Prospettive di mercato
Per Pictet la riapertura cinese fungerà da volano alle obbligazioni dei mercati emergenti
Secondo gli esperti di Pictet Asset Management la riapertura della seconda economia mondiale avrà un impatto contenuto sull’inflazione globale ma sosterrà la domanda di beni e servizi dei paesi in via di sviluppo
di Leo Campagna 25 Febbraio 2023 17:00
I livelli di produzione, il consumo di beni, il settore dei servizi e le risorse naturali, nonché la liquidità , rendono la Cina fondamentale per l’economia globale. La ripresa del Paese avrà infatti ricadute sul resto del mondo a livello di scambi commerciali, turismo e materie prime. Ed è significativo, secondo Mickael Benhaim, Head of Fixed Income Investment Strategy & Solutions e Patrick Zweifel, Chief Economist di Pictet Asset Management, che a trarne il maggiore beneficio saranno le altre economie emergenti, più del mondo sviluppato.
“La nostra analisi” commentano i due manager “ mostra che i risparmi in eccesso delle famiglie (reddito disponibile meno consumi) hanno raggiunto i 5.000 miliardi di yuan (circa 700 miliardi di euro), più del doppio rispetto al 2014, nonché pari al 4% del PIL. Secondo le nostre ricerche, gran parte di questa spesa si indirizzerà verso altri Paesi emergenti, come Singapore, Thailandia e Cile. Inoltre, una ripresa del turismo cinese fornirebbe un'ulteriore spinta all'economia del mondo emergente”.
La maggiore domanda cinese di risorse naturali dovrebbe poi favorire gli esportatori di materie prime, soprattutto quelli dell'America Latina. Un quadro complessivo che fa prevedere ai due manager di Pictet AM una crescita delle economie emergenti di oltre il 4% per quest'anno, superiore, quindi, alle controparti dei Paesi sviluppati (in aumento solo dello 0,5%).
Un contesto favorevole per le valute dei mercati emergenti che storicamente tendono ad apprezzarsi ogni volta che il divario di crescita tra Paesi in via di sviluppo ed economie avanzate si allarga. “Secondo il nostro modello, le valute degli emergenti potrebbero apprezzarsi fino al 20% rispetto al dollaro USA. Una rivalutazione che costituirebbe una significativa fonte di rendimento al debito in valuta locale dei mercati emergenti” riferiscono Benhaim e Zweifel.
In ogni caso, molti mercati emergenti, soprattutto in America Latina e Asia, offrono già rendimenti reali sul proprio debito locale ben al di sopra della media quinquennale, nonché superiori a quelli degli Stati Uniti. “Pensiamo che le obbligazioni sovrane e societarie dei mercati emergenti possano rivelarsi tra le asset class del reddito fisso con la miglior performance dei prossimi cinque anni e ci aspettiamo che il debito (sia in valuta locale che in dollari) renda almeno un 7% all'anno” specificano i due manager di Pictet AM.
Ma quali sono le ricadute internazionali? Il timore è che la riapertura della Cina possa mettere pressione sulle catene di approvvigionamento globali, già ampiamente stressate, portando a un rincaro delle materie prime e alimentare l'inflazione. Le banche centrali di tutto il mondo sarebbero costrette ad inasprire ulteriormente la politica monetaria, con il rischio di un'impennata dei rendimenti obbligazionari dei mercati sviluppati, replicando quanto avvenuto nel 2022 in occasione dell'uscita dai lockdown delle economie statunitensi ed europee.
Uno scenario che Benhaim e Zweifel non escludono. Tuttavia, ritengono che una ripresa della domanda cinese non dovrebbe cambiare in maniera consistente le dinamiche dell'inflazione globale. “In primis perché gran parte dell'economia mondiale è in fase di rallentamento con molti Paesi del mondo sviluppato vicini a una recessione. Inoltre la riapertura di Europa e Stati Uniti a inizio 2022 comportò un'inflazione salariale a causa della situazione insolitamente tesa del mercato del lavoro. Che in Cina, invece, è ben lontano dall'essere sotto pressione: il rapporto tra opportunità di lavoro e disoccupati rimane stabile intorno a quota 1,5. È pertanto improbabile che le pressioni sui prezzi appartenenti al mercato cinese possano essere trasmesse al resto del mondo” concludono i due manager di Pictet Asset Management.
