fornitura, rimarranno temi chiave nel lungo periodo.
APPROCCIO BOTTOM UP ALL’AZIONARIO
Nel nuovo e complesso contesto, le materie prime possono essere asset interessanti. Per quanto riguarda le azioni, secondo Amundi Institute l'impatto varia a seconda di settori e società, rafforzando la necessità di un approccio bottom up, in particolare per l'azionario europeo, per il quale Pradhan fornisce una visione che va oltre l'attuale ‘illusione monetaria’. Per i Mercati Emergenti, la maggior frammentazione implica di concentrarsi sulle specificità dei paesi più che sull’ asset class. Con un accesso molto più ridotto ai capitali esteri, quasi il 60% dei paesi a basso reddito si troverà probabilmente in una situazione di grave sofferenza debitoria e molti saranno costretti a ristrutturare il debito estero.
RUOLO CENTRALE DELLE BANCHE CENTRALI
Per quanto riguarda il mercato valutario, con la guerra in Ucraina le banche centrali giocheranno un ruolo centrale e dovranno ripensare l'allocazione delle riserve alla luce dell'equilibrio geopolitico che prevarrà. Nel lungo periodo, l'incertezza sui prezzi e sull'offerta di energia richiederà una politica monetaria più proattiva e guidata dai dati più che dalla forward guidance delle banche centrali. L’Amundi Institute sottolinea che il conflitto ha devastato l'economia e il potenziale produttivo dell'Ucraina, con il PIL diminuito di oltre il 30% e un costo finale della ricostruzione che potrebbe superare i mille miliardi di dollari, dati i continui danni alle infrastrutture fondamentali.
IMPATTO A LUNGO TERMINE SULL’ECONOMIA RUSSA
Le sanzioni contro la Russia hanno colpito principalmente in conto capitale, ma a lungo termine, il reddito estero diminuirà man mano che l'Europa ridurrà la sua dipendenza dall'energia russa. Le spese della Russia per la difesa sono aumentate del 60%, ma i ricavi delle esportazioni di petrolio e gas sono diminuiti del 40%. Lo sforzo bellico sta portando a un forte deterioramento delle finanze pubbliche, con disavanzi senza precedenti negli ultimi mesi.
FUGA DI CERVELLI E CAPITALE UMANO
Anche la ‘fuga di cervelli’, del capitale umano, e le sanzioni sulle importazioni di tecnologia comprometteranno gravemente la prospettiva di rilanciare gli investimenti, già in forte calo e la capacità della Russia di diversificare la crescita.
ACCELERAZIONE DELL’AGENDA CLIMATICA EUROPEA
In Europa infine, lo shock iniziale sulle forniture energetiche ha avuto un impatto del 4% sul PIL e ha contribuito al forte aumento dell'inflazione. L'Europa ha utilizzato la leva fiscale per attutire l'impatto su famiglie e imprese, ma avrà bisogno di un nuovo mix energetico per preservare la competitività dei settori ad alta intensità energetica. La riduzione della dipendenza dai combustibili fossili ha una prospettiva di 10-15 anni, sottolinea Pradhan, e la guerra potrebbe rafforzare la determinazione ad accelerare l'agenda climatica europea e i suoi obiettivi Net Zero.