FAVORITE LE ECONOMIE DI SINGAPORE, THAILANDIA E CILE
“La nostra analisi” commentano i due manager “ mostra che i risparmi in eccesso delle famiglie (reddito disponibile meno consumi) hanno raggiunto i 5.000 miliardi di yuan (circa 700 miliardi di euro), più del doppio rispetto al 2014, nonché pari al 4% del PIL. Secondo le nostre ricerche, gran parte di questa spesa si indirizzerà verso altri Paesi emergenti, come Singapore, Thailandia e Cile. Inoltre, una ripresa del turismo cinese fornirebbe un'ulteriore spinta all'economia del mondo emergente”.
UNA SPINTA ALLA CRESCITA DELLE ECONOMIE EMERGENTI
La maggiore domanda cinese di risorse naturali dovrebbe poi favorire gli esportatori di materie prime, soprattutto quelli dell'America Latina. Un quadro complessivo che fa prevedere ai due manager di Pictet AM una crescita delle economie emergenti di oltre il 4% per quest'anno, superiore, quindi, alle controparti dei Paesi sviluppati (in aumento solo dello 0,5%).
UN CONTESTO FAVOREVOLE PER LE VALUTE DEI MERCATI EMERGENTI
Un contesto favorevole per le valute dei mercati emergenti che storicamente tendono ad apprezzarsi ogni volta che il divario di crescita tra Paesi in via di sviluppo ed economie avanzate si allarga. “Secondo il nostro modello, le valute degli emergenti potrebbero apprezzarsi fino al 20% rispetto al dollaro USA. Una rivalutazione che costituirebbe una significativa fonte di rendimento al debito in valuta locale dei mercati emergenti” riferiscono Benhaim e Zweifel.
RENDIMENTI REALI ATTRAENTI
In ogni caso, molti mercati emergenti, soprattutto in America Latina e Asia, offrono già rendimenti reali sul proprio debito locale ben al di sopra della media quinquennale, nonché superiori a quelli degli Stati Uniti. “Pensiamo che le obbligazioni sovrane e societarie dei mercati emergenti possano rivelarsi tra le asset class del reddito fisso con la miglior performance dei prossimi cinque anni e ci aspettiamo che il debito (sia in valuta locale che in dollari) renda almeno un 7% all'anno” specificano i due manager di Pictet AM.
LE RICADUTE INTERNAZIONALI
Ma quali sono le ricadute internazionali? Il timore è che la riapertura della Cina possa mettere pressione sulle catene di approvvigionamento globali, già ampiamente stressate, portando a un rincaro delle materie prime e alimentare l'inflazione. Le banche centrali di tutto il mondo sarebbero costrette ad inasprire ulteriormente la politica monetaria, con il rischio di un'impennata dei rendimenti obbligazionari dei mercati sviluppati, replicando quanto avvenuto nel 2022 in occasione dell'uscita dai lockdown delle economie statunitensi ed europee.
IL MERCATO DEL LAVORO CINESE NON È SOTTO PRESSIONE
Uno scenario che Benhaim e Zweifel non escludono. Tuttavia, ritengono che una ripresa della domanda cinese non dovrebbe cambiare in maniera consistente le dinamiche dell'inflazione globale. “In primis perché gran parte dell'economia mondiale è in fase di rallentamento con molti Paesi del mondo sviluppato vicini a una recessione. Inoltre la riapertura di Europa e Stati Uniti a inizio 2022 comportò un'inflazione salariale a causa della situazione insolitamente tesa del mercato del lavoro. Che in Cina, invece, è ben lontano dall'essere sotto pressione: il rapporto tra opportunità di lavoro e disoccupati rimane stabile intorno a quota 1,5. È pertanto improbabile che le pressioni sui prezzi appartenenti al mercato cinese possano essere trasmesse al resto del mondo” concludono i due manager di Pictet Asset Management